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giovedì 19 aprile 2012

QUADRI - poesie- (Avevo un desiderio prepotente di segni e colori)





   QUADRI


(mdm)



Avevo un desiderio prepotente di segni e colori, di dare spazio alla mia inventiva fuggendo la noiosa quotidianità. 
                                                                                                                                               
Dipingere però, per me,significa soffrire. Anche essere insoddisfatta. Difficilmente so accettare che un disegno sia completo, non riesco a fermarmi, ho voglia di sperimentare, di cercare sempre, di andare oltre... e così rischio di compromettere il mio lavoro coprendo tutto con scarabocchi neri.  In fondo m’importa più l’esperienza vissuta attraverso il colore, che ottenere un risultato decente.                                                                                                                                
Scrivere, invece, mi rende felice e leggera. Forse perché ho più padronanza delle parole che del segno. Forse perché scrivendo e riscrivendo limo e semplifico, cerco di buttar via ogni zavorra, mentre con la pittura aggiungo sempre e ... ( un dubbio:che sia un coprire questo "aggiungere"? Un nascondere troppi particolari?)                                                                                                                                            
Comunque, c’era anche un altro motivo che obbligava la mia scelta: io non avevo “ una stanza tutta per me” da riempire con tele, vernici, tavolozze e tutto quel che serve per dipingere. Una penna e un quaderno invece occupano così poco! (in seguito userò una enorme macchina da scrivere meccanica e poi ancora …..ci sarà la rivoluzione del PC)

Così nacquero i miei “ quadri”: queste poesie che ho scritto nell’arco di una trentina d’anni (dal 1983/ 2001). Titolo della raccolta, appunto: “ QUADRI”. Ora metterò un po' alla volta queste mie poesie, anche se molte le avete già incontrate seguendo il mio " percorso di alienazione"


 QUADRI

Tutta la mia vita passerò
davanti ad una sola tela
perché non mi basterà il tempo
per fissare una sola forma,
né mi contenterò mai
di catturare solo il suo aspetto,
ma volendo rubarle l’anima,
tutta la mia vita passerò
davanti ad una sola tela.


MACCHIE


Macchie di colore sul bianco della tela:
messaggi visivi alla mente e al cuore.
Nel colore il caldo e il freddo.
Nel colore i rumori,
le musicalità nascoste nell’aria,
perchè tutto ha una voce e tutto si ascolta
e, nell’ascolto, muore.
Nel colore la realtà, quella vera,
quella che vive racchiusa dentro noi
e si proietta poi fuori
 quasi come un’eco.
Nella mia tela di oggi metterei solo questo:
colori e segni misteriosi ….
Il Caos, l’inizio delle possibilità.
Perché io mi sento ancora
Come al principio delle cose.



La ragnatela

Se avessi tempo dipingerei una ragnatela,
una grande ragnatela bianca
che riga un cielo colorato di lilla
e sprazzi di leggerezze e di luci.

Se avessi uno spazio, dove poter dipingere,
metterei una preda su quella ragnatela:
una sagoma nera di donna
con lunghi capelli e corpo nudo legato.

Se avessi ancora un po’ di rabbia,
dipingerei tutti coloro che hanno tessuto la tela:
tutti di spalle,
tutti a guardare la preda.

Io … donna.
Dov’è il mio tempo?  Il mio spazio?
Dove la mia rabbia?



LE STAGIONI
 
Quattro tele per dipingere le stagioni.

La prima per l’Inverno:
il suo biancore,
il nero dei tronchi degli alberi,
la morbidezza della neve
luccicante sulle loro chiome
e poi sui tetti e sulla terra.
La purezza dello sguardo di un fanciullo.
La pace di un vecchio stanco
Che riposa su una panchina.
La speranza covata
Sotto il gelo della morte.

La seconda per la Primavera:
la vita che ritorna,
il verde delle gemme,
quello più scuro dell’erba.
Foglie e fiori dovunque.
Trionfo dei colori.
E i gialli, i turchesi, i rossi e i bianchi,
si mischiano insieme nei prati.
Qualche nuvola bianca.
Lontano le trasparenze
di un ruscello che canta.
Nel cielo,gli uccelli
ritornano a frotte.

La terza per l’Estate:
L’oro dell’afa,
l’argento del mare,
il bianco delle onde
contro le scure scogliere.
Caldo marrone nei corpi abbronzati,
file allegre di ombrelloni
Linee morbide e stanche.
Il giallo luminoso del sole
Che, rischiarando,
tutto veste e riscalda.

La quarta per l’Autunno:
Il calore che diventa colore.
E i castani bruciati vicino ai verdi
e ai rossi , e ai gialli.
La malinconia delle foglie secche
che cadono e si stringono
accartocciate per terra,
dei bei tramonti lilla,
delle prime gocce di pioggia
e della vita che, di nuovo,
lentamente, se ne va.




ORIGINI

Quante volte, ho desiderato tornare!
E tutto era come un sogno.
Piccoli particolari nella nebbia:
il grembiulino che riempivo di fiori bianchi,
il pelo morbido del mio cane,
l’odore della stalla,
il grande caminetto acceso
e, intorno, cari volti
illuminati dalla fiamma.

Una grande famiglia
e ogni lavoro era come fosse festa.

Ma qui, sento solo il silenzio.
Questa vecchia casa è tutta screpolata,
sta ridiventando pietra e sabbia e terra.
E l’erba cresce tra le fessure
E  sulle tegole del tetto.

Il mio pino però
è diventato ancora più grande,
ha steso intorno le sue lunghe braccia
e il suo buon profumo
mi porta un po’ della mia infanzia.



LA PAURA

E dare un volto alla paura,
averla tutta nelle mie mani
e incollarla, a forza, sulla tela:
prima la bocca enorme e nera,
come una terribile voragine,
poi gli occhi, gelidi occhi grigi
che mi fissano, che vogliono bloccarmi.
Grandi squarci di colore sulla pelle,
rughe profonde e scure,
rossi capelli incolti….
ma la paura non è
una maschera di Carnevale!
Forse è fatta più di vuoti e mancanze,
è camminare su un filo sottile,
diventare lentamente trasparenti.
Paura è guardarsi giovani allo specchio
E vedersi riflessi già vecchi
E, pensando alla morte, scoprire
Che ancora non si è nati del tutto.
Paura è non ritrovarsi.
Negarsi.




MIA MADRE

Oggi voglio dipingere te, madre.
Ora che sono madre anch’io
e, forse, ho finalmente capito.
Il cordone non sanguina più:
sono io, adesso, a partorirti.
Sulla tela l’ovale del tuo volto.
Le tue rughe, il tuo sguardo,
i tuoi capelli grigi,
sono la tua storia,
ed io già la conosco
e mi pare di scriverla ogni giorno.
Come mi somigli madre!
Nel tuo viso, i miei lineamenti:
come sarò, o  sono già stata.
Il corso del tempo si confonde
e sei insieme, la mia creatura
e la mia origine.
Per rappresentarti lascio da parte i colori:
solo segni, quasi per leggerti
come leggono le zingare la mano.
E, nel disegnarti, il carboncino si trasforma,
diventa dolce, non calca,
ma sfuma e vela,
e diventa una lunga carezza
che, finalmente, riesco a farti.

CERCHI

Cerchi che, al tramonto, si chiudono
e si riaprono, di nuovo, domani.
Tutto ricomincia e tutto torna.
Archi,strappati all’eternità, sono le nostre vite
e così, nascendo, ogni volta vinciamo la morte.

Noi, gocce di mare con dentro l’universo,
camminiamo con passi brevi,
ma il percorso delle nostre strade
va costruendo un grande disegno
che, pian piano, ogni giorno, inventiamo




SENZA MOLTO VIAGGIARE


Senza molto viaggiare,
ho solcato notturni cieli scuri
e cavalcato mille bianche nuvole,
ho attraversato deserti infiniti
e immense, verdissime vallate.

Senza molto viaggiare,
sono andata indietro nel tempo,
alla ricerca di antiche radici
e poi, volendo afferrare il futuro,
stringo ,ora, solo aria tra le mani.

Senza molto viaggiare,
ho camminato su una lunga scia di luce
riflessa su vasti mari disperati
che cercavano di salire fino al cielo.
Ma l’orizzonte era sempre lontano.



QUALCHE MILLENNIO AVANTI

Qualche millennio avanti,
questo sole che adoro,
appena un po’ più vecchio,
riempirà di luce un’armonia di vita.

Immagini fugaci nella mente:
terre deserte e città devastate,
fiori appassiti e calpestati,
cielo nero e silenzio spettrale.

Via! Via!.. Andate via, lontano!
Io invidio voi che nascerete
a  raccogliere, qualche millennio avanti,
qualcosa che anch’io vi avrò dato.

Noi, vostro seme e voi, le nostre piante!
Non importa se saremo stati al buio,
se il freddo ci avrà gelato il cuore:
Primavera verrà .. qualche millennio avanti.


Davanti a un quadro immaginario

E m’incanto a guardarlo
questo quadro pieno di ombre e di luci,
di azzurro intenso e di nero e di giallo.
E mi parlano chiome verdi di alberi,
profili misteriosi e sagome scure,
bolle bianche che vanno a velare
un paesaggio tra sogno e realtà.
Ma la bellezza non è dentro la tela
e non finisce ai bordi della cornice,
come belle non sono le parole
di una dolce poesia d’amore
o le note tristi e nostalgiche
di una antica canzone zigana.
Bello non è il volto caro
dell’amante al suo amore segreto.
La bellezza è tutta qui,
nella vita che ci scorre dentro le vene.
E siamo tutti pittori e poeti,
musicisti e amanti,
se, in tanti,c'incantiamo a guardare
questo quadro pieno d'ombre e di luci.


Dalle finestre aperte

Dalle finestre aperte dei nostri sensi
affacciati, guardiamo l’universo.
Figura piana ai nostri occhi,
liscia come uno specchio,
che pure mostra profondità
e immagini tridimensionali,
ognuna all’altra limite
e i confini si perdono lontano.
La realtà pare una sola,
ed entra nella nostra mente,
e poi esce colorata
di un po’ di noi
e dei nostri sentimenti.
Ma quante sconosciute dimensioni!
Sponde imprevedibili e distanti
ci appaiono, talvolta, un po’ velate,
ma spesso, per non perderci, neghiamo
e torniamo a toccare il nostro specchio,
senza volere più guardarci dentro,
accontentandoci, soltanto,
del freddo che ci dà alla mano.


Maschere

Maschere di Carnevale,
con gli occhi strappati,
piangono lacrime di coriandoli
e colorate stelle filanti.
Anime in libertà.
Con la bocca vuota vanno urlando
grida di dolore e grasse risate.
Oggi è grande giornata!
Domani, dentro maschere vere,
con sguardi impassibili e volti composti,
riempiremo, di nuovo, le strade.


Ci tiene insieme la stessa catena


Ci tiene insieme una stessa catena
e camminiamo la stessa strada:
Dio prigioniero o inconsapevole schiavo,
felice eroe o disperato assassino,
per poco o per molto, ( per un soffio di vento)
dentro sogni di vita e sempre cercando.
Noi dipingiamo gli anelli di oro,
li coloriamo di cielo e di prato,
a volte anche di notte nera
dove non palpita né stella o luna,
ma dentro cerchi e robusti confini,
ci tiene insieme la stessa catena.


Nell’azzurro della sera

Ma io non sarò mai muta
poiché mille sono i linguaggi dell’anima
e perla preziosa è questa vita.
Dolci le parole dette e ascoltate,
ma pieno di sapore è anche guardare
e poter respirare
e aver voglia di ridere.
Calde le mie lacrime, quando sono triste,
pieni d’incanto i miei silenzi.
In me, il mondo esterno vive,
trasformato ogni volta.
E, nell’azzurro della sera,
più che la malinconia,
sarà l’attesa del domani
a far palpitare il mio cuore.








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