Capitolo XIV
IL MANIFESTO
(CON MATITE PENNELLI E COLORI
COMUNICANDO, NASCONO FIORI)
Per tre
giorni Rosa e la giovane muta lavorarono al manifesto. Avevano scoperto di
saperci fare con le matite, i pennelli e i colori. Soprattutto la giovane muta,
che dimostrava di avere un gran talento artistico.
Contemporaneamente,
Rosa tormentava il dottore chiedendogli continuamente come si dice questo e
come si dice quello, nella lingua dei segni. Le nostre due giovani tessitrici
disegnavano e cercavano di comunicare e così, mentre il manifesto prendeva
forma, imparavano a raccontarsi.
-Già!- pensava
Rosa- Tanti sono i modi di comunicare. Anche la pittura lo fa, è come parlare a
Marella.
Sì, perché
nella testa di Rosa, la giovane muta continuava a chiamarsi Marella.
Le due”
artiste “avevano disegnato il grande cancello di palazzo Bennati, con tutti i
suoi meravigliosi ricami. Lo avevano disegnato metà chiuso. L’altra metà aperta era attraversata
da lunghe fila di ragazzi colorati che si sparpagliavano nel giardino pieno di
ortensie. La giovane muta aveva esagerato con le ortensie, le aveva dipinte
ovunque aveva trovato uno spazio vuoto sul manifesto.
Sopra la metà
chiusa c’era una scritta bianca in corsivo, che si leggeva abbastanza bene,
nonostante fosse sovrapposto al cancello nero.
Diceva-
Libero ingresso al giardino del sapere!
Il manifesto
finito era proprio bello. Coloratissimo. Un po’ naif.
Ma bello.
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