Capitolo XVI
CAMBIO DEL TESTIMONE
(IL FILO VA ,IL FILO VIENE:
TRAMA E ORDITO E IL TESSUTO TIENE)
Quel giorno Clessidra sentiva che c'era nell'aria qualcosa d'importante per lei,
lo
capiva da come la guardava Anna, ma aveva deciso di non chiedere e
aspettare. E il momento arrivò.
Anna la
chiamò in disparte, mentre le altre finivano di pranzare
- Prendiamo insieme il nostro caffè – le disse- Vieni! Usciamo!
- Prendiamo insieme il nostro caffè – le disse- Vieni! Usciamo!
Portarono fuori il loro vassoietto con le
tazzine fumanti,
l'appoggiarono sul grazioso tavolino di pietra grigia tra le ortensie in fiore, e si sedettero sulla panchina vicina, anch’essa della stessa pietra del tavolino, ma un po’ più modellata dall’uso e dal tempo.
l'appoggiarono sul grazioso tavolino di pietra grigia tra le ortensie in fiore, e si sedettero sulla panchina vicina, anch’essa della stessa pietra del tavolino, ma un po’ più modellata dall’uso e dal tempo.
-Dimmi!- le disse Clessidra - Sapevo che mi
volevi parlare!
-Bene – cominciò Anna – sarà più semplice farlo. Conto su di te. Solo questo volevo dirti. Ti passo il
testimone.
-Cosa significa? Hai sempre potuto contare su
di me. Ma cosa significa che mi passi il testimone?
Allora Anna le spiegò meglio, l'informò sulla
sua partenza spiegandole che sarebbe diventata lei la guida.
Clessidra, la guida- Chi l’avrebbe immaginato mai?
Clessidra, la guida- Chi l’avrebbe immaginato mai?
Clessidra
quasi balbettò – Non posso, sai che non posso.
-Ti stupirai, scoprirai di quanto tu
sia capace.- Continuò Anna -Tu sei forte, e sei la più affidabile di tutte.
Credici. Il dottore ti aiuterà, lui ti adora.-
Anna parlò con tono da comandante, come chi sa farsi valere.
Non si poteva replicare, aveva già tutto deciso.
Non si poteva replicare, aveva già tutto deciso.
Clessidra avrebbe voluto farla ragionare,
dirle che c’era troppo da fare, che non aveva le forze. Ma non parlò. Era troppo stordita per replicare e troppo abituata
a dire sì. Doveva ancora imparare a dire no. Intanto sapeva farsi amare.
L’alba è un momento giusto per la partenza, lo
sapeva bene Simona, che non aveva visto la mamma partire per questo motivo.
E arrivò l’alba della partenza di Lola, Rosa e
Anna. Non lo avevano detto alle altre tessitrici, solo il dottore sapeva ed era
pronto ad accompagnarle con la sua mini color panna, vecchissimo modello.
Andarono via come ladre, ma erano chiamate dalla loro vita: Lola doveva raggiungere l’ospedale per curare i suoi polmoni,
Rosa aveva iniziato ad addomesticarsi e a sentirsi unica per lei. Mentre Anna...
Anna doveva percorrere la sua strada continuando a porsi domande e a non trovare risposte, a seguire il filo per uscire dal suo labirinto.
Anna doveva percorrere la sua strada continuando a porsi domande e a non trovare risposte, a seguire il filo per uscire dal suo labirinto.
Lungo questa strada avrebbe trovato qualcuno con
cui camminare un tratto insieme, per qualche tempo, condividendone la storia.
Anna "la guida" fu l’ultima a salire in
macchina.
Prima però guardò verso il bel palazzo avorio dei Bennati, in alto, verso la finestra della camera di Clessidra.
Prima però guardò verso il bel palazzo avorio dei Bennati, in alto, verso la finestra della camera di Clessidra.
Oltre
le leggere tendine chiare, sentiva che stava guardando.
FINE
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Conclusione
Lettera a Martin
Martin, mi
hai riconosciuta?
A tratti ho sentito la tua presenza . Ti ho intravisto
qua e là, dentro il mio racconto. Accanto a Clessidra o a Mitria. Anche ,forse,
vicino ad Anna. Quando partiva e non era più la guida. Ma io c’ero? Sai che non
lo so più neanch’ io. E’ chiaro che la mia mente è in ogni parola. Ma scrivendo
accadono magie. I personaggi funzionano solo in un certo modo, il loro destino
è delineato. E allora, quando questo destino si compie, io dove vado? Chi sono?
Caro Martin, che serve interrogarsi,
perdersi nei meandri della mente?!
Forse anch’io sono un’ombra, sicuramente lo
sono quando mi rappresento.
Ma l’esistenza fonde i confini tra la luce e
l’ombra nel tutto che io non so comprendere. Mi gira la testa!
Invidio i personaggi inventati, invidio la
loro finitezza.
Ma posso farmi personaggio anch’io, esserti
finalmente simile.
Mio caro Martin, ho già bisogno di
ricominciare. Un altro personaggio, un’altra storia, un’altra vita.
Non so cosa scriverò, ma lasciami restare nel
tuo mondo. Stranamente, di
te ho fiducia.
Aspettami
Milvia
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