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mercoledì 18 aprile 2012

... continua (“ Diversità “)


alienazione o ...

Diversità “

Bella giornata. Calda. Quasi estate.
Un incontro inatteso. Indesiderato. Non ci vedevamo da anni.
Un tempo compagne di scuola.
Ormai è troppo vicina per fare finta di non vederla.
Né esiste un motivo valido per evitarla.
Solo m’infastidisce confrontarmi.
Non con lei. Tramite lei, con me stessa.
Odio queste occasioni di bilanci masochistici, spesso lunghi e difficili.
Però oggi, stranamente, mi accade di sentire il mio bilancio quasi con il corpo.                             
 Senza tanti ragionamenti.
La nostra differenza ci sta tutta addosso. Nel trucco, nei vestiti, nel profumo.
E’ buono il suo profumo!
Odoro la sua diversità.
La osservo meglio. E’ un po’ appassita. Forse più di me.
Mi attacco a questa considerazione  per trarne forza, consapevole della positività del mio carattere.
Bisogna fare qualcosa.
Come il solito, prendo io l’iniziativa.
Evito spesso le angosce attraverso le azioni. Anche inopportunamente.
Baci e abbracci, manifestazione di gioiosa sorpresa reciproca.
Un tanto ridicola. In fondo viviamo nella stessa piccola città.
Sembra sincera.
Lo sarei anch’io, se non fosse  per quel certo rancore che, ultimamente, mi va crescendo dentro. Rancore immotivato, verso le donne, così dette “ realizzate” (lei ne ha tutta l’aria)
Vorrei, dovrei essere felice per loro. Irrazionalmente, vergognandomene, sono infelice per me, per le soddisfazioni che mi sono negate e che penso di meritare anch’io.
Ho dentro grandi energie, non sprecate, ma sommerse, incanalate dentro le viscere della vita, come acqua sotterranea che fa crescere frutti che altri colgono e mangiano.
Pure credo nella solidarietà delle donne. Ma c’è la mia rabbia.
E, poi, le terre che appartengono all’universo femminile sono diverse, alcune le sento proprio straniere.
Però, questa mia ex-compagna di classe, è simpatica.
Gentile come allora, risparmiata dalla vita e da quegli inasprimenti che procura.
Mi guarda con attenzione, come mi temesse.
-Quanto tempo!: Che fai?(Inevitabile domanda banale)
Attimo di panico da parte mia.
Come sempre, quando mi capita di rispondere a questa domanda.
-Niente, sono sposata, ho due figlie … -
Pausa. Non so come andare avanti:
faccio la donna delusa o la casalinga soddisfatta?
Non ho una definizione sintetica della mia vita. Né mi pare il caso di filosofeggiare.
Di me, so solo che ho voglia di cercare. E di crescere. Come un’adolescente.
(Per questo, a volte non sono una brava mamma)
Userò il mio solito sistema. Mi diverte, ogni tanto, assumere quello che chiamo “ atteggiamento da psicologa”: l’ascolto passivo.
Mi risolve situazioni. Riesco, con poca fatica, a sembrare intelligente.
Tutti amano essere ascoltati. -
Poi, se mi annoio e voglio nasconderlo, sorrido ogni tanto annuendo, senza seguire il discorso, ma il filo segreto dei miei pensieri.
Poco onesto come atteggiamento. Ma è già da un po’ che cerco di ascoltare meno il mio Super-io.
C’è tempo. Siamo ai giardinetti. Io aspetto mio marito, lei un’amica.
Entrambe in anticipo. La lascio, dunque, parlare con calma.
Sedute, in panchina, all’ombra, stiamo bene.
Con semplicità, riacquistiamo l’antica confidenza.
La sua voce è bella (a me piacciono tutte le cose belle.)
Al contrario, il mio linguaggio si è molto colorito.
E sarebbe simpatico, se solo lo accettassi.
Bastarda che sono! Non più contadina, né signora raffinata.
Naturalmente, lei ha finito gli studi.
-“Giurisprudenza”- mi dice.
-E, tu? … Come mai hai smesso?- Aggiunge candidamente sorpresa – Peccato!-.
Che cosa risponderle? Amavo studiare. Almeno le mie materie preferite.
Pure, ho lasciato a metà. Mai presa la mia laurea in filosofia..
Molte cose ho lasciato a metà.
Il mio professore di lettere (caro, vecchio professore! Non immaginavo che, dopo tanto tempo, mi venisse a cercare per sapere di me!) …
 Il mio professore credeva fossi forte – tetragona- diceva.
Merito, secondo lui, della mia origine contadina.
Già, come se i contadini fossero immuni dalle debolezze e  fragilità!
Sempre semplici e schietti, tutt’al più un po’ rozzi.
Se avessi scelto diversamente!
Da ragazzi, quando si è alla linea di partenza, ci pare di avere tutti la stessa possibilità di affermazione.
Bel regalo mi ha fatto la vita! Ma non gratuito, anzi, quasi atteso o cercato.
Uno strano meccanismo mi ha portato a desiderare di non rompere gli argini e rimanere dentro un equilibrio antico.
Anche contro il mio particolare interesse.
Se avessi lottato!
Ma non amo la competizione.
Mi sembrerebbe di sporcarmi, perdermi, non mantenermi pura.
La mia purezza! Un discorso lungo una vita! Più della mia vita.
Possibile che non possa più cambiare? Che siano finite le occasioni?
La signora qui, le ha colte le sue occasioni.
Con cattiveria, mi dico che è stata facilitata.
Figlia di professionisti, la sua strada era già tracciata.
Una sfida a cambiar pelle, la mia.
Ho bevuto latte e rassegnazione al seno di mia madre.
Senza saperlo, i gesti, le storie della mia gente, sono diventati la mia carne e il mio sangue.
Della mia vita ho fatto quello che ho voluto.
A volerlo, però, non è stata solo la mia mente.
Anche tutto ciò che le permette di esprimersi: le mie mani, la faccia, i muscoli.
Tutta la mia fisicità, e non solo la mia.
Il corpo ha una sua cultura.
A volte, mi pare di assumere antichi gesti, quando incrocio le braccia o m’incanto a guardare.
Così, sono rimasta sospesa tra cielo e terra, tra astrazione e concretezza.
Ho messo ali che non sono buone per volare, né mi lasciano poggiare a terra i piedi.
Per questo, scrivo. La mia situazione è ideale per fare della letteratura.
Di nuovo una fuga.
So solo saziarmi di me, dei miei pensieri che mi nutrono consumandomi.
Intanto, la mia amica mi sta raccontando una storia, la sua storia
E non la sto ascoltando. Non m’interessa, è altro da me.
Se fosse narrata in un romanzo, allora mi appassionerebbe, emozionandomi.
Diventerebbe parte di me.
Ha voglia di aprirsi, mi parla della sua solitudine.
Come somigliano tutte, le vere solitudini! Contro ogni apparenza.
Sollevata dalla preoccupazione di essere compatita, le sorrido.
E, ora potrebbe iniziare un vero racconto.
( racconti sparsi-mdm)


Diversità anche dalle …donne intelligenti?


-No! Non è così semplice … noi stiamo facendo un discorso più complesso … più …articolato ..
Poi, si sono guardate, compatendomi.
Pensavano: non si può pretendere che capisca!
Io, mi sono sentita ...una cretina!!
Pure, so di non esserlo. Non normalmente.
Ma con loro! … Loro sono l’èlite … il fior-fiore.
Non è facile il confronto.
Una “ casta chiusa” … casta .. caste .. mica tanto!
Mi sforzo di non incattivirmi. Vorrei, invece, capire.
Autocritica veloce: perché mi si crede superficiale?
Di solito … io adoro essere PROBLEMATICA!
Sto sempre a chiedermi il perché della vita e della morte, la natura dell’amore, l’importanza della coerenza, e come sarà il futuro mio, dell’umanità … dell’universo intero.
Adoro i film gialli e di fantascienza, le domande aperte, quelle cioè che finiscono con tanti puntini … come per dire . può essere così e così, ma anche così e ancora così.
All’infinito.
Comincia a pesarmi la politica. Non ne capisco i meccanismi.
Una volta, mi piaceva, era pura passione, utopia.
OH! Utopia, utopia! Mia bella utopia! Ma dove sei?
Però, sono divertenti … le donne  intelligenti.
A loro non sfugge mai niente!
No … non solo … le informazioni  culturali! Anche: come sei vestita, pettinata, truccata … se sei ingrassata, se hai le rughette ..-.
Quando una donna intelligente, incontra un’altra donna, ( ed è indifferente che sia intelligente o meno) … la prima cosa che fa … è squadrarla dalla testa ai piedi … poi, all’incontrario …
Infine … l’immancabile osservazione: ti trovo bene! ..
-Ma va?-
Vista la loro levatura, mi sarei aspettata altro, qualche osservazione più originale .. più profonda … più precisa ..
Per esempio: hai migliorato la tua immagine, hai un aspetto sano, ti vedo molto sicura …
Io invidio le donne intelligenti.
Qualche volta mi maschero e riesco a infiltrarmi tra di loro. Poi mi autoelimino, punendomi.
Senza motivo, tiro fuori banalità su banalità, ben consapevole di starle dicendo: ma perché mai?
C’è poco da fare! La mia “ normalità” vuole sempre venire a galla.
Loro, dalle bianche mani, sorridono freddine … ed è la fine del mio tentativo d’incompatibile appartenenza.
Il problema però è mio … della mia mancanza di chiarezza.
Ecco il mio guaio: mi piacerebbe emergere, ma contraddicendomi, vorrei con me il mio mondo.
E’ affollato il mio mondo, zeppo di gente semplice e, quasi sempre saggia.
Però, non ci stiamo tutti sulla cima. Non possiamo salire tutti sulla piramide.
Allora, dovrei decidermi a  scegliere: o con pochi, in alto, nobilmente immersa nella solitudine, o in basso, con tanti, nel caldo della compagnia.
E se preferissi un altro solido? … Che so? … La sfera?
… La … PALLA?
( racconti sparsi- mdm)

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