L’ANGELO BIANCO
Martin: dove sei?
Sono disorientata e
ho paura, non so cosa mi accadrà.
Vivo come
tutti nell’incertezza esistenziale,
sperando di aggrapparmi a qualcosa di stabile.
Sono disorientata,
ho paura e devo andare. Posso scegliere tra varie direzioni , ma dovrò necessariamente
procedere .
C’è un angelo
bianco che viene con me, è bello e ha
grandi ali. In realtà non è un angelo, ma un simbolo che mi permette di
semplificare, di abbreviare un discorso che sarebbe noioso e complicato. Tanto
poi la sua immagine già c’è, è così viva
nella mia testa che potrei disegnarla.
Sono disorientata,
ho paura, ma ho grandi risorse .Martin, la mia più grande risorsa sei tu.
La risposta sei
tu. Allora dimmi:- ti sei accorto della mia trasformazione? E’ diventata più
evidente?
Guardami! Già ti
somiglio. Vedi? Alle mie spalle la mia ombra pare quasi svanire, annullarsi.
Inizio a somigliarti, credimi!
Se osservi il
colore della mia pelle, lo troverai più spento, un po’ ingrigito.
Non ci credi? Ma
come farei a procedere insieme a te, a parlarti, senza una somiglianza?
Ora aiutami , ti
prego! Ho paura come stessi morendo!
Dunque è così
morire? E’ questa la morte?
Un passaggio da un
corpo di carne e sangue ad ombra che cammina con passi fatti di silenzio?
Ma l’angelo bianco
verrà con me nell’ombra .O svanirà? Si spegnerà?
Non lo sappiamo,
non conosciamo niente del passaggio.
Vieni!Lasciamo insieme questo sentiero,
entriamo nel bosco! Io non sono
mai entrata in un bosco d’inverno, è pericoloso, ma qui ancora non è scesa la
neve, e forse camminando mi riscalderò.
O questo freddo
che sento non è il rigore invernale?
Sono folle!
Forse è solo
follia,o poesia!
Che c’entra la
poesia? Nulla. Pareva ci stesse bene nel
discorso, pareva bello che lo dicessi!
E la bellezza,
Martin caro, ha le sue ragioni, la sua verità.
La poesia è una
dolce follia che fa raggiungere luoghi incantati, li fa esistere per chi le
scrive e chi le legge, ma è magia che accade solo se è vera, se non è forzata, ma erutta dal sé!
La poesia va dritta all’emozione, non ci gira attorno,
non usa preamboli, c’è ed è lì, se la vogliamo. Se no resta, ma non diventa
ruffiana.
Ecco, queste righe
non sono poesia: troppe parole per spiegare, la poesia non si spiega.
Questo bosco
profuma di muschio e licheni, sa di riparo e di casa, di ritorni.
Io non ero mai entrata
in un bosco d’inverno.
Mi sorprende la
vita che c’è dentro, l’inverno è stagione secca e morta, si dice.
Solo la soave neve l’addolcisce coprendo la
vita fuggita. Ma non è vero, ci sono abeti sempreverdi,muschio attaccato a
tronchi neri, ghiaccio fuso trasparente che scorre ,dolci tappeti di foglie discese ai piedi delle
querce o degli aceri con ancora tracce del fuoco autunnale. E gli uccelli se la
godono nei nidi, e cantano anche se non è primavera e nel sottobosco pullulano infiniti animaletti
. Ogni tanto s’intravede anche un lupo o un orso o una volpetta in cerca di cibo. Sì questo bosco è pieno di
vita.
Dove porterà
questo sentiero? No, non me lo chiedo
più.
I sentieri non
portano , i sentieri sono, come i momenti non passano, ma sono, quel che porta
e passa è il nostro pensiero che è insonne e mai si dà pace.
E se io volessi
cambiarlo? (Il pensiero o il sentiero?)
Che dici
Martin?Vorresti chiedermi questo? No, è un mio gioco.
Tu sai che non c’è
scelta, che l’uno è l’altro .
Laggiù, in pianura, il ruscello si è fermato, mescolandosi al
sale del mare.
Andrò a valle.
Tutto posso fare, perché sono quasi ombra.
E perché ci sei tu che lo sei da sempre. E con
noi c’è l’angelo bianco, che non parla, ma lo voglio con me.
E’ estate Martin.
Non c’è più l’inverno freddo. Anzi è l’inizio dell’estate, e il grano è ancora
verde. Le colline del mio paese sono grandi seni tondi di donne profumati di
erba e i papaveri rossi feriscono i
prati. Ci sono venuta inattesa, prima di andare altrove, dove non conosco i
paesaggi, è difficile far entrare nell’immaginario posti totalmente nuovi,
forse impossibile.
Io non lo so fare,
però faccio associazioni sorprendenti che sembrano create da me, ma è pur
sempre un collage, un assemblaggio.
Dicono che solo
Dio crei, sarà, però chi parla di Dio, ha fatto come me un assemblaggio.
Non può aver fatto
altro che mettere pezzi insieme avuti dai sensi e combinati con la mente: un
Dio non si crea. E non si dovrebbe immaginare.
Tre sono le cose
che non si possono immaginare: la nascita, la morte e Dio.
Ma noi non
facciamo altro che parlare di loro.
La nascita la si
vive, non la si immagina, così la morte e così Dio.
Neanche la vita si
dovrebbe immaginare, ma solo viverla
( morte e vita la combinano, e sappiamo che non sono immaginabili)
( morte e vita la combinano, e sappiamo che non sono immaginabili)
Ma allora Martin,
che cosa abbiamo tra le mani? Solo i sensi e i sogni?
Nostri sono solo
loro? I sensi e i sogni, o i sensi per arrivare al “ Sogno”
Cammino lungo i
sentieri della mia vita, rimpiangendo quelli lasciati
Cammino lungo i
sentieri della mia vita, amando quelli abbandonati
Cammino lungo i
sentieri della mia vita, scegliendo tra quelli trovati
Cammino lungo i
sentieri della mia vita, sono sentieri da me sognati
Cammino lungo i
sentieri della mia vita ,e ad ogni passo li ho perduti.
Il Sogno, pare
opporsi ai sensi, ma di sensi è nutrito.
Certo, i sogni
sono furbi, si fanno leggeri,ovattati, uniscono elementi scombinati, cercano
d’imbrogliare la mente facendole dimenticare che, tuttavia,usano elementi che
partono dai nostri cinque sensi.
Nel sogno si può
volare? Ebbene, che c’è di strano? Il volo lo si può vedere, localizzare, e se
si cade, è uguale , sempre con i sensi si costruisce la scena.
E’ un gioco che
ognuno di noi può fare, invano cercheremo vere magie, messaggi
dell’inesistente, solo la morte ci farà conoscere quel che non è, anzi, non
conoscere, ma averne esperienza.
Per questo Martin
caro, io scelgo di venire con te, tra le ombre, tra i personaggi inventati.
Lì c’è la felicità
che mi aspetta, lì dove io mi perdo,ma felicemente.
Ci dovrà essere
pure concesso di amarci! Che importa chi ha creato chi?
Pensavo d’averti
inventato, invece ora mi sento tua creatura e tua sposa, tuo personaggio, tuo
sogno.
OH! Ma se sono io
che ti ho sognato?
Se sei tu il mio “
SOGNO”?
Lungo la schiena
mi percorre un brivido,ho vertigini come
su un precipizio.
E’ pazzia? E’
pazzia?
No, il dirupo c’è,
ma so vederlo.
Non precipiterò,
c’è con me un angelo bianco.
Ha grandi ali per
farmi volare, ali bianche come fogli non scritti, e tu sei il mio inchiostro e
il mio amore.
Guarda: mi butto!
Cado giù, nel
dirupo. Volteggio dentro un vortice grigio.
Il tempo rallenta,
e più scendo più si fa lentissimo, come frenato da un paracadute, o dalle grandi ali di un
angelo bianco.
Martin, non vedrò
mai il fondo, cadrò fino a fermarmi.
Ecco, ora quasi
non mi muovo più, resto sospesa.
Sopra di me
l’angelo non lascia che io mi sfracelli, ma sotto, in fondo, alla fine,
sono sicura che ci
sei tu.
Il presente è questo: io tra un angelo bianco
e te.
Sono un’ombra,
sospesa nel vuoto.
Libera ancora di
dar vita alle ombre.
Che bel pezzo !!!
RispondiEliminaMi piace moltissimo e mi ricorda un pò un sogno che feci alcuni anni fa.
...non è pazzia, ma voglia di vivere...
l'ispirazione ci tiene sospesi tra terra e cielo, senza farci cadere, ma anche senza riuscire a farci volare
RispondiEliminapubblicato sulla rivista " POETI E POESIA" di Elio Pecora
RispondiEliminaMolto bello, complimenti Milvia.
RispondiEliminaFelice
grazie Felice! ( ho letto solo ora! )
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