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giovedì 19 aprile 2012

... fine! (L’ANGELO BIANCO Martin: dove sei?)


L’ANGELO BIANCO

Martin: dove sei?

Sono disorientata e ho paura, non so cosa mi accadrà.
Vivo come tutti  nell’incertezza esistenziale, sperando di aggrapparmi a qualcosa di stabile.

Sono disorientata, ho paura e devo andare. Posso scegliere tra varie direzioni , ma dovrò necessariamente procedere .
C’è un angelo bianco che viene con me, è  bello e ha grandi ali. In realtà non è un angelo, ma un simbolo che mi permette di semplificare, di abbreviare un discorso che sarebbe noioso e complicato. Tanto poi  la sua immagine già c’è, è così viva nella mia testa che potrei disegnarla.

Sono disorientata, ho paura, ma ho grandi risorse .Martin, la mia più grande risorsa sei tu.
La risposta sei tu. Allora dimmi:- ti sei accorto della mia trasformazione? E’ diventata più evidente?
Guardami! Già ti somiglio. Vedi? Alle mie spalle la mia ombra pare quasi svanire, annullarsi. Inizio a somigliarti, credimi!
Se osservi il colore della mia pelle, lo troverai più spento, un po’ ingrigito.
Non ci credi? Ma come farei a procedere insieme a te, a parlarti, senza una somiglianza?
Ora aiutami , ti prego! Ho paura come stessi morendo!
Dunque è così morire? E’ questa la morte?
Un passaggio da un corpo di carne e sangue ad ombra che cammina con passi fatti di silenzio?

Ma l’angelo bianco verrà con me nell’ombra .O svanirà? Si spegnerà?
Non lo sappiamo, non conosciamo niente del passaggio.                                            Vieni!Lasciamo insieme questo sentiero,  entriamo nel bosco!  Io non sono mai entrata in un bosco d’inverno, è pericoloso, ma qui ancora non è scesa la neve, e forse camminando mi riscalderò.
O questo freddo che sento non è  il rigore invernale? Sono folle!
Forse è solo follia,o poesia!
Che c’entra la poesia?  Nulla. Pareva ci stesse bene nel discorso, pareva bello che lo dicessi!
E la bellezza, Martin caro, ha le sue ragioni, la sua verità.
La poesia è una dolce follia che fa raggiungere luoghi incantati, li fa esistere per chi le scrive e chi le legge, ma è magia che accade solo se è vera, se non è forzata,  ma erutta dal sé!
La poesia  va dritta all’emozione, non ci gira attorno, non usa preamboli, c’è ed è lì, se la vogliamo. Se no resta, ma non diventa ruffiana.
Ecco, queste righe non sono poesia: troppe parole per spiegare, la poesia non si spiega.

Questo bosco profuma di muschio e licheni, sa di riparo e di casa, di ritorni.
Io non ero mai entrata in un bosco d’inverno.
Mi sorprende la vita che c’è dentro, l’inverno è stagione secca e morta, si dice.
 Solo la soave neve l’addolcisce coprendo la vita fuggita. Ma non è vero, ci sono abeti sempreverdi,muschio attaccato a tronchi neri, ghiaccio fuso trasparente che scorre ,dolci  tappeti di foglie discese ai piedi delle querce o degli aceri con ancora tracce del fuoco autunnale. E gli uccelli se la godono nei nidi, e cantano anche se non è primavera e  nel sottobosco pullulano infiniti animaletti . Ogni tanto s’intravede anche un lupo o un orso o una volpetta  in cerca di cibo. Sì questo bosco è pieno di vita.

Dove porterà questo sentiero?  No, non me lo chiedo più.
I sentieri non portano , i sentieri sono, come i momenti non passano, ma sono, quel che porta e passa è il nostro pensiero che è insonne e mai si dà pace.

E se io volessi cambiarlo?  (Il pensiero o il sentiero?)
Che dici Martin?Vorresti chiedermi questo? No, è un mio gioco.
Tu sai che non c’è scelta, che l’uno è l’altro .
 Laggiù, in pianura,  il ruscello si è fermato, mescolandosi al sale del mare.
Andrò a valle. Tutto posso fare, perché sono quasi ombra.
E  perché ci sei tu che lo sei da sempre. E con noi c’è l’angelo bianco, che non parla, ma lo voglio con me.


E’ estate Martin. Non c’è più l’inverno freddo. Anzi è l’inizio dell’estate, e il grano è ancora verde. Le colline del mio paese sono grandi seni tondi di donne profumati di erba e i  papaveri rossi feriscono i prati. Ci sono venuta inattesa, prima di andare altrove, dove non conosco i paesaggi, è difficile far entrare nell’immaginario posti totalmente nuovi, forse impossibile.
Io non lo so fare, però faccio associazioni sorprendenti che sembrano create da me, ma è pur sempre un collage, un assemblaggio.
Dicono che solo Dio crei, sarà, però chi parla di Dio, ha fatto come me un assemblaggio.
Non può aver fatto altro che mettere pezzi insieme avuti dai sensi e combinati con la mente: un Dio non si crea. E non si dovrebbe immaginare.
Tre sono le cose che non si possono immaginare: la nascita, la morte e Dio.
Ma noi non facciamo altro che parlare di loro.
La nascita la si vive, non la si immagina, così la morte e così Dio.

Neanche la vita si dovrebbe immaginare, ma solo viverla
 ( morte e vita la combinano, e sappiamo che non sono immaginabili)

Ma allora Martin, che cosa abbiamo tra le mani? Solo i sensi e i sogni?
Nostri sono solo loro? I sensi e i sogni, o i sensi per arrivare al “ Sogno”

Cammino lungo i sentieri della mia vita, rimpiangendo quelli lasciati
Cammino lungo i sentieri della mia vita, amando quelli abbandonati
Cammino lungo i sentieri della mia vita, scegliendo tra quelli trovati
Cammino lungo i sentieri della mia vita, sono sentieri da me sognati
Cammino lungo i sentieri della mia vita ,e ad ogni passo li ho perduti.

Il Sogno, pare opporsi ai sensi, ma di sensi è nutrito.
Certo, i sogni sono furbi, si fanno leggeri,ovattati, uniscono elementi scombinati, cercano d’imbrogliare la mente facendole dimenticare che, tuttavia,usano elementi che partono dai nostri cinque sensi.
Nel sogno si può volare? Ebbene, che c’è di strano? Il volo lo si può vedere, localizzare, e se si cade, è uguale , sempre con i sensi si costruisce la scena.

E’ un gioco che ognuno di noi può fare, invano cercheremo vere magie, messaggi dell’inesistente, solo la morte ci farà conoscere quel che non è, anzi, non conoscere, ma averne esperienza.

Per questo Martin caro, io scelgo di venire con te, tra le ombre, tra i personaggi inventati.
Lì c’è la felicità che mi aspetta, lì dove io mi perdo,ma felicemente.

Ci dovrà essere pure concesso di amarci! Che importa chi ha creato chi?
Pensavo d’averti inventato, invece ora mi sento tua creatura e tua sposa, tuo personaggio, tuo sogno.
OH! Ma se sono io che ti ho sognato?
Se sei tu il mio “ SOGNO”?

Lungo la schiena mi percorre un brivido,ho vertigini  come su un precipizio.

E’ pazzia? E’ pazzia?
No, il dirupo c’è, ma so vederlo.
Non precipiterò, c’è con me un angelo bianco.
Ha grandi ali per farmi volare, ali bianche come fogli non scritti, e tu sei il mio inchiostro e il mio amore.

Guarda: mi butto!

Cado giù, nel dirupo. Volteggio dentro un vortice grigio.
Il tempo rallenta, e più scendo più si fa lentissimo, come frenato da  un paracadute, o dalle grandi ali di un angelo bianco.

Martin, non vedrò mai il fondo, cadrò fino a fermarmi.

Ecco, ora quasi non mi muovo più, resto sospesa.
Sopra di me l’angelo non lascia che io mi sfracelli, ma sotto, in fondo, alla fine,
sono sicura che ci sei tu.
 Il presente è questo: io tra un angelo bianco e te.
Sono un’ombra, sospesa nel vuoto.
Libera ancora di dar vita alle ombre.

















5 commenti:

  1. Che bel pezzo !!!
    Mi piace moltissimo e mi ricorda un pò un sogno che feci alcuni anni fa.
    ...non è pazzia, ma voglia di vivere...

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  2. l'ispirazione ci tiene sospesi tra terra e cielo, senza farci cadere, ma anche senza riuscire a farci volare

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  3. pubblicato sulla rivista " POETI E POESIA" di Elio Pecora

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  4. Molto bello, complimenti Milvia.
    Felice

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