… Alienazione in una favola:
IL CAMMINO
Arrivato
alla sommità della collina, si voltò a guardare.
La città, al
centro della vallata, gli parve irreale nel suo chiarore: bianche le case,
lisce e lucenti come madreperla. D’altro bianco la nebbia che, morbida, era
penetrata tra abitazione e abitazione, sfumandone delicatamente i confini. E
bianca la luna, trasparente nel cielo leggero. Quasi vergognosa d’esserci
ancora.
Sostò a
lungo. Poi, con il cuore gonfio di tristezza e d’incertezza, a fatica, tornò a
guardare davanti a sé.
E
s’incamminò, lasciandosi alle spalle quella strana, pallida città fantasma,
nascosta, ben presto, dalla curva del colle.
Arrivò al
ciglio della strada.
Non poteva
sbagliare, era l’unica che c’era. Sapeva che doveva entrarci dentro e
percorrerla tutta, fino alla fine.
Il giovane
ebbe appena un attimo di esitazione, tirò un lungo respiro ingoiando aria e
coraggio, e iniziò il suo cammino.
La strada,
che all’inizio era comoda da percorrere, diventò in seguito stretta e tortuosa,
piena di sassolini sempre più numerosi e aguzzi. Infine entrò nel bosco.
Camminando
tra alberi che andavano mano a mano infoltendosi, cominciò ad avvertire una
sensazione di freddo, ma quando s’immerse in un buio quasi totale, perché i
raggi del sole non riuscivano più ad entrare nella fitta boscaglia, provò
proprio paura. Intravedeva appena il viottolo che percorreva e sagome strane
ed enormi di alberi curvi verso di lui.
Pian piano
le ombre diventarono persone, anzi giganti. Con sorpresa riuscì a vedere nei
loro grandi volti sembianze conosciute.
Individuò il
viso dei nonni, di molti parenti e amici che ormai non frequentava più. Infine
scorse due alte figure dalla larga chioma: erano vicine e si stringevano con i
rami.
Pieno di
rabbia si chinò per raccogliere sassi e scagliarli con violenza contro loro:
-Mamma,
papà, vi odio!- Urlò- perché! Perché! Perché!-
-Gridò a
lungo, finché, vinto dalla stanchezza, si mise a piangere inginocchiato per
terra.
Allora
ricordò immagini sfumate che si confondevano e giravano intorno a quella più
nitida delle due persone che un tempo aveva amato tanto. Non si sa come, un
raggio di sole riuscì a penetrare tra le maestose chiome ed arrivò fino a lui,
quasi a consolarlo. Il giovane si alzò e riprese il cammino.
Pian piano
la foresta diventò più rada, la strada più illuminata e, tra le mille foglie
tremanti, si fece spazio, sempre più, il cielo.
Il suo cuore
andava alleggerendosi, rimase la solita tristezza.
Guardò
davanti a sé e, lontano, vide ergersi, alta, la grande montagna Azzurra.
-Come farò a
scalarla? – Si chiedeva procedendo.
Arrivo ai
suoi piedi verso sera, poiché era stanco, pensò di aspettare il mattino. Si
sdraiò per riposare, gli occhi si persero a guardare le infinite stelle che
andavano accendendosi sopra di lui.
Così si
addormentò. Quando si svegliò, il sole era già alto.
Si sentiva
confuso, non sapeva se aveva vissuto un sogno o una storia reale. Non aveva
nessuno a cui chiederlo e , allora, decise di non pensarci più.
Guardandosi
intorno, vide un immenso prato verde su cui era spuntato un grande fiore
bianco. Sembrava muoversi. Infatti aprì due leggeri petali e lasciò vedere il
suo viso. Era una creatura bellissima!
Fu sorpreso,
ma non poteva essere felice ,perché distratto dalla preoccupazione di dover
scalare la montagna. Guardò le lisce pareti azzurrastre che aveva di fronte e,
quasi parlando a se stesso, sospirò:- non riuscirò mai a salire fin lassù!-
La strana
farfalla sorrise, avvicinandosi un poco. – Potrei portarti io- disse- ma devi
aiutarmi.-
Gli raccontò
che era l’ultimo animale della sua specie e, sarebbe morta se lo avesse
sollevato con le sue ali fino ad arrivare in cima al monte.
-Dovrai
lasciare qui i tuoi dolori- aggiunse-così diventerai più leggero-
Egli non
credeva di esserne capace e cominciò a piangere di nuovo.
Le lacrime,
questa volta, scesero dolci e calde.
La farfalla
si avvicinò, lo abbracciò, poi prese il volo e, a grandi alate, salì lungo le
pareti del monte e arrivò sulla cima, dove fu posato delicatamente.
Il viaggio
era stato piacevole ed anche abbastanza breve. Lo accolse un diverso paesaggio:
solo sassi e spuntoni di roccia bianca. Faceva molto freddo, il giovane scorse
una piccola capanna e pensò di raggiungerla per riposarsi. Quando aprì la
porta, vide seduto presso un tavolo, vicino ad un camino acceso, il grande
Saggio.
-Vieni a
riscaldarti- gli disse, senza mostrare nessuna sorpresa- sei arrivato,
finalmente!-
Il giovane
entrò, sentiva la sua meta sempre più vicina. Sedette silenziosamente
dall’altra del tavolo: la fiamma era alta e illuminava i loro visi. Il vecchio
gli tese un foglio e una penna e restarono, uno di fronte all’altro,a scrivere.
Disegnarono e scrissero a lungo, infine i fogli riempiti diventarono tanti.
Il Saggio li
mescolò ben bene, poi gli ordinò:-raccoglili in sette gruppi e scegline uno!
Scelse e,
con sorpresa, si ritrovò in mano un libro. Lo sfogliò attentamente una volta,
due volte, tre volte …
… alla
settima sentì le palpebre farsi pesanti, sempre più pesanti.
Di nuovo si
addormentò. Sognò una grande sfera bianca e trasparente che, dopo essersi
un po'avvicinata, parve rimanere sospesa nello spazio.
-Vieni! –
pregò- Provò a saltare in alto per
raggiungerla, ma non ci riuscì. Allora strinse fortemente il libro tra le
braccia e chiese aiuto ad alta voce.
Con
meraviglia, si accorse che, intorno al suo corpo si andava formando una grande
bolla multicolore. Quando fu completa, si staccò da terra sollevandolo. Ben
presto raggiunse la grande sfera luminosa e fu, dopo tanto tempo, finalmente
felice! - mamma, papà!-esclamò
Si svegliò
madido di sudore. Il saggio gli era vicino. Lo guardò con grande affetto, non
avevano bisogno di parole.
Con calma,
il giovane si alzò per tornare nella sua città, lo aspettava un breve cammino,
ora che aveva percorso tutta la strada.
(mdm)
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