Capitolo V
TERESA
(LO SGUARDO RIFLESSIVO D’
UNA BELLA DONNA
VA LONTANO E RISOLVE, PUR
PORTANDO LA GONNA)
Il giorno dopo, l’inizio dell’estate si mostrò
in tutto il suo splendore. Il sole scaldava la pelle, gli alberi erano vivi di
voli e cinguettii di uccelli. E le ginestre erano macchie di luce così belle e
scintillanti che i fuochi di artificio della sera prima, al paragone, facevano
ridere. Teresa si guardava intorno pensierosa, già da un po’ le ronzava nella
testa un pensiero, anzi, più che un pensiero, un progetto. La donna amava molto
viaggiare e, per soddisfare questa sua passione, era sempre pronta ad accettare
qualsiasi lavoro possibile: pur di racimolare soldi e partire nuovamente. E poi
era davvero sveglia. E intelligentissima, di quell’intelligenza pratica e vispa
di chi non si fa fregare dalle romanticherie devastanti che normalmente
turbano le donne. Sapeva anche gestire i suoi ormoni in modo tale da non
perdere mai la lucidità di pensiero.
Certo
che di amanti ne aveva avuti parecchi! Stangona com’era, piaceva molto agli
uomini e poteva permettersi di sceglierli come e quando voleva. Ma sapeva appassionarsi
come fanno di solito i maschi: con il massimo del godimento e il minimo di
complicanze.
Però il suo vero grande amore restava sempre e
solo il viaggiare.
E pensava proprio a uno dei suoi numerosi
itinerari, precisamente a quello fatto tre anni prima, quando arrivò all’isola
di Albarosa, lì dove incontrò Maria e la meraviglia dei suoi tappeti, delle sue
coperte, dei suoi cappelli, delle sue cinture, e ancora: corde, cordoni,
stuoie, sacchi.
Fu allora che scoprì che la fibra delle
ginestre, macerata in acqua fredda o in quella termale, lavorata con pazienza e
arte, può diventare un bel filato resistente, simile al lino.
In quell’isola tutti sapevano tessere il filo
di ginestra. Sulle sue spiagge, dalla sabbia finissima e bianca, si snocciolavano
interminabili file di bancarelle, che esponevano le creazioni artigianali
realizzate con questo materiale, vera delizia per gli occhi dei turisti. Sulle
dune chiare brillavano oggetti d’incredibili colori, che si contrapponevano al
verde intenso della macchia mediterranea e al turchese profondo del mare, più chiaro e trasparente vicino al bagno-asciuga: una festa!
immagine di Azione Creativa
Gli
oggetti che creava erano belli, li realizzava ispirandosi all’ambiente. Amava
la natura e il suo ciclo concreto. Amava lo scorrere della vita, che trasforma
piante e fiori e obbliga gli animali a farci conto. Teresa era così.
Dalle sue mani presero corpo i colori e le
forme di foglie, fiori, uccelli, frutta, farfalle, e poi nuvole e montagne,
laghi, onde , curve di colline, tartarughe e stelle marine, lucertole, leprotti
e scoiattoli: tutta la vita vegetale e animale che pullulava nell’isola di
Albarosa.
Con Maria, Teresa aveva visitato la fabbrica ,dove
venivano lavorati gli di steli delle ginestre, osservato le varie fasi della
lavorazione, le tecniche usate. Si era informata immagazzinando nella
mente ogni cosa.
Ora si guardava intorno, e non vedeva altro
che giallo e giallo e giallo. Infinite
schegge di sole parevano scese sulle colline e tra le case di Montechiaro . -Pensò
– Ora si spiega il nome di questo paese!
Ma dopo aver dato spazio alla sua vena
romantica, presto passò ad analizzare la situazione da un punto di vista più
pratico e , infilandosi tra Anna e Lola, che cicalavano sullo spettacolo da improntare,
disse: - Mi sa che rimango un po’ qua, ho trovato il mio da fare -
-Cosa?- si meravigli ò Anna – Stai scherzando?
Che ci resti a fare in questo paesucolo tra i boschi?
Teresa
rispose - Ci sono le ginestre! Vedete quante?
immagine da web
Così spiegò alle donne il suo progetto e,
delle due, la più interessata fu Lola. Che cambiò il suo
programma.
Ma
Clessidra le serviva sempre, lei e la sua chitarra. Forse anche i suoi versi, che
aveva letto, giurando di mantenerne il segreto, quando aveva raccolto il
quadernetto stropicciato, caduto dalla tasca del maglioncino della giovane
poetessa.
Ma la nostra attrice sapeva interpretare anche
il personaggio di Pinocchio.
Era ora
d’iniziare le prove.
Lola si
avvicinò a Clessidra e le disse - Andiamo, prendi la chitarra e vieni con me. E
non mi deludere!
Clessidra che, con il sostegno dell’amica
Simona, aveva preso un po’ di coraggio, facendosi rossa balbettò - Ci provo,
Lola, ci provo.
Le donne si sistemarono su una panchina,
all’ombra di un maestoso castagno, perché il sole era ancora alto e picchiava
in testa: la vecchia attrice, in piedi, china sulla giovane con la chitarra,
suggeriva quando e come fare i suoi accordi. E le teneva in
serbo una sorpresa.
Infine
arrivò il gran momento.
foto di paesaggi d'Abruzzo
Si era all’imbrunire. Era piacevole star
seduti all’aperto, sulle sedie che il proprietario del bar del paese aveva
messo a disposizione, magari mangiando un gelato ai frutti di bosco, con frutti
veri, perché i boschi intorno n’ erano
pieni.
La piazza cominciava a riempirsi di gente: i
paesani erano abituati a partecipare a qualsiasi manifestazione pubblica si
svolgesse. Non che avessero velleità culturali, la ritenevano soprattutto una questione
di buona educazione. Spesso si trattava di un’occasione per salutarsi, chiedendosi
l’un l’altro notizie sulla loro salute, sui figli, sulla raccolta.
Il sindaco aveva fatto montare sulla piazza una
larga pedana, addossata al municipio e rivolta verso la chiesa ,con sopra un
bel sipario di velluto rosso arricchito da una bella frangia d’oro: come poteva
non avere un sipario, un sindaco amante dell’arte?
E arrivò davvero il momento.
C’era emozione tra le amiche. Si fidavano di
Lola, ma tremavano lo stesso per lei e per Clessidra.
In prima fila, già avevano preso posto il
sindaco e Mara ,che fece l’ occhiolino ad Anna ,attenta, in piedi, a osservare
la platea che lievitava. Ormai non c’erano più posti a sedere: qualcuno si era
accomodato sulle scale della chiesa, altri sui muretti circostanti, altri
ancora si affacciavano dai balconi e dalle finestre delle case ,che avevano la
vista sulla piazza, invitati dai proprietari come al loggione di un teatro.
Davanti, per terra, una fila di bambini ciarlanti e festosi.
Il brusio si fece concitato con tanti: SSST!
SSSTTT! SSTT! Poi si appianò, finalmente
si fece silenzio e, mentre, per l’avanzare della sera, nel cielo si distingueva
sempre meglio una grande luna bianca e i colori delle cose sbiadivano, si aprì
il sipario.
Clessidra, seduta, con la sua chitarra in
grembo, i capelli morbidi appena un po’ raccolti, al centro del palco, pareva
un quadro antico. Lola le era vicina fisicamente, ma immersa in un altro mondo.
Il cono di luce del proiettore batteva sul libro aperto, sopra il leggio, e su
di lei, dritta, magnifica. Nel viso l’espressione era intensa e senza età,
aspettava le parole per vestire gli anni. Rimase in silenzio, severa, lasciando
scorrere tranquillamente il tempo, che le occorreva per attrarre l’attenzione
di tutti su di sé. Infine iniziò:
immagine di Azione Creativa |
...Questa sera, così dolce
nel suo tramonto rosa..
.................
Ma gli accordi della chitarra restavano muti .
Lola continuò senza fermarsi, fino alla fine
...mi dice parole d'amore
nel suo tramonto rosa..
.................
Ma gli accordi della chitarra restavano muti .
Lola continuò senza fermarsi, fino alla fine
...mi dice parole d'amore
e il mio desiderio fa nascere baci
e calde carezze
e mute intese...
sterile immaginazione!
Pure basterebbe un incontro...
dove sei? Vieni!
e calde carezze
e mute intese...
sterile immaginazione!
Pure basterebbe un incontro...
dove sei? Vieni!
Per tutto il tempo, la chitarra restò senza
voce.
- Che cosa succede a Clessidra?- Disse Anna a
Simona - Perché non suona?
- Zitta!
Che non se ne accorgano! Vedrai
che dopo suonerà. Non se lo aspettava
-Aggiunse Simona – E’ solo che non se lo aspettava.
-Cosa non si aspettava?- insistette Anna.
-Questi versi! Li ha scritti lei!
- Ma guarda la piccola Clessidra! Si
riprenderà, sicuro, non può che riprendersi.
-Arrivarono gli applausi. Lola guardò
Clessidra con tenerezza.
Pensò- Sono
tutti per te, goditeli!
E
Clessidra quasi sentì le sue parole.
Ma poi Lola fece sul serio. Chinandosi, raccolse
da terra una bella mela rossa, l’alzò, la sollevò mostrandola bene, come il sacerdote fa con l’ostia
sull’altare ,e poi, rivolgendosi al pubblico:
-La
mela e la donna!- declamò con forza – Un binomio eterno!
-La mela della tentazione, che Eva diede ad
Adamo; quella della vanità e della discordia ricevuta da Elena; quella
dell’inganno data dalla strega matrigna a Biancaneve.
–Questa
è la donna? Tentazione? Vanità? Inganno?
Finalmente Clessidra iniziò i suoi accordi e,
sulle sue note infinitamente struggenti, la voce di Lola si addolcì e si
riscaldò.
- Credimi vorrei
morire-
lei mi piangeva lasciandoci.
Pure questo mi disse
- Crudele un
tale patire, Saffo,
malvolentieri ti abbandono.
Ed io risposi:
-Parti lieta e
ricordati di me,
sai quanto ci amavamo.
-Tentazione? Inganno? Vanità?
-O amore? Profondo e vero amore?
Perché anche le donne hanno grandi passioni.
Perchè le donne hanno una grande forza.
E Lola le fece vedere le donne della storia.
Diventò Cleopatra e Cornelia, Maria e Maddalena, Anita Garibaldi, Madame Curie,
Mata Hari e Maria Montessori, madre Teresa.
Piano piano cavalcò i secoli, fino ai giorni
nostri.
Ma poi si annoiò. A lei le donne della storia scritta non
bastavano, così le cercò nell’immaginario.
immagine da web
-Il teatro è magia.- pensava tra sé Mara – Parla prima al cuore e
all’anima, poi alla mente.
E Mitria invece – Sta rischiando, speriamo la
smetta d’improvvisare!
E il sindaco – Cosa c’entra tutto questo con
la mia rielezione?
Ma Lola sapeva il fatto suo e ,tornando in
sé, ricominciò con la sua solita
tiritera femminista della storia raccontata solo dagli uomini, dei personaggi
femminili scritti troppo spesso da loro, e delle donne che hanno mandato avanti
la baracca, mentre i mariti erano in guerra, e che portano sempre la croce
della famiglia sulle spalle … Finì con il suo pezzo forte, quello tratto dal saggio
di Virginia Woolf” Una stanza tutta per sé” , raccontando della sorella di Shakespeare,
morta senza scrivere una parola, perché senza ghinee e una “stanza ” non è
facile diventare poetessa.
Sì, Lola sapeva, dove voleva andare a parare.
-Vedete?- concluse –Le donne si devono sempre
sudare il loro posto al sole, per questo hanno imparato ad aguzzare l’ingegno.
Così, come l’abbiamo “aguzzato” noi tessitrici,
che ci siamo inventate un sogno di ricchezza, per voi abitanti di Montechiaro, un
sogno che il vostro sindaco ha intenzione di finanziare, e affidato soprattutto
alle mani delle vostre donne.
Adesso salirà sul palco Teresa,
che vi spiegherà la nostra proposta, con i dovuti particolari.
Teresa salì, tra lo stupore di tutti, e anche
di se stessa, ma seppe risolversi e spiegò bene ogni cosa.
Infine disse - Ci vuole, però, un vostro
ambasciatore, che vada ad Albarosa per la richiesta di gemellaggio. Lì, ci
faremo aiutare dalla mia amica Maria, che conosce le autorità del posto, e
sicuramente il nostro progetto andrà in porto. Io resterò con voi il tempo che
ci vorrà per insegnare alle vostre donne a tessere. Siete d’accordo? Nacque un
applauso, più forte di quello per lo spettacolo e, tra gli applausi, si udì una
bella voce di donna:
-Io,
io, voglio fare io l’ambasciatrice!
La giovane Celeste, col suo vestituccio che
nella vetrina di zia Giovina pareva uno straccetto, ma che addosso le stava un
incanto, leggero leggero e a fiorellini piccolissimi, si alzò piena di
entusiasmo, cercando di farsi vedere.
-Vieni sul palco, signorina! – le disse Lola –
dobbiamo parlare.
E fu così che fu la bella Celeste a fare
l’ambasciatrice, perché il sindaco, dopo tutto quel dire sul valore delle
donne, nonostante gli piangesse il cuore nel lasciarla partire, proprio non
poté opporsi.
Mitria disse- L’accompagnerò io, bisogna
aiutarla. E
Anna - Potrebbe anche andare da sola, mi pare sveglia. Noi proseguiamo il
viaggio.
-No, va aiutata- insistette Mitria – non lo vedi che è incinta?
-No, va aiutata- insistette Mitria – non lo vedi che è incinta?
Che mi piace molto, te lo avevo già detto...aggiungo: complimenti !
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