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venerdì 20 aprile 2012

QUADRI ( poesie)




 
Bianco

Bianco come il sogno che più mi manca.
Lieve piuma le mie carezze sul tuo volto.
Neve fresca la tua mano sulla pelle.
Ma nebbia nella mente è la tua assenza.
E sogno resta, il mio dolce sogno bianco.





Questa sera

Questa sera, così dolce
nel suo tramonto rosa,
mi dice parole d’amore.
E il mio desiderio
fa nascere baci,
e calde carezze,
e mute intese.
Sterile immaginazione!
Pure basterebbe un incontro:
-dove sei? Vieni!-



Quadri 2

Successione infinita di quadri,
ferma è la materia che,
in apparenza, cammina.
Tra una sequenza e l’altra,
misterioso, nasce il movimento.
La fine è il rallentamento totale.
Il quadro coglie l’eterno
della magnifica calma.
C’ingannano i sensi,
le inutili accelerazioni.
Così fuggiamo dal nulla,
riempiendo di palpiti caldi,
questa pur bellissima vita.
Ma la mia mente va cercando
quadri , appesi alle pareti del tempo,
lungo labirinti, sempre vuoti,
che ingoiano figure e colori.
Dov’è la nostra opera?
Dove la nostra presenza?
-Muovi velocemente lo sguardo,
prima che la memoria svanisca!
Guarda! Il passato vive ancora,
mentre il presente va, e muore.



 
La mia solitudine

La mia solitudine orgogliosa
sa di magnifici grandi alberi
con mille foglie tremanti di luce,
d’aria fresca sulle guance rosse,
di silenzi gonfi di gioia,
di brividi d’ansia.

La mia solitudine gelosa
mi tiene prigioniera nel suo ventre
e, quando ho provato a raccontarla,
ha tolto alla mia voce il suono
e spento il grido nella gola,
di risa e pianto.

La mia solitudine bugiarda
mi riempie di coccole e canzoni,
mi promette voli azzurri e membra d’aria,
intese assurde con anime mai nate,
dolci abbracci di corpi ormai lasciati
e mai dimenticati.

La mia solitudine illusa
va scoprendo la sua inesistenza,
perché, se piange il cuore, ride nuovamente,
quando qualcuno silenzioso mi si nega,
ma poi, alza lo sguardo, e il suo sorriso,
al mio sorriso, tende.




Vanno via i miei colori

Vanno via i miei colori
 e non so trattenerli.

Sbiaditi sono i dolci rosa,
freschi sorrisi dell’alba.
Spariti (quando?) tratteggi sottili
d’infiniti steli acerbi di grano,
pennellate leggere
di ali intinte di luce e di cielo.
Restano sfumature, tracce,
solo per ingannarmi la vista.
Ma svegliati sono i sensi
dal doloroso svanire dei gialli.
Ed è non solo stupore,
quello che invade il mio corpo,
di bianco e nero dipinto.

Ora, io sono in attesa.
Da laggiù la nebbia avanza.
Scoloriranno i segni
di me e della mia realtà.
Rimpiango tutto il rosso
che troppo poco ho vissuto,
mentre imparo il sapore
del vuoto e dell’assenza.

Già acquisto trasparenze.






          Sapessi l’affetto …

Dentro le mura, a tratti,
urlano i sentimenti malati.
Scoppiano la rabbia e il dolore
della vita inattesa.
Inutilmente.
Perché, sapessi l’affetto
che comunque ci lega,
e quanta importanza
uno ha per l’altro,
dentro questa famiglia tormentata
e frantumata da taglienti niente!
Le vuote formule,
chiedono la predominanza,
e il respiro dell’amore,
vogliono diventi rantolo.
Pure sapessi l’affetto,
che non dovrei più dirti,
da quando ti ho ferita,
pensando di non avere scelta,
nella solitudine dell’ideale,
persa, ormai, da tempo!
E il tempo, che credevo inesistente,
è crudele nella sua dimostrazione:
Ieri c’è stato, e come ..
se tutti gli anelli sono legati,
inesorabilmente, uno dopo l’altro!
E vorrei, diversa la catena,
di fragili bolle fatta
e non di pesante metallo..
(anche fosse oro prezioso!)
Vorrei soffiarla via
e, di nuovo, ricominciare.
Perché, sapessi l’affetto,
che dentro le nostre stanze,
balla e canta, da sempre,
meravigliandosi, ogni volta,
di non essere guardato!



 

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