Capitolo III
CLESSIDRA
(LA RONDINELLA CON L'ALA SPEZZATA, FORSE POTRA’ TORNARE A VOLARE , SE CURATA
E ANCHE UN PO’ AMATA)
immagine di Azione Creativa
Anna, prima di parlarle, aspettò che Simona sbrogliasse i
pensieri che le si erano ingarbugliati dentro la testa. Si
era avvicinata da un po’ di minuti, ma poteva aspettare che il suo sguardo
riprendesse la cognizione del presente.
Per mettersi daccordo c’era tutto il tempo di cui avevano bisogno.
Per mettersi daccordo c’era tutto il tempo di cui avevano bisogno.
- Simona? La chiamò dolcemente,
accorgendosi che, dopo essersi scrollata dagli occhi immagini alle altre invisibili,era
finalmente tornata tra loro.
- Sì, dimmi!
- Ho bisogno del tuo aiuto, sai per
Clessidra, ti sarai resa conto che è la più fragile di noi. Sono preoccupata
per lei. Volevo chiederti …
E Simona interrompendola – Non mi
meraviglia la sua debolezza, chiunque, al suo posto, si sentirebbe confusa. E
Clessidra non è chiunque. Clessidra ci ha lasciato l’anima nella sua storia.
- Proprio una brutta storia! Ma sono dieci
anni che la sorella è morta, dovrebbe farsene una ragione!
- Non è la morte della sorella che la
devasta, è il modo. E poi, quella madre!
- Perché? Com’è accaduta? Non è stata una
disgrazia?
- Stammi vicina, che non senta! Ti
racconterò tutto, così capirai. Io sono del suo stesso paese e so come stanno
le cose meglio di lei che le ha vissute.
immagine di Azione Creativa
-Tu sai che la sorella morta era sua
gemella. La disgrazia accadde proprio il giorno del loro diciottesimo
compleanno. Avevano organizzato una bella festa con gli amici. Era estate e
faceva caldo. Avevano pensato di festeggiare in spiaggia, con falò, musica, una
torta e qualcosa da bere.
Non erano in tantissimi, il nostro è un
piccolo paese di pescatori e i giovani vanno via presto, in cerca di un futuro.
Pochi restano. Clessidra,
delle due, era la meno appariscente. Bella, era bella uguale, ma più taciturna,
più paurosa. Già allora, prima del fattaccio. Quando tutti vollero fare il
bagno, nudi, come di solito si fa a quell’ora e a quell’età, non volle andare
per non spogliarsi. Le era venuta vergogna del suo corpo quando, da piccola,
quello zoticone di suo cugino Girolamo le aveva messo le mani sotto la gonna e
si era messo a gridare pavoneggiandosi- Te l’ho toccata!Te l’ho toccata! Ridendo a crepapelle. E più lei piangeva, più rideva
di gusto. Si era sentita mortificata, quasi fosse stata lei a provocarlo! Come
se l’avesse meritato quello sporco addosso. Me lo raccontò l’anno scorso, quando
le chiesi perché non salutava suo cugino. E lo raccontò solo a me che sa quanto
le voglio bene. Diventando rossa rossa e sudando freddo.
immagine di Azione Creativa
Un bel giorno Clessidra incontrò l’amore.
Un amore giovane e puro, ricambiato e appassionato. Un amore da portare gioia.Non a Clessidra. Sua madre
avrebbe riso sarcasticamente, lei ormai lo sapeva, sarebbe stata sprezzante e
avrebbe distrutto questo dono prezioso del cielo.
Allora i giovani vollero difendere il loro
sentimento, e lo nascosero. Pian piano cominciarono a fare progetti di dolci
anni da passare insieme, di figli da far venire al mondo. E Clessidra in
segreto prese a ricamarsi il corredo. Quando tutte le lenzuola furono pronte, e
anche gli asciugamani e gli strofinacci e le sottovesti e le camicette e i
fazzoletti e la bella coperta con gli angeli al centro di un cerchio di fiori,
decisero di fare la “fuitina”. Una sera, prima del ritorno della
mamma dai campi, fecero i bagagli e … ma sulla porta trovarono la madre dritta come
un gendarme,silenziosa e altera, con lo sguardo gelido di chi non perdona.
Clessidra sentì le sue gambe farsi molli, aveva il cuore in gola che non la
faceva respirare. Sarebbe voluta morire. Ma non morì. Solo, dai suoi occhi
svanì, insieme al sogno di diventare sposa, ogni gioia. Lo sposo la chiamava,
la reclamava - Vieni via! Vieni con me! Ti farò felice.
Ma
Clessidra non poteva, gli occhi avevano perso la luce, vedevano senza
emozionarsi, senza comunicare. La paura aveva vinto l’amore.
immagine di Azione Creativa
- E com’è riuscita a trovare il coraggio
per lasciare la madre e venire con noi?- Chiese Anna
- Non è stata lei a lasciarla. Da quel
disgraziato giorno è vissuta senza pretese, ha fatto sempre ogni cosa le fosse
chiesto, fino a che l’ho trovata davanti casa mia, senza sapere che fare e dove
andare: la madre l’aveva cacciata. Voglio sperare per qualche pentimento,
perchè sapeva che ci avrei badato, che l’avrei presa con me. Per lei, io ci
sarò sempre.
- Ma cosa volevi chiedermi?
- Niente. Non c’è bisogno di chiederti
niente.
La giovane muta intanto prese a saltellare,
roteando intorno e tra le due donne che, guardandola, finalmente risero un
poco.
immagine di Azione Creativa
:))
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