La stanza del nero
In punta di piedi entro in questo mondo
misterioso, dove i confini delle cose sono confusi lasciando l’anima in sospeso
e nel dubbio. La stanza del nero è un universo affascinante.
Nero
Arrivi silenzioso,
inavvertibile ombra
dei miei paesaggi.
Non mi accorsi di te
Se non quando
Mi mancò la luce.
Infido colore parassita,
d’altri colori ti nutri.
Ma, pure maledicendoti,
l’arcobaleno a te s’inchina
e ti chiama “re della notte”.
Forse sa di te altre storie
E non a torto ti vuole
Profeta di albe rosa,
buio che, nascondendo,
separa il nulla dall’esistenza.
Pure sei nelle cose:
già ti ho visto definire forme,
dare corpo ai colori.
Dunque:porti vita
o morte?
( da
quadri -mdm)
Questa l’antica domanda:- Martin tu
pensi che il nero porti vita o morte?
L’angelo bianco non è venuto con noi.
Ma l’angelo è simbolo di purezza, non di vita,né di
morte.
La vita e la morte danzano insieme.
Nero… grigio.. fumo..
Un fil di fumo sale in cielo …
Felicità è questo momento …
scapperà via più del vento,
ma mi lascerà il suo profumo
che s'alza in ciel come fil di fumo...
Felicità ce l'hai nel cuore
quando lo apri al mal d'amore …
mal d'amore è una malattia
condita con un po' di nostalgia,
per qualcosa che non è ,o non è stato…
per chi non t'ama , ma un dì ti ha amato.
scapperà via più del vento,
ma mi lascerà il suo profumo
che s'alza in ciel come fil di fumo...
Felicità ce l'hai nel cuore
quando lo apri al mal d'amore …
mal d'amore è una malattia
condita con un po' di nostalgia,
per qualcosa che non è ,o non è stato…
per chi non t'ama , ma un dì ti ha amato.
( filastrocche-mdm)
E nero non è nemmeno assenza di colori .
Vanno via i miei colori
e non so trattenerli.
Sbiaditi sono i dolci rosa,
freschi sorrisi dell’alba.
Spariti (quando?) tratteggi sottili
d’infiniti steli acerbi di grano,
pennellate leggere
di ali intinte di luce e di cielo.
Restano sfumature, tracce,
solo per ingannarmi la vista.
Ma svegliati sono i sensi
dal doloroso svanire dei gialli.
Ed è non solo stupore,
quello che invade il mio corpo,
di bianco e nero dipinto.
Ora, io sono in attesa.
Da laggiù la nebbia avanza.
Scoloriranno i segni
di me e della mia realtà.
Rimpiango tutto il rosso
che troppo poco ho vissuto,
mentre imparo il sapore
del vuoto e dell’assenza.
Già acquisto trasparenze.( da quadri-mdm)
Ma l’assenza di colori è semplicemente il vuoto, non è proprio questo il
nero.
Nero è una finestra chiusa, una stanza dove non arriva la luce, ma la
stanza non sappiamo com’è: vuota o piena, orribile o bellissima. Non lo sapremo
mai.
Non ci resta che attraversare la stanza del nero passando dal giardino, dal porticato.
Poi penseremo di aver sognato, e
non ricorderemo mai di esserci entrati: la nostra mente non tollera il ricordo
del buio attraversato, s’inquina e diventa buia anche la sua memoria.
Andiamo, incamminiamoci, poi raggiungeremo la stanza del bianco.
Non ti meravigliare che io conosca il tragitto, io l’ho già percorso, senza
saperlo .. ma ne conservo una strana
memoria .I miei scritti sono i sassolini di Hansel e Gretel, potrei perdermi
anch’io, come loro, nel bosco.
Intanto opponiamo al nero il bianco.
Luna bianca, luna nera?
Sono la mezza luna nera
l’altra faccia di quella vera
lei ha il sorriso,lei ha la
luce
e io piango e non mi dò pace,
io come Cirano ardo d’amore,
ma all’ombra sto tutte le ore,
l’altra ascolta il mio suggerimento,
a me resta il mio tormento.
Ma verrà un giorno, un dì verrà
che un abbraccio ci riunirà!
(filastrocche sparse
mdm)
Contrasti
Quel tanto di nero, che basta
a dare dimensione ai colori.
Quel tanto di morte, che dona
ogni istante, vita alla vita.
Quel tanto di odio, che rende
un po’ più visibile ,amore.
( da quadri- mdm)
Vado a Gerusalemme ( atto unico)
(Un ufficio qualunque, abbastanza anonimo. Una giovane donna entra, si
siede su una poltrona, accende il registratore. Si abbassano le luci, il
riflettore illumina la figura di un’attrice vestita di nero, in piedi, sul lato
sinistro del palcoscenico. La donna, che chiameremo “ donna nera”, ci parla)
(donna nera)- Com’era? … Vado a
Gerusalemme senza ridere e senza piangere.
E restavamo seri, lungo tutto il cammino. A piedi, o con una gamba sola,
magari in ginocchio, secondo le penitenze che ognuno di noi aveva accumulato.
… Giochi di bimbi!
E tu, Gerusalemme, dove sei?
Ancora non ti ho vista. Pure ho imparato a non ridere e non piangere.
Ma quando ti vedrò?
Giocavamo … e intanto imparavamo, senza saperlo, a essere adulti.
Non come avremmo desiderato, ma come gli altri volevano diventassimo.
Ho voglia di piangere e ridere … per tutte le lacrime mai versate, per
le tante risate trattenute.
Follia! … Ma non è già follia, questo parlarmi come fossi un’altra?
Questo … ascoltarmi … inutile?
Oh! Potessi entrare nei pensieri muti, di coloro che mi camminano
accanto!
Chissà cosa dicono! Magari le mie stesse parole.
E camminiamo … vicini l’un l’altro, vivi dentro, ma comunicandoci il
niente.
Sto registrando le mie parole, è come mi ascoltasse qualcuno …
Vado a Gerusalemme …
E tu, Gerusalemme, dove sei?
in piedi, sul lato destro del
palcoscenico, un’altra attrice, vestita di bianco, interpreterà la voce di
donna registrata. La chiameremo “ donna bianca”. Inizia così un impossibile
dialogo. Le due figure resteranno separate fino alla fine, cucirà i loro
monologhi, un fascio di luce che le illuminerà alternativamente)
( donna bianca)- Ho ascoltato la tua registrazione, è stato un caso, io
non ti conosco.
Né voglio conoscerti: romperei la magia.
Tu ascolta, ora, la mia.
La tua voglia di comunicare, mi ha partorito.
Io sono una delle persone che ti camminano accanto. E cerco Gerusalemme
anch’io.
A volte, mi sembra di vederla, dentro risa di bimbi. Altre,
immedesimandomi in chi soffre, quasi cercando le radici più profonde del loro
dolore.
Perché lì, all’origine, ci sono anch’io.
Ma sono attimi, piccoli momenti … e tu?
(donna nera)- Dunque mi hai ascoltata. E’ strano come non provi
meraviglia. Questo non cambia niente. O forse molto. Ma hai ragione, non serve
conoscerci, non la nostra immagine. Non so se ho voglia di dirti i miei
pensieri. Tu mi poni dei problemi. La tua esistenza mi obbliga a uscire da me
stessa.
Potrei dirti i miei sentimenti, ma fingerei abbellendoli.
Vedi che non esiste possibilità di comunicare?
Pure vorrei tanto mantenere questo filo che, senza averlo voluto, ormai
a te mi unisce.
( donna bianca) – Eccomi di nuovo a te.
Già imparo a conoscerti e riconoscerti.
Lascia la tua paura di rappresentarti, non occorre farlo.
Basta sapere che vuoi essere ascoltata e che tu mi ascolti.
Ti dirò io di me, e dei miei sogni e della mia voglia di esserci.
Sempre.
Non importa dove e come. Io so di esistere, e questo mi piace molto.
Tocco il mio corpo, gli oggetti, gli animali, e la terra, e l’erba.
Respiro aria di mare e guardo, fino a saziarmi, tutto quello che i miei
occhi possono vedere.
Mi è preziosa ogni cosa e m’incanta il loro continuo cambiare. Resterei
ore così, ferma a osservare. Forse, anche per sempre.
Senza annoiarmi mai.
Sai, salendo ho incontrato un bambino. Ho, ancora negli occhi, la sua
immagine rubata. Lo faccio sempre. Rubo visi, colori, forme. Rubo rumori
stridenti e malinconiche melodie. Rubo il calore di una mano, o un profumo che
mi arriva dentro, all’improvviso.
Una ladra? Che importa! Raccolgo ciò che si perde, e ne resta sempre per
tutti.
(donna nera)- Ciao, ti ho ascoltata. Interessanti le tue ultime frasi:
hai rubato qualcosa per me?
Io conosco soprattutto il grigio. e la fatica di far tacere il cuore.
Ho paura di farmi male. Non posso guardare altrove, devo badare, dove
metto i piedi. Camminando, potrei inciampare: non credi?
Pure, mi prende il tuo modo di amare la vita.
Potrei provare anch’io …
Ma .. tu fingi!
Reciti una parte già scritta … o te la sei scritta da sola?
E tuttavia non mi spiego perché voglio continuare a giocare con te.
Anzi, lo so bene: per non annoiarmi. per non sentirmi più sola.
Non mi piace tutto questo. E nemmeno mi piaccio io.
E tu, ti piaci?
(donna bianca)- Oh! Non m’importa di piacermi.
A me piacciono le stelle in cielo, quando la notte è serena … i colori
che hanno le foglie, durante la stagione autunnale … - lo sguardo acuto di
un’artista che canta la sua ultima canzone. Ma la ballata è sempre la stessa, e
forse è anche un po’ la mia.
Mi piace parlare d’amore e rido delle facce importanti che dicono, e
dicono, e dicono … e intanto con gli occhi vanno cercando un sorriso di donna,
uno sguardo, un messaggio nascosto.
E tu: cosa dici? Anche tu ti nascondi dietro parole?
(donna nera)- Io vorrei non parlare. Forse, sorridere appena, solo per
tenere, gli altri, buoni.
Non voglio nemici. Ma non ho amici.
Pure mi sento struggere, tanta è la voglia di averli.
A volte provo a farmeli, ma troppo timidamente. Altre, invece, fingo una
disinvoltura che pare proprio la mia.
Poi, improvvisamente, mi arrotolo di nuovo tra le spine e sto lì, con il
fiato sospeso, fino a che l’altro scompare.
Me ne viene voglia adesso: scompari.. ti prego!
( donna bianca)- Di che cosa hai paura? Di una voce?
Ascolta, allora, il silenzio. Senti? Io già non parlo più.
(donna nera)- No, non svanire! Vedi? Già puoi farmi male!
Questo vuoto che mi lasci, prima di iniziare ad ascoltarti, non c’era.
Non poteva esserci.
Ora, quando torno dentro questa stanza, il mio primo pensiero è
accendere il registratore. Ma tu puoi andare e venire. Mi ascolti? Non
lasciarmi più sola!
( donna bianca)- Calma, ci sono ancora. Non potrai più liberarti i me.
Ascolta … ascolta …
Ti recito una cantilena. Me la cantava la mamma, o la nonna.
Me la cantava una donna.
Lunghe le ombre della sera
Quando io ti stringo a me,
lunga questa cantilena,
che ti culla, o figlia del re.
Lungo il sonno, che ti porta.
Lunga, la vita.
Lunga, la morte.
( donna nera)-La vita ... la morte …
Che nome ha la tua Gerusalemme?
La mia, più la cerco, più non c’è.
Sono come il cieco che cerca la luce, o il sordo, il suono,
e il muto, la voce.
Sono come il vivo che cerca la morte.
Pure, non rido e non piango.
Senti forse tremare la mia voce? La senti forse squillante?
Io sono saggia, perché bisogna esserlo.
Me l’hanno insegnato da sempre.
E accetto quello che la vita mi dà e non mi lamento.
(donna bianca) E non ti lamenti!
Dici: mi manca. E questo, e quello. Mi manca.
Non sono questi … lamenti?
Ascolta! … il tuo gioco era sbagliato … è sbagliato!.
La mia Gerusalemme è piena di palpiti, è viva.
Dentro le sue mura, ci sono risa e allegria, c’è passione.
Ci sono anche lacrime, è vero: che altro puoi fare … se il cuore ti
duole?
Pure, neanche io l’ho trovata!
Pure, non la cerco solo al buio.
( donna nera) Questo è
un addio, l’ultima registrazione …
Perché? … Ti racconto: stanotte ho sognato … la nebbia. Io c’ero e, come
in un film, mi sono vista andare incontro a un volto che sapevo, essere il tuo.
Davanti a me scorgevo, di lontano, uno specchio che pareva enorme.
Procedevo impaurita, presagendo.
Mi ci sono fermata di fronte.
-Come ti chiami?- Ho chiesto al tuo viso.
Ha risposto- ho il tuo nome anch’io-
E adesso ho paura, paura di sapere già chi sei.
Domani, tornerò a prendere la cassetta.
La porterò con me, senza ascoltarla.
Vado a Gerusalemme:
e tu, Gerusalemme: dove sei?(Donna bianca)
- e tu, Gerusalemme, dove sei?
Si spengono le luci e si riaccendono , dopo un po’,sul palcoscenico
vuoto. Al centro, per terra, Un registratore.
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