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mercoledì 25 aprile 2012

LE TESSITRICI ( Capitolo X )


Capitolo X

TANIA
immagine di Azione Creativa

(CON GLI ORECCHINI, UH! COME SON BELLA!
PIU’ CHE TUA FIGLIA, MAMMA,SON  TUA SORELLA!)

Veruska andava d’accordo con Tania. Forse per via degli orecchini che creava. C’era una certa somiglianza tra le loro attività. Spesso le due donne si scambiavano informazioni sugli strumenti che usavano, sulle temperature giuste per la fusione di quel tal metallo o dell’altro, e poi sulle vernici e i lucidanti e i colori da abbinare e come rendere leggeri i lavori o farli diventare più pesanti e sull’eleganza e sulla storia dei loro mestieri e sul prezzo da chiedere e sul tempo occorrente per mettere a puntino certe tecniche.
Ma avevano caratteri diversi. Tania aveva iniziato ad amare gli orecchini quando, piccolissima, si rifugiava sotto il grande pino a giocare con la creta molle e con i suoi aghi.
Voleva copiare la mamma che portava dei pendenti d’oro, gli unici oggetti preziosi che possedeva, ma che non toglieva mai.                                                                        
 - Le cose belle vanno godute!- diceva – Anche se stai a zappare!
A Tania la mamma sembrava bella. Non faceva caso alle mani screpolate, alle calze troppo spesse e un po’ rotte. Era bella, oltre questo. I bimbi sanno vedere le cose. Per questo si costruiva i suoi orecchini di aghi di pino e creta e se li appendeva ai padiglioni della orecchie. Poi camminava, ammirandosi come se vedesse la sua immagine riflessa in un grande specchio. Sì, anche lei era bella, anzi bellissima!
Aveva una collezione infinita di orecchini. Di tanto in tanto, siccome si spezzavano sempre un pochino, li finiva di rompere, e continuava a farne.
Quanto le piaceva vivere con la sua mamma! Ma dovettero portarla da una zia zitellona, perché il papà si era ammalato e aveva bisogno di cure.   

immagine di Azione Creativa
                          
 Alla piccola Tania avrebbe badato la zia piagnona. Quella del- Oh, come soffro! Oh, come sto male!
Così crebbe con lei.
 La mamma l’andava a trovare e le diceva- Pazienza amore mio, ancora un poco di pazienza! Presto ti riporto a casa.
Ma a casa sua non tornò più.
Rimase in quella, dove non poteva mostrare di essere felice, se no la zia diceva-  Ma non hai rispetto per me che sto male? Per favore va a ridere di là!
Né poteva far vedere la sua tristezza, se no la zia diceva -  Ma che egoismo! Che dovrei fare allora io? Neanche immagini quanto sto soffrendo!
Da tagliarsi le vene. Da fuggire lontano.
Comunque, la zia malaticcia sopravvisse al padre e alla madre.  
                          
Quando Tania capì che non aveva più qualcuno da cui tornare, si ammalò lei. Provava improvvisi brividi lungo la schiena e poi sudava come fosse una fontanella lasciata aperta. Gli attacchi di panico diventarono sempre più frequenti e gravi.
Non c’era altro da fare, a costo di passare per ingrata, doveva ascoltare il suo corpo che rifiutava di rimanere. Dovette andare via.
Disse sì alle tessitrici e, come Veruska, partì con loro..
                                        






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