Capitolo X
TANIA
(CON GLI ORECCHINI, UH! COME SON BELLA!
PIU’ CHE TUA FIGLIA, MAMMA,SON
TUA SORELLA!)
Veruska
andava d’accordo con Tania. Forse per via degli orecchini che creava. C’era una
certa somiglianza tra le loro attività. Spesso le due donne si scambiavano
informazioni sugli strumenti che usavano, sulle temperature giuste per la
fusione di quel tal metallo o dell’altro, e poi sulle vernici e i lucidanti e i
colori da abbinare e come rendere leggeri i lavori o farli diventare più
pesanti e sull’eleganza e sulla storia dei loro mestieri e sul prezzo da
chiedere e sul tempo occorrente per mettere a puntino certe tecniche.
Ma avevano
caratteri diversi. Tania aveva iniziato ad amare gli orecchini quando,
piccolissima, si rifugiava sotto il grande pino a giocare con la creta molle e
con i suoi aghi.
Voleva
copiare la mamma che portava dei pendenti d’oro, gli unici oggetti preziosi che
possedeva, ma che non toglieva mai.
- Le cose belle vanno godute!- diceva – Anche
se stai a zappare!
A Tania la
mamma sembrava bella. Non faceva caso alle mani screpolate, alle calze troppo
spesse e un po’ rotte. Era bella, oltre questo. I bimbi sanno vedere le cose.
Per questo si costruiva i suoi orecchini di aghi di pino e creta e se li
appendeva ai padiglioni della orecchie. Poi camminava, ammirandosi come se
vedesse la sua immagine riflessa in un grande specchio. Sì, anche lei era
bella, anzi bellissima!
Aveva una
collezione infinita di orecchini. Di tanto in tanto, siccome si spezzavano
sempre un pochino, li finiva di rompere, e continuava a farne.
Quanto le
piaceva vivere con la sua mamma! Ma dovettero portarla da una zia zitellona,
perché il papà si era ammalato e aveva bisogno di cure.
immagine di Azione Creativa
Alla piccola Tania avrebbe badato la zia
piagnona. Quella del- Oh, come soffro! Oh, come sto male!
Così crebbe
con lei.
La mamma l’andava a trovare e le diceva- Pazienza amore mio, ancora un poco di pazienza! Presto ti riporto a casa.
La mamma l’andava a trovare e le diceva- Pazienza amore mio, ancora un poco di pazienza! Presto ti riporto a casa.
Ma a casa sua
non tornò più.
Rimase in
quella, dove non poteva mostrare di essere felice, se no la zia diceva- Ma non hai rispetto per me che sto male? Per
favore va a ridere di là!
Né poteva far
vedere la sua tristezza, se no la zia diceva -
Ma che egoismo! Che dovrei fare allora io? Neanche immagini quanto sto soffrendo!
Da tagliarsi
le vene. Da fuggire lontano.
Comunque, la
zia malaticcia sopravvisse al padre e alla madre.
Quando Tania capì che
non aveva più qualcuno da cui tornare, si ammalò lei. Provava improvvisi
brividi lungo la schiena e poi sudava come fosse una fontanella lasciata
aperta. Gli attacchi di panico diventarono sempre più frequenti e gravi.
Non c’era
altro da fare, a costo di passare per ingrata, doveva ascoltare il suo corpo
che rifiutava di rimanere. Dovette andare via.
Disse sì alle tessitrici e, come Veruska, partì con loro..
Disse sì alle tessitrici e, come Veruska, partì con loro..
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