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martedì 17 aprile 2012

... continua (La stanza dell’azzurro)



Saliamo !

La stanza dell’azzurro





L’azzurro è il colore dell’anima e del cielo, della libertà e dell’infinito, della speranza serena :io sto cercando tra i miei scritti, ne trovo e un po’ qua e là in forma di aria :

cos'amo?
più di tutto la libertà.
La libertà e la fantasia.
O la follia.
Per questo sto
imparando a volare.
Mentre scrivo
il mio corpo
si fa aria dipinta
di colore pastello,
bolla caleidoscopica
leggera....leggera....leggera...
...............io, già volo.
(filastrocche –mdm)

Ma io non sarò mai muta
poiché mille sono i linguaggi dell’anima
e perla preziosa è questa vita.
Dolci le parole dette e ascoltate,
ma pieno di sapore è anche guardare
e poter respirare
e aver voglia di ridere.
Calde le mie lacrime, quando sono triste,
pieni d’incanto i miei silenzi.
In me, il mondo esterno vive,
trasformato ogni volta.
E, nell’azzurro della sera,
più che la malinconia,
sarà l’attesa del domani
a far palpitare il mio cuore.
( da quadri –mdm)



Ma trovo l’azzurro, soprattutto nell’acqua:

(Ascoltando Mozart)

Dita sul piano …
sgorgano note:
acqua di ruscello
che canta e ride
scendendo a valle.
Rallenta dolcemente,
trascina coinvolgendo.
Dice: venite,
seguitemi volando,
siate api sui fiori,
venite con me
..allegramente
Ed ora vi lascio,
su,andate da soli
e… niente paura
non cadrete,coraggio!
Ecco, vi riprendo
e son io che vi porto
e la mia voce non è un urlo,
ma quella di un bimbo
che saltella gioioso,
che trilla .
Poi di nuovo
si fa acqua trasparente,
gocce e rivoli d’argento,
e poi conca,
e poi canta
e scendendo si frantuma,
acquista un piglio sicuro,
ma è pur sempre armonia
e festa travolgente.
E son io che vi porto,
su venite con me,
voi tutti altri strumenti,
seguite la scia dei miei tasti
che saltellando festosa
se ne va verso il mare
con i monti alle spalle
ma il sapore di neve
è rimasto nel suono
ed è festa,grande festa
e non si può non cantare
in pendenza di fretta
e rallentando in pianura
laggiù dove c’è il mare,
giù al mare:
eccolo…ecco..lo
(mdm)

Fammi foglia,
tu, mia rugiada.
Di brillanti e di  luce mi vestirò.
Smeraldo vivente,
t’innamorerò
e di te invidia avrà
il mattino che viene.
Fammi riva,
tu, mia fonte.
Conca sarò di cerchi d’acqua,
t’attenderò lontana,
perchè   verrai.. oh! Sì verrai.
Oggi me ne andrò,
leggera ballando
per le vie del mondo.
Perché tu sei la mia pioggia
e  bello è con te danzare.
Ti ricordi, chiedevo:
sai il colore dell’acqua?
E tacevamo complici
nel nostro acuto mistero.
Invano ho cercato
Azzurri e blu e verdi,
fantasmi in mia presenza,
mutevoli e confusi
in  mille trasparenze,
nascosti dietro mura
di luccichii d’argento.
Non colori, ma  disegni d’acqua,
i suoi lunghi cammini:
le gocce, i cerchi, le onde,
le curve serpeggianti,
le nuvole fumanti
al cielo e dal cielo in moto,
la neve sopra i monti …
a te m’hanno portata.
Tu mio inizio, tu fine.
(Poesia dell’acqua-mdm)


E, anche se l’acqua non è sempre azzurra, e il suo linguaggio non parla sempre di vita, pure dall’acqua veniamo: vero Martin?

L’acqua è una lacrima?

Tra nere ciglia brillando,
mi sorprende la tua lacrima.
Assente ogni dolore.
Prezioso, il tuo universo,
improvvisamente mi si mostra.
Oh! E' per pochi questo incanto.
I deserti disseta
la tua goccia di vita
che chiede: io t'amo, tu mi ami?
Oh! E' per me questo incanto.
( mdm)

L’acqua è anche la pioggia che consola, quando l’alienazione è quasi pazzia:


Solo la pioggia
 sa essermi  compagna
Non è mia questa città,
né questo tempo.
Aspetto
tra figure e volumi
scorrenti senza senso.
 Evanescenti.
Aspetto.
Questo è il mio compito.
Guardare.
O camminare.
Solo vivo tra morti
O solo morto tra vivi.
Non più nel passato.
Non ancora nel futuro.
Cammino, corro,
è sempre la stessa cosa
la stessa dannatissima cosa.
Sempre la stessa distanza
tra me e il reale,
tra il reale e me.
Sogni metallici, ferite indolori
Fiato senza respiro, cuore senza amore,
giochi senza gioco,
giochi senza gioia.
Aspetto, cammino, corro,
aspetto, cammino ,corro.
Senza affanno
Senza domani
Senza mistero
Senza  domande.
Ammazzarsi sarebbe già qualcosa
Solo la pioggia sa essermi compagna
(mdm)



 

L’acqua accarezza…
Carezze d’acqua

-Certo che so che  è sintomo di qualcosa! Certo che significa che ho un problema!
Tutte queste docce! E non fa neanche così caldo da giustificarle: non sudo quasi mai!
Almeno cinque o sei volte al giorno , mi spoglio e m’infilo sotto la doccia.
Lascio che l’acqua mi scorra addosso per lungo tempo.
Sì, adoro il mio bagno schiuma, profumato e cremoso. Ma più ancora adoro l’acqua addosso.
Mentre me ne sto sotto la sua pioggia, (è doccia, ma io immagino sia pioggia) penso che forse non riuscirò a uscirne.
Passano i minuti … molti! Mi chiedo: quando?
Poi improvvisamente sono sazia e chiudo il rubinetto ed entro nell’accappatoio.
Carezze d’acqua!
Certo che ho un problema, forse un disagio!
Se lei dice così, avrà di sicuro ragione, caro il mio dottore!
Però:sa che le dico? Non è che ne sia così convinta.
Un problema? Io avrei un problema?...Mah!
Io so solo che amo le carezze d’acqua.
Carezze che scivolano sulla mia pelle, la assecondano tutta, senza  mai violarla.
La lasciano pulita e fresca, profumata di buono, rinnovata come fiorisse a Primavera.
Carezze che hanno memorie belle: d’infanzia, di tuffi, di scoperte, di …
Sì, lo so che lei mi sta aspettando al varco, che crede che io stia piangendo una mancanza.
Ebbene sì, qualcosa mi manca, non qualcuno.
Non un amore, non un amante. Mi manca la mia innocenza.
Così, quando torno nell’acqua, mi pare di recuperarla.
Non solo perché mi toglie le impurità, non solo per questo.
Affogarmi, berla, è come tornare dentro l’utero materno.
Allora è come se tutto ricominciasse, almeno ho l’illusione che sia possibile.
L’acqua mi accoglie, mi scalda, placa i miei sensi agitati, mi disinfetta ferite senza segni.
Mi han detto che l’acqua ha memoria, però credo sia memoria d’antico, non che riguardi le nostre brevi vite.
L’acqua non sa niente del mio lerciume, dei miei rimorsi. Dentro di sé ha le nuvole, la pioggia, la neve, i percorsi infiniti.
Dal cielo, viene la mia acqua, dall’alto, per redimerci diventando fango, per noi che pure siamo fango plasmato, ma che improvvisamente fiorisce come farfalla leggera. Questo siamo, farfalle di fango.
Dal cielo, fino a scorrere e penetrare dentro il seno della terra, a serpeggiarle dentro fecondandola, a portare vita a ogni cosa da lei toccata.
Dal cielo, fino al mare, l’azzurro mare, il meraviglioso mare, l’infinito mare … il nero mare!
Dove si è perso lui che mi amava.
Perché? Come può accadere che qualcosa di meraviglioso si trasformi così crudelmente, da ferire, strappare il cuore?
Che acqua è questa che ci nutre e crea, che fa verdeggiare i campi, spuntare fiori, che in sé accoglie tante forme di animali … che acqua è questa che ha … tolto poi il respiro al mio amore?
Ora non farei una doccia, ma ficcherei la testa dentro l’acqua, nel mare, in un lago, nella vasca … non importa.
Vorrei provare un po’ di quel che ha vissuto il mio amore, appena un po’, perché so bene che l’istinto di sopravvivenza mi farebbe riemergere e respirare profondamente per riacchiappare la mia anima e legarla a questo corpo che non ha più carezze di lui… di lui...
Non avrò mai più le sue carezze.
Per me ci sono solo queste carezze d’acqua, morbide, sensuali, seduttrici, desiderate.
Ho un problema? Un disagio?
No, non un disagio. Io sto seccando, appassendo, come pianta dimenticata al sole, che nessuno annaffia.
E non ho voce per dire la mia sete, ho tolto l’audio alle mie emozioni, ho tolto i battiti al mio cuore, ho cancellato i miei desideri.
Ma l’acqua capisce e conosce quel che mi manca, dice tutto al posto mio.
Mi parla d’amore, mi ricorda l’amore.
E lo dice non alla mia testa, che non vuol ragionare o ricordare, lo dice alla mia pelle, che ha le sue memorie.   Come l’acqua.
Quest’acqua che dovrebbe farmi inorridire e invece mi consola.
Che mistero porta in sé, che chiavi!
Può aprire le porte della vita e della morte, della gioia e dell’orrore.
Delicata e impetuosa; chiara e trasparente, o melmosa e tetra.
Ghiaccio o caldo vapore.
Sempre innocente messaggera.
Dottore mio, siamo partiti dalla doccia e arriviamo all’origine della vita.
Anche alla sua fine. Arriviamo al divenire e all’eterno.
Un mio problema? Un disagio?
No, non solo un mio problema.
E’ l’esistenza in sé che vorrebbe un senso, come l’acqua che scorre giustamente verso il mare.
O che sale, giustamente verso il cielo, perché sa che tornerà alla terra.
Come l’acqua che compie il suo ciclo, avendone memoria.
 Di questo ha memoria, non degli inutili, insignificanti incontri lungo il suo percorso circolare.
Questo sento, quando sto sotto la doccia: la vita addosso.
La vita che continua, nonostante la nostra ignoranza delle sue motivazioni.
E lentamente mi ricarico, torno a essere viva io stessa, ricomincio anch’io il mio ciclo.
Portando con me la mia acqua che di nuovo mi scorre e pulsa nelle vene, disseta il mio deserto. Perché noi siamo terra, impastata con l’acqua.
Farfalle di fango, con l’anima di fuoco, che volano il loro tempo in un cielo infinito.




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