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lunedì 7 maggio 2012

Marika aspettava il suo amore

foto di Azione Creativa

Marika aspettava il suo amore. Aveva meno di vent’anni e la vita davanti. Aspettava il suo amore al limite del giardinetto, sotto una magnifica palma . Era già buio . L’illuminava un lampione bluastro, freddo, come quel freddo che provava dentro.

Ma Marika aspettava il suo amore e aveva le lacrime negli occhi: sciocche lacrime gelate che non scendevano sulle guance, ma se ne stavano ferme e rassegnate, ignare di illuminarle lo sguardo.

Marika aspettava il suo amore. Arrivò una macchina, si fermò, la guidava un signore anziano con i capelli grigi e rughe che raccontavano i suoi anni. Somigliava un poco a suo padre,  non com' era veramente, forse come avrebbe voluto che fosse... con quell'aspetto distinto da professore, o forse da dottore. Le diede in anticipo cinquanta euro. Lei salì.

Sentiva il cuore in petto stretto come in un pugno,  si sentiva soffocare.  L'auto andava e lei … stava sempre … aspettando il suo amore.

Procedevano... verso dove?  Non che avesse importanza, non sarebbe mai stato il posto che lei avrebbe voluto. Lei con la testa era sempre altrove, in un paese di mare, paese caldo e schietto, sincero. Lei camminava a piedi scalzi nell’acqua tiepida, con negli occhi il sole e quell’azzurro...quell’azzurro che le toglieva il fiato.

Era quella la vera Marika, non questa. Non una ragazzina sconsolata, con lacrime gelate negli occhi, tutta intirizzita, con le gambe nude e brucianti per il freddo dentro la gonna toppo corta.

-Abbi pietà di me !- Pensò. Ed era quasi una preghiera che rivolgeva in silenzio a un uomo che non pareva cattivo . Normale, come tanti, come troppi che incontri per strada, quando vai per negozi e magari ti sembra affidabile e gli chiedi pure informazioni. Un uomo "dabbene”.

La storia potrebbe pure finire qui.
Ma quel giorno era un giorno magico, uno di quei giorni in cui i sogni vincono la realtà.

L’uomo "dabbene” parve udire la sua preghiera. O forse furono i suoi occhi luminosi, lo sguardo di Marika perso in un altro mondo. Accostò e parlò alla ragazza. Come davvero fosse sua figlia. Ascoltò i suoi sogni, il posto in cui avrebbe desiderato stare insieme a un amore giovane, puro. E parlò con parole che le restituivano l’innocenza. Parole che restituivano anche a se stesso qualcosa che aveva perso per strada.
Poi riavviò il motore e non parlarono più, dentro la macchina regnava un silenzio dolce, che alleggeriva il cuore.

Arrivarono alla casa famiglia dell'associazione "Libera". L’uomo "dabbene" scese, le aprì la portiera, lei si sentì come Cenerentola che con il cocchio era arrivata al suo ballo. Un po' tremava...
-Vai tranquilla!- le disse- Sono aperti, aspettano sempre qualcuno-

Così
 Marika face qualche passo, raggiunse il citofono,  suonò. L'uomo la vide dire qualcosa. Passò un attimo infinito. Poi entrò inghiottita dalla casa.

Libera, finalmente, di aspettare il suo amore!

(Milvia Di Michele)

2 commenti:

  1. E si che l'avevo messo prima. . .
    Grazie Milvia, mi è piaciuto molto. Pieno di tenerezza e delicato anche se tratta in poche righe un tema così scottante.
    A rileggerti.

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