Carezze d’acqua
foto di Azione Creativa |
-Certo che so che è sintomo di qualcosa! Certo che significa che
ho un problema!
Tutte queste docce! E non fa neanche così caldo da
giustificarle.
Almeno cinque o sei volte al giorno mi spoglio e
m’infilo sotto la doccia.
Lascio che l’acqua mi scorra addosso per lungo
tempo.
Sì, adoro il mio bagno schiuma, profumato e
cremoso. Ma più ancora adoro l’acqua addosso.
Mentre me ne sto sotto la sua pioggia, (è doccia,
ma io immagino sia pioggia) penso: riuscirò ad andar via?
Passano i minuti … molti! Mi chiedo: quando?
Poi improvvisamente sono sazia e chiudo il
rubinetto ed entro nell’accappatoio.
Carezze d’acqua!
Certo che ho un problema, forse un disagio!
Se lei dice così, avrà sicuramente ragione, caro il
mio dottore!
Però:sa che le dico? Non è che ne sia così
convinta.
Un problema? Io avrei un problema?...Mah!
Io so solo che amo le carezze d’acqua.
Carezze che scivolano sulla mia pelle, la assecondano
tutta senza mai violarla.
La lasciano pulita e fresca, profumata di buono,
rinnovata come fiorisse a Primavera.
Carezze che hanno memorie belle: d’infanzia, di
tuffi, di scoperte, di …
Sì, lo so che lei mi sta aspettando al varco, che
crede che io stia piangendo una mancanza.
Ebbene sì, qualcosa mi manca, non qualcuno.
Non un amore, non un amante. Mi manca la mia
innocenza.
Così, quando torno nell'acqua, mi pare di
recuperarla.
Non solo perché mi toglie le impurità, c'è altro.
Affogarmi, berla, è come tornare dentro l’utero
materno.
Allora è come se tutto ricominciasse, almeno ne ho
l’illusione.
L’acqua mi accoglie, mi scalda, placa i miei sensi
agitati, mi disinfetta ferite senza segni.
Mi han detto che l’acqua ha memoria, però credo
sia memoria d’antico, non delle nostre brevi vite.
L’acqua non sa niente del mio lerciume, dei miei
rimorsi. Dentro di sé ha le nuvole, la pioggia, la neve, i percorsi infiniti.
Dal cielo viene la mia acqua, dall’alto, per
redimerci, diventando fango, per noi che pure siamo fango plasmato, ma che
improvvisamente fiorisce come farfalla leggera. Questo siamo, farfalle di
fango.
Dal cielo, fino a scorrere e penetrare dentro il
seno della terra, a serpeggiarle dentro fecondandola, a portare vita a ogni
cosa da lei toccata.
Dal cielo fino al mare, l’azzurro mare, il
meraviglioso mare, l’infinito mare … il nero mare!
Dove si è perso lui che mi amava.
Perché? Come può accadere che qualcosa di
meraviglioso si trasformi così crudelmente, da ferire, strappare il cuore?
foto di Azione Creativa
Ora non farei una doccia, ma ficcherei la testa dentro l’acqua, nel mare, in un lago, nella vasca: non importa dove.
Vorrei provare un po’ di quel che ha vissuto il
mio amore, appena un po’, perché so bene che l’istinto di sopravvivenza mi
farebbe riemergere e respirare profondamente per riacchiappare la mia anima e
legarla a questo corpo che non ha più carezze di lui… di lui...
Non avrò mai più le sue carezze.
Per me ci sono solo queste carezze d’acqua,
morbide, sensuali, seduttrici, desiderate.
Ho un problema? Un disagio?
No, non un disagio. Io sto seccando, appassendo, come
pianta dimenticata al sole, che nessuno annaffia.
E non ho voce per dire la mia sete, ho tolto
l’audio alle mie emozioni, ho tolto i battiti al mio cuore, ho cancellato i
miei desideri.
Ma l’acqua capisce e conosce quel che mi manca, dice
tutto al posto mio.
Mi parla d’amore, mi ricorda l’amore.
E lo dice non alla mia testa, che non vuol
ragionare o ricordare, lo dice alla mia pelle, che ha le sue memorie. Come l’acqua.
Quest’acqua che dovrebbe farmi inorridire e invece
mi consola!
Che mistero porta in sé, che chiavi per mondi segreti!
Può aprire le porte della vita e della morte,
della gioia e dell’orrore.
Delicata e impetuosa; chiara e trasparente, o
melmosa e tetra.
Ghiaccio o caldo vapore.
Sempre innocente messaggera.
Dottore mio, siamo partiti dalla doccia e arriviamo
all’origine della vita.
Anche alla sua fine. Arriviamo al divenire e
all’eterno.
Un mio problema? Un disagio?
No, non solo un mio problema.
E’ l’esistenza in sé che dovrebbe avere un senso, come
l’acqua che scorre giustamente verso il mare.
O che sale, giustamente verso il cielo, perché sa
che tornerà alla terra.
Come l’acqua che compie il suo ciclo, avendone
memoria.
Di questo
ha memoria, non degli inutili, insignificanti incontri lungo il suo percorso
circolare.
Questo sento quando sto sotto la doccia: la vita
addosso.
La vita che continua nonostante la nostra
ignoranza delle sue motivazioni.
E lentamente mi ricarico, torno a essere viva io
stessa, ricomincio anch’io il mio ciclo.
Portando con me la mia acqua, che di nuovo mi
scorre e pulsa nelle vene, disseta il mio deserto. Perché noi siamo terra
impastata con l’acqua.
foto di Azione Creativa
Milvia Di Michele
Pone innumerovoli spunti di riflessione.
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