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mercoledì 9 maggio 2012

Carezze d’acqua


Carezze d’acqua 
foto di Azione Creativa

 -Certo che so che  è sintomo di qualcosa! Certo che significa che ho un problema!
Tutte queste docce! E non fa neanche così caldo da giustificarle.
Almeno cinque o sei volte al giorno  mi spoglio e m’infilo sotto la doccia.
Lascio che l’acqua mi scorra addosso per lungo tempo.
Sì, adoro il mio bagno schiuma, profumato e cremoso. Ma più ancora adoro l’acqua addosso.
Mentre me ne sto sotto la sua pioggia, (è doccia, ma io immagino sia pioggia) penso: riuscirò ad andar via?
Passano i minuti … molti! Mi chiedo: quando?
Poi improvvisamente sono sazia e chiudo il rubinetto ed entro nell’accappatoio.
Carezze d’acqua!
Certo che ho un problema, forse un disagio!
Se lei dice così, avrà sicuramente ragione, caro il mio dottore!
Però:sa che le dico? Non è che ne sia così convinta.
Un problema? Io avrei un problema?...Mah!
Io so solo che amo le carezze d’acqua.
Carezze che scivolano sulla mia pelle, la assecondano tutta senza  mai violarla.
La lasciano pulita e fresca, profumata di buono, rinnovata come fiorisse a Primavera.
Carezze che hanno memorie belle: d’infanzia, di tuffi, di scoperte, di …
Sì, lo so che lei mi sta aspettando al varco, che crede che io stia piangendo una mancanza.
Ebbene sì, qualcosa mi manca, non qualcuno.
Non un amore, non un amante. Mi manca la mia innocenza.
Così, quando torno nell'acqua, mi pare di recuperarla.
Non solo perché mi toglie le impurità, c'è altro.
Affogarmi, berla, è come tornare dentro l’utero materno.
Allora è come se tutto ricominciasse, almeno ne ho l’illusione.
L’acqua mi accoglie, mi scalda, placa i miei sensi agitati, mi disinfetta ferite senza segni.
Mi han detto che l’acqua ha memoria, però credo sia memoria d’antico, non delle nostre brevi vite.
L’acqua non sa niente del mio lerciume, dei miei rimorsi. Dentro di sé ha le nuvole, la pioggia, la neve, i percorsi infiniti.
Dal cielo viene la mia acqua, dall’alto, per redimerci, diventando fango, per noi che pure siamo fango plasmato, ma che improvvisamente fiorisce come farfalla leggera. Questo siamo, farfalle di fango.
Dal cielo, fino a scorrere e penetrare dentro il seno della terra, a serpeggiarle dentro fecondandola, a portare vita a ogni cosa da lei toccata.
Dal cielo fino al mare, l’azzurro mare, il meraviglioso mare, l’infinito mare … il nero mare!
Dove si è perso lui che mi amava.
Perché? Come può accadere che qualcosa di meraviglioso si trasformi così crudelmente, da ferire, strappare il cuore?

Che acqua è questa che ci nutre e crea, che fa verdeggiare i campi, spuntare fiori, che in sé accoglie tante forme di animali, che acqua è questa che ha tolto il respiro al mio amore?


 
 foto di Azione Creativa


Ora non farei una doccia, ma ficcherei la testa dentro l’acqua, nel mare, in un lago, nella vasca: non importa dove.
Vorrei provare un po’ di quel che ha vissuto il mio amore, appena un po’, perché so bene che l’istinto di sopravvivenza mi farebbe riemergere e respirare profondamente per riacchiappare la mia anima e legarla a questo corpo che non ha più carezze di lui… di lui...
Non avrò mai più le sue carezze.
Per me ci sono solo queste carezze d’acqua, morbide, sensuali, seduttrici, desiderate.
Ho un problema? Un disagio?
No, non un disagio. Io sto seccando, appassendo, come pianta dimenticata al sole, che nessuno annaffia.
E non ho voce per dire la mia sete, ho tolto l’audio alle mie emozioni, ho tolto i battiti al mio cuore, ho cancellato i miei desideri.
Ma l’acqua capisce e conosce quel che mi manca, dice tutto al posto mio.
Mi parla d’amore, mi ricorda l’amore.
E lo dice non alla mia testa, che non vuol ragionare o ricordare, lo dice alla mia pelle, che ha le sue memorie. Come l’acqua.
Quest’acqua che dovrebbe farmi inorridire e invece mi consola!
Che mistero porta in sé, che chiavi per mondi segreti!
Può aprire le porte della vita e della morte, della gioia e dell’orrore.
Delicata e impetuosa; chiara e trasparente, o melmosa e tetra.
Ghiaccio o caldo vapore.
Sempre innocente messaggera.
Dottore mio, siamo partiti dalla doccia e arriviamo all’origine della vita.
Anche alla sua fine. Arriviamo al divenire e all’eterno.
Un mio problema? Un disagio?
No, non solo un mio problema.
E’ l’esistenza in sé che dovrebbe avere un senso, come l’acqua che scorre giustamente verso il mare.
O che sale, giustamente verso il cielo, perché sa che tornerà alla terra.
Come l’acqua che compie il suo ciclo, avendone memoria.
Di questo ha memoria, non degli inutili, insignificanti incontri lungo il suo percorso circolare.
Questo sento quando sto sotto la doccia: la vita addosso.
La vita che continua nonostante la nostra ignoranza delle sue motivazioni.
E lentamente mi ricarico, torno a essere viva io stessa, ricomincio anch’io il mio ciclo.
Portando con me la mia acqua, che di nuovo mi scorre e pulsa nelle vene, disseta il mio deserto. Perché noi siamo terra impastata con l’acqua.
Farfalle di fango con l’anima di fuoco, che volano il loro tempo in un cielo infinito.


 

foto di Azione Creativa

Milvia Di Michele

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