immagine di Azione Creativa |
Il quadro
Quel quadro!
L’acqua del mare riempiva quasi due terzi della grande
tela rettangolare usata perpendicolarmente.
Trasparenze verdastre ne lasciavano intuire la
profondità.
Pareva di sentirne la frescura. La sua immagine mi
entrava, attraverso lo sguardo, fin dentro l’anima.
In alto, dello stesso colore, ma più leggero e luminoso,
si apriva il cielo.
Mi godevo ogni pennellata dell’artista, scrutavo ogni
sfumatura.
Lo avrei rubato. E non solo per la sua bellezza.
Sentiva che mi aderiva, che appagava i miei bisogni più
veri.
Mi placava guardarlo, come un tempo mi placavano antiche
ninna-nanne.
Era un abbraccio materno, protettivo, che tuttavia non mi
teneva a forza.
Bastava spostare la direzione dei miei occhi dall’acqua
all’aria, per assaporare una grande sensazione di libertà.
Sarà che sono innamorata del mare.
Pare aspettarmi quando gli vado incontro. Sempre.
Quel quadro!
Mi viene in mente inatteso, a un anno di distanza
dall’averlo visto.
E scopro intatta la gioia allora provata.
Probabilmente dell’inizio del novecento, dipinto bene,
con professionalità.
I suoi colori mi facevano pensare all’infanzia.
Non strettamente alla mia, non poteva perché l’ho vissuta
tra valli e colline, lontane purtroppo dal mare.
Pure, il verde del grano a primavera, quando ancora il
sole non l’ingiallisce e il vento ne muove gli steli, mi pare somigli un poco
al suo colore.
Mi ricordava l’infanzia perché sapeva di buono, di
desiderati ritorni, di fermata.
Benchè le onde fossero larghe e in movimento, mi
raggiungeva una pace che andava oltre il tempo scandito, oltre le cose.
-Eccomi mare, abbracciami ancora. Sono tornata. E dolce è
la tua carezza che mi bagna-
C’è da imparare dal mare!
Ma più che il desiderio di sapere, mi ha portata la
necessità di riconquistarmi, di ritrovarre affetti ed emozioni creduti
dimenticati.
Ieri hai abbracciato quell’uomo. E’ rientrato in te,
rifiutando la sua esistenza. E tu gli hai aperto le misteriose porte
dell’inizio e della fine.
Mi trovo disorientata, non riesco ad associarti
sensazioni di paura e di morte.
Ma c’è chi viene da un altro viaggio, un lungo viaggio
dentro la sofferenza.
E la tua acqua, per loro si fa nera.
Perché non sono solo il sole e il cielo a darle colore.
Anche i nostri sentimenti.
Comincia la bella stagione.
Incontro qualcuno che, raccolto, lo sguardo su di te,
cammina lentamente.
E i passi hanno un senso e vanno lontano.
Mi scuote la gioia di un bimbo che gioca con il suo cane.
Rido dentro con lui.
Ecco, mi riconosco.
In questa solitudine, ogni volta mi ritrovo.
Per poi perdermi di nuovo nell’altra grande solitudine
della vita che corre e calpesta.
Né si può evitare di essere travolti.
Il mare …
Ma so di parlare di te.
E’ presto per riuscire a farlo apertamente,
spudoratamente.
Posso solo dire di alcune cose che ti somigliano, come
nei sogni, quando la realtà assume volti diversi e veste, nascondendoli, i
nostri segreti.
Per renderne accessibile l’espressione.
Mi sei mancata da pochi mesi, ma per me sei più viva di
prima.
La tua presenza si è come dilatata, mi accompagna
ovunque.
Così sei il mio mare e il mio celo, e pianta e terra ed
erba.
Sei anche un po’ me stessa, la mia parte migliore.
E dimentico di averti così tardi capita.
Però mi fa impazzire la mia incomprensione di quello
che è accaduto.
Mare, dammi la rassegnazione.
Se puoi, addolcisci il mio dolore.
Ma non parlarmi più d’eterno.
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