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venerdì 18 maggio 2012

Ne ammazza più la cultura ...


Ne ammazza più la cultura che…
Questa frase, benché mancante della seconda parte che non ricordo, l’adoro.
C’est vrai! Ne ammazza più la cultura di …
E sento finalmente una ventata d’aria pulita e fresca.
Si sta così bene senza la saccenteria, il dover  dimostrare di sapere, l’obbligo a complimentarsi per scritti che ci siamo sentiti in dovere di leggere..per non offendere sensibilità rare.

Meglio una sbicchierata in un bar, o una serata di ballo in piazza, quando è estate e si mangia porchetta, si beve birra e c’è un’orchestrina simil romagnola che suona il “lissio”e allora io ballo pure da sola, in mezzo a persone di ogni età, che sono andate a scuola di ballo, o magari no, e che, come me, sorridono a passo di danza.
foto di Azione Creativa

Fantasia in Rete: LE CARTIERE DI BALTAZAR di Daniela Bonifazi-France...

Fantasia in Rete: LE CARTIERE DI BALTAZAR di Daniela Bonifazi-France...: LE CARTIERE DI BALTAZAR Mi chiamo Maria, sono operaia in una delle tre grandi cartiere del mio paese. Qui, nel fantastico regno di Car...

mercoledì 16 maggio 2012

L'aria in faccia


L’aria in faccia

Cammino a passo svelto, oggi macinerò chilometri per smaltire le calorie della cena di ieri sera con amici. Ho avuto ospiti e, come sempre, non ho mangiato molto mentre ero in compagnia, sazia del piacere di stare insieme, ma sparecchiando e sistemando la cucina, quando mi sono ritrovata sola, ho cominciato a cercare possibili soddisfazioni e la gratificazione più alla mia portata mi veniva offerta dalla gola, dal cibo: veleno per la mia emicrania, ma veleno con effetto il mattino dopo. Era necessario un intervento d’urgenza, per placare la mia ansia.
Quando tutto è routine, non faccio respirare la mia ansia, non le dò spazio, la soffoco. Però, appena apro una fessura e sbircio oltre il quotidiano …allora devo correre a tappare il buco, in qualsiasi modo, perché la diga non si rompa.
Così stamattina, dopo due caffè amari, una doccia infinita, sono riuscita a mettermi in piedi e cammino.
Percorro un sentiero comodo, tra verdi alberi. Ho intenzione di arrivare al paese di fronte e girare poi verso il bivio di Cappelle per tornare: il tracciato dei miei passi faranno un largo cerchio, non ho voglia di ritorni, circumcamminerò fino a tornare a casa dalle colline e non ripercorrendo la valle.


foto di Azione Creativa


Oggi è tornato il sole, l’aria si è pulita con la pioggia di ieri,conservando la freschezza del giorno precedente.
 E’ magnifica quest’aria sulla faccia. Mi ricorda le mie gioie infantili, il piacere intenso di sentirmi accarezzata dalla vita, quella sensazione profonda di dolcissimo privilegio che conservo ancora in me gelosamente.
Non sudo e non ho affanno, solo le gambe si stanno stancando, non abituate a percorsi più lunghi di mezz’ora. Ma la testa diventa sempre più leggera, a ogni mio passo scende l’amaro dello stomaco e del cuore fino a terra e dagli occhi entra in me la natura con i suoi colori veri e animati, i suoi rumori che accarezzano accompagnandomi come una musica.
E l’aria in faccia mi tiene svegli tutti i miei sensi.
Quest’aria è la mia religione, è mia madre, è il mio mondo, la mia guida. Ha la vita dentro, è la vita.
Ora i miei pensieri vanno trasformandosi, non sono fatti più di parole, ma di immagini, di emozioni, di suoni.
Sento i miei bisogni placati, se non soddisfatti.
Sono stanca, so di un’accorciatoia che mi permetterà di tagliare un po’ il cerchio del mio cammino, senza tuttavia tornare indietro.
 Prenderò quella.





foto di Azione Creativa





Per me che non ho Dio:
Cos’è questa preghiera
che dalla terra sale
e  muove i fili d’erba
e incurva le colline
e poi raggiunge il cielo,
e dà luce alla luna
e il petto infuoca al sole,
che fa correre i fiumi
in fondo fino al mare?

Per me che non ho Dio:
Cos’è questa preghiera
che scorre nelle vene
 e pulsa dentro il cuore
che  entra nella testa
e lì si assedia e resta
a tormentarci i giorni,
che dà luce ai miei occhi
che solo se mi tocchi
mi scolorisce il viso
e bacio il tuo sorriso.

Per me che non ho Dio:
Cos’è questa preghiera
che nasce dolcemente
ma poi crescendo urla
tremenda oltre i confini
perché ha scoperto il velo
che copre ogni dolore
che  con la morte muore
quando non c’è più fiato
nell’ora del commiato

Per me che non ho Dio:
Cos’è questa preghiera….
cos’è questo respiro
che dà vita alle cose
che fa vestir le spose
che fa i silenzi pieni
che chiede di sperare
che tanto mi fa amare?

(Milvia Di Michele)


foto di Azione Creativa



Come la lucciola
Chiusa dentro il barattolo
Morì per mio gioco
( troppo piccola ero per capire)

Così il respiro
Che in dono volevo darti
Svanì tra labbra aperte
( troppo sciocca per sapere)

Un bacio e poi
Nel mio respiro
Il tuo respiro e
Il mondo intero! 

(Milvia Di Michele) 



foto di Azione Creativa 





....“ la felicità sta cercando te”… un amico ha scritto, in risposta a un mio disegno intitolato “ Cercando felicità”.
Capisco in questo momento la verità della sua frase, ma Felicità sta arrivando tardi, o io l’ho scorta troppo recentemente.
Il mio corpo si è consumato e non è più la casa adatta per accoglierla.
Avrei dovuto aprire gli occhi quando ero farfalla leggera, appena nata dal bozzolo.
O quando ero frutto maturo. E tuttavia il mio cuore batte come dentro una bimba, emozionandosi sempre.
-Felicità..mi vuoi ancora?
Certamente tu non guardi il mio vestito che non è più quello della festa e del ballo.
Come gli animali, ami sempre perché non hai astruse costruzioni:tu sei la vita, tu sei l’aria.
Cercavo l’amore dal cuore degli uomini, volevo dissetarmi con gocce di gioia … e non vedevo la fonte, la cascata scintillante al sole, che già di lontano apre i polmoni e la mente, ossigenando i corpi.
Ma pure il dolore ha la sua valenza, la sua dignità, e bisogna pure lasciarsi attraversare dalla sofferenza, se non altro che per capirla.
Capirla, comprenderla, accoglierla. Non tutto è serafico. Non tutto è leggerezza
O meglio, alla leggerezza ci si arriva. Se ci si arriva.
-Felicità mi vuoi ancora?
-Anche se i miei passi sono più stanchi e se non gioco più con l’aria, e rido meno quando m’accarezza?
Ma ci sono giorni ...ci sono giorni …
Ma come fanno, in quei giorni, a non vedere in me una fanciulla serena, che respira all’unisono con le piante, con gli animali, con le stelle?
-Sulle stelle non c’è aria.-
Ne siete sicuri?
Io arrivo con il mio pensiero fino alle stelle, nell’universo, sono io stessa universo.
E in me c’è l’acqua e la terra e il fuoco e …l’aria.
Ne siete sicuri?




Che sia un privilegio
inizio a sospettarlo,
perché quello che non ti dico,
quando ti guardo impaurita
chiedendoti:la mano,dammi la mano!
e  tu timoroso, per me:
oh! Di nuovo! No,resta con me,
quello che non ti dico
è che la mia paura d’impazzire
si mescola ogni volta
all’inspiegabile piacere
che provo nel perdermi
perché il  corpo che perdo
dilata il suo confine
e lo sento nel mondo e oltre
e sono io il mondo.
Quello che non ti dico
 è che in quei momenti
la mia vita è il sogno
che più della realtà
mi si impone e m’invade,
più di ciò che tutti
intendiamo  realtà.
Che sia un privilegio
davvero inizio a sospettarlo ,
questo mio sentirmi
persa ,in terra straniera
questi sensi ovattati
che  dici di non capire
e che  combatto respirando
a lungo,profondamente,
quasi per riacchiapparmi l’anima
che pare voglia fuggire.
Sì,inizio a pensare
che deve essere un privilegio
un corpo che non ha dimenticato
la materia di cui è impastato
e lascia ogni tanto
che il simile torni al simile
così la sua acqua  all’acqua
e il ferro al ferro,
la terra alla terra
Però tu prendimi la mano,
abbracciami forte
quando mi perdo..ora che mi perdo




Sono quasi arrivata a casa, il circolo si sta chiudendo. Di fronte a me mamma Maiella, con la sua cima larga e innevata, brilla alla luce del sole.
La strada che mi resta va in discesa verso di lei, guardata al suo fianco dalla “Bella addormentata” che, distesa, con le mani sul ventre, aspetta lo scorrere del giorno, per godere infine al tramonto, quando l’amore la colorerà di rosa.





 "La bella addormentata" da casa mia-il Gran Sasso-Abruzzo)




Questa sera

Questa sera, così dolce
nel suo tramonto rosa,
mi dice parole d’amore.
E il mio desiderio fa nascere baci,
e calde carezze, e mute intese.
Sterile immaginazione!
Pure basterebbe un incontro:
-Dove sei? Vieni!-

( Milvia Di Michele)

lunedì 14 maggio 2012

domenica 13 maggio 2012

Mia madre







 foto di Azione Creativa




MIA MADRE

Oggi voglio dipingere te, madre.
Ora che sono madre anch’io
e, forse, ho finalmente capito.
Il cordone non sanguina più:
sono io, adesso, a partorirti.
Sulla tela l’ovale del tuo volto.
Le tue rughe, il tuo sguardo,
i tuoi capelli grigi,
sono la tua storia,
ed io già la conosco
e mi pare di scriverla ogni giorno.
Come mi somigli madre!
Nel tuo viso, i miei lineamenti:
come sarò, o  sono già stata.
Il corso del tempo si confonde
e sei insieme, la mia creatura
e la mia origine.
Per rappresentarti lascio da parte i colori:
solo segni, quasi per leggerti
come leggono le zingare la mano.
E, nel disegnarti, il carboncino si trasforma,
diventa dolce, non calca,
ma sfuma e vela,
e diventa una lunga carezza
che, finalmente, riesco a farti.

(Milvia Di Michele)



Dedicato a mia madre





immagine di Azione Creativa


Il quadro

Quel quadro!
L’acqua del mare riempiva quasi due terzi della grande tela rettangolare usata perpendicolarmente.
Trasparenze verdastre ne lasciavano intuire la profondità.
Pareva di sentirne la frescura. La sua immagine mi entrava, attraverso lo sguardo, fin dentro l’anima.
In alto, dello stesso colore, ma più leggero e luminoso, si apriva il cielo.
Mi godevo ogni pennellata dell’artista, scrutavo ogni sfumatura.
Lo avrei rubato. E non solo per la sua bellezza.
Sentiva che mi aderiva, che appagava i miei bisogni più veri.
Mi placava guardarlo, come un tempo mi placavano antiche ninna-nanne.
Era un abbraccio materno, protettivo, che tuttavia non mi teneva a forza.
Bastava spostare la direzione dei miei occhi dall’acqua all’aria, per assaporare una grande sensazione di libertà.
Sarà che sono innamorata del mare.
Pare aspettarmi quando gli vado incontro. Sempre.
Quel quadro!
Mi viene in mente inatteso, a un anno di distanza dall’averlo visto.
E scopro intatta la gioia allora provata.
Probabilmente dell’inizio del novecento, dipinto bene, con professionalità.
I suoi colori mi facevano pensare all’infanzia.
Non strettamente alla mia, non poteva perché l’ho vissuta tra valli e colline, lontane purtroppo dal mare.
Pure, il verde del grano a primavera, quando ancora il sole non l’ingiallisce e il vento ne muove gli steli, mi pare somigli un poco al suo colore.
Mi ricordava l’infanzia perché sapeva di buono, di desiderati ritorni, di fermata.
Benchè le onde fossero larghe e in movimento, mi raggiungeva una pace che andava oltre il tempo scandito, oltre le cose.
-Eccomi mare, abbracciami ancora. Sono tornata. E dolce è la tua carezza che mi bagna-

C’è da imparare dal mare!
Ma più che il desiderio di sapere, mi ha portata la necessità di riconquistarmi, di ritrovarre affetti ed emozioni creduti dimenticati.
Ieri hai abbracciato quell’uomo. E’ rientrato in te, rifiutando la sua esistenza. E tu gli hai aperto le misteriose porte dell’inizio e della fine.
Mi trovo disorientata, non riesco ad associarti sensazioni di paura e di morte.
Ma c’è chi viene da un altro viaggio, un lungo viaggio dentro la sofferenza.
E la tua acqua, per loro si fa nera.
Perché non sono solo il sole e il cielo a darle colore. Anche i nostri sentimenti.

Comincia la bella stagione.
Incontro qualcuno che, raccolto, lo sguardo su di te, cammina lentamente.
E i passi hanno un senso e vanno lontano.
Mi scuote la gioia di un bimbo che gioca con il suo cane.
Rido dentro con lui.
Ecco, mi riconosco.
In questa solitudine, ogni volta mi ritrovo.
Per poi perdermi di nuovo nell’altra grande solitudine della vita che corre e calpesta.
Né si può evitare di essere travolti.

Il mare  …
Ma so di parlare di te.
E’ presto per riuscire a farlo apertamente, spudoratamente.
Posso solo dire di alcune cose che ti somigliano, come nei sogni, quando la realtà assume volti diversi e veste, nascondendoli, i nostri segreti.
Per renderne accessibile l’espressione.
Mi sei mancata da pochi mesi, ma per me sei più viva di prima.
La tua presenza si è come dilatata, mi accompagna ovunque.
Così sei il mio mare e il mio celo, e pianta e terra ed erba.
Sei anche un po’ me stessa, la mia parte migliore.
E dimentico di averti così tardi capita.
Però mi fa impazzire la mia incomprensione di quello che  è accaduto.
Mare, dammi la rassegnazione.
Se puoi, addolcisci il mio dolore.
Ma non parlarmi più d’eterno.





torre di CERRANO ( Teramo- Abruzzo)

sabato 12 maggio 2012

CARMINELLA CANTAVA

"quadro di Cascella"



E Carminella cantava!
Carminella era, è mia madre.
E, quando dico che è mia madre, vuol dire che non è quella conosciuta da ciascuna delle mie sorelle, o da mio padre, o da un parente..
Mia madre per me è stata unica, perché nei rapporti ognuno è unico.
Noi tutti ci modifichiamo relazionandoci, figurarsi la madre con una figlia!
Quando era con me, lei appariva com’era... solo a me.
E Carminella cantava !
Con il tremolio che ha la voce antica delle contadine.
E tra noi nasceva la complicità.
Il suo canto per me era ....altro che femminismo!
Era ribellione ironica, superamento dei confini che le avevano messo, che sentiva stretti, ma dentro i quali ci era entrata da sola,senza apparenti costrizioni.
Cantava ... e allora tutti zitti: figlie, marito, il vicinato che la rispettava. (Quando cantava ancor di più.)
Il canto di Carminella è la mia energia. Il resto non conta. Non conta la sua fragilità, non contano i suoi sogni premonitori, ( la sua chiaroveggenza faceva paura!) la sua salute fragile ( ah! Il suo cuore..e che altro poteva ammalarsi a mia madre?)
Se mi chiedessero di salvare un ricordo di lei, questo porterei con me: il suo cantare.
Ed era pure un po’ stonata! Proprio come me.

mercoledì 9 maggio 2012

Carezze d’acqua


Carezze d’acqua 
foto di Azione Creativa

 -Certo che so che  è sintomo di qualcosa! Certo che significa che ho un problema!
Tutte queste docce! E non fa neanche così caldo da giustificarle.
Almeno cinque o sei volte al giorno  mi spoglio e m’infilo sotto la doccia.
Lascio che l’acqua mi scorra addosso per lungo tempo.
Sì, adoro il mio bagno schiuma, profumato e cremoso. Ma più ancora adoro l’acqua addosso.
Mentre me ne sto sotto la sua pioggia, (è doccia, ma io immagino sia pioggia) penso: riuscirò ad andar via?
Passano i minuti … molti! Mi chiedo: quando?
Poi improvvisamente sono sazia e chiudo il rubinetto ed entro nell’accappatoio.
Carezze d’acqua!
Certo che ho un problema, forse un disagio!
Se lei dice così, avrà sicuramente ragione, caro il mio dottore!
Però:sa che le dico? Non è che ne sia così convinta.
Un problema? Io avrei un problema?...Mah!
Io so solo che amo le carezze d’acqua.
Carezze che scivolano sulla mia pelle, la assecondano tutta senza  mai violarla.
La lasciano pulita e fresca, profumata di buono, rinnovata come fiorisse a Primavera.
Carezze che hanno memorie belle: d’infanzia, di tuffi, di scoperte, di …
Sì, lo so che lei mi sta aspettando al varco, che crede che io stia piangendo una mancanza.
Ebbene sì, qualcosa mi manca, non qualcuno.
Non un amore, non un amante. Mi manca la mia innocenza.
Così, quando torno nell'acqua, mi pare di recuperarla.
Non solo perché mi toglie le impurità, c'è altro.
Affogarmi, berla, è come tornare dentro l’utero materno.
Allora è come se tutto ricominciasse, almeno ne ho l’illusione.
L’acqua mi accoglie, mi scalda, placa i miei sensi agitati, mi disinfetta ferite senza segni.
Mi han detto che l’acqua ha memoria, però credo sia memoria d’antico, non delle nostre brevi vite.
L’acqua non sa niente del mio lerciume, dei miei rimorsi. Dentro di sé ha le nuvole, la pioggia, la neve, i percorsi infiniti.
Dal cielo viene la mia acqua, dall’alto, per redimerci, diventando fango, per noi che pure siamo fango plasmato, ma che improvvisamente fiorisce come farfalla leggera. Questo siamo, farfalle di fango.
Dal cielo, fino a scorrere e penetrare dentro il seno della terra, a serpeggiarle dentro fecondandola, a portare vita a ogni cosa da lei toccata.
Dal cielo fino al mare, l’azzurro mare, il meraviglioso mare, l’infinito mare … il nero mare!
Dove si è perso lui che mi amava.
Perché? Come può accadere che qualcosa di meraviglioso si trasformi così crudelmente, da ferire, strappare il cuore?

Che acqua è questa che ci nutre e crea, che fa verdeggiare i campi, spuntare fiori, che in sé accoglie tante forme di animali, che acqua è questa che ha tolto il respiro al mio amore?


 
 foto di Azione Creativa


Ora non farei una doccia, ma ficcherei la testa dentro l’acqua, nel mare, in un lago, nella vasca: non importa dove.
Vorrei provare un po’ di quel che ha vissuto il mio amore, appena un po’, perché so bene che l’istinto di sopravvivenza mi farebbe riemergere e respirare profondamente per riacchiappare la mia anima e legarla a questo corpo che non ha più carezze di lui… di lui...
Non avrò mai più le sue carezze.
Per me ci sono solo queste carezze d’acqua, morbide, sensuali, seduttrici, desiderate.
Ho un problema? Un disagio?
No, non un disagio. Io sto seccando, appassendo, come pianta dimenticata al sole, che nessuno annaffia.
E non ho voce per dire la mia sete, ho tolto l’audio alle mie emozioni, ho tolto i battiti al mio cuore, ho cancellato i miei desideri.
Ma l’acqua capisce e conosce quel che mi manca, dice tutto al posto mio.
Mi parla d’amore, mi ricorda l’amore.
E lo dice non alla mia testa, che non vuol ragionare o ricordare, lo dice alla mia pelle, che ha le sue memorie. Come l’acqua.
Quest’acqua che dovrebbe farmi inorridire e invece mi consola!
Che mistero porta in sé, che chiavi per mondi segreti!
Può aprire le porte della vita e della morte, della gioia e dell’orrore.
Delicata e impetuosa; chiara e trasparente, o melmosa e tetra.
Ghiaccio o caldo vapore.
Sempre innocente messaggera.
Dottore mio, siamo partiti dalla doccia e arriviamo all’origine della vita.
Anche alla sua fine. Arriviamo al divenire e all’eterno.
Un mio problema? Un disagio?
No, non solo un mio problema.
E’ l’esistenza in sé che dovrebbe avere un senso, come l’acqua che scorre giustamente verso il mare.
O che sale, giustamente verso il cielo, perché sa che tornerà alla terra.
Come l’acqua che compie il suo ciclo, avendone memoria.
Di questo ha memoria, non degli inutili, insignificanti incontri lungo il suo percorso circolare.
Questo sento quando sto sotto la doccia: la vita addosso.
La vita che continua nonostante la nostra ignoranza delle sue motivazioni.
E lentamente mi ricarico, torno a essere viva io stessa, ricomincio anch’io il mio ciclo.
Portando con me la mia acqua, che di nuovo mi scorre e pulsa nelle vene, disseta il mio deserto. Perché noi siamo terra impastata con l’acqua.
Farfalle di fango con l’anima di fuoco, che volano il loro tempo in un cielo infinito.


 

foto di Azione Creativa

Milvia Di Michele

Passeggiando lungo la Martesana - il poeta dell'AddA: La raccolta delle oliveL’estate passata produce i...

Passeggiando lungo la Martesana - il poeta dell'AddA: La raccolta delle olive
L’estate passata produce i...
: La raccolta delle olive L’estate passata produce i suoi frutti, succosi, dolci anche se brutti. Rimane il novembre brumoso e tenace...

martedì 8 maggio 2012

UN ATTIMO DI FELICITA'





Chiaro di luna ( un attimo di felicità)

Si dilata una musica nella notte: voce di un pianoforte che si espande nell’aria come un’antica cantilena. Le sue note musicali sono onde di mare che mi cercano.
 Piangono la mia assenza. Scrutano dentro la nebbia del tempo perso, insistono non rassegnate. Mi raggiungono.
Come cerchi d’acqua dilatati, acqua calma di lago.
- Dov’eri? Dov’eri? - Mi chiedono.
- Dov’eri? -
E mi lascio abbracciare.
Rallento il respiro, le note mi penetrano il cuore, placano la mia anima, mi conducono dentro il mondo dei sogni.
Mi affido. Fonte e riva, questa musica tesse ricami attorno a me e dentro di me.
 Anch’io mi sento suono e silenzio.
Dondolio magnifico.Culla dolce. Mi sdraio sulle onde e vado lontano, verso l’orizzonte.
Che pace!

Carezze musicali. I miei pensieri diventano dolci.

Struggimento felice.

“ Chiaro di luna". Beethoven.

No, non è morto, è nella sua musica, è tra noi che sopravviviamo.
Non muore chi emoziona così. La sua magia vive.
Siediti accanto a me, restiamo in silenzio. Ascoltiamo.
Questa melodia sa dire cose belle, fa affiorare il meglio di noi.
Dimentichiamo quel che oggi abbiamo vissuto. Questa è la vera vita, questo momento breve e allo stesso tempo infinito.
-Senti? - La notte ha ritrovato la sua magia.
E la luna bianca entra e illumina la stanza, che si apre a paesaggi dipinti di nostalgia, evocanti l’infinito notturno.
Luna grande, a volte coperta da voli d’uccelli migranti, o da artigli di rami secchi e contorti. - Quali gli uni? Quali agli altri? -
O da nuvole bluastre, di evanescenze sfumate.
O da vapori, fantasmi stratificati in una notte che sa di mistero.
Stringi le mie dita tra le tue: vorrei che tu le suonassi, come tasti di un pianoforte.
A cercare melodie profonde, essenze vitali, intese.
Insieme restiamo incantati, persi, o forse in un porto sicuro. Non importa saperlo.




Stiamo bene noi due, e questa musica.
 Non te lo dirò mai, ma starei bene anche da sola. Perché questo piacere, questo godimento non è mio e non è tuo, nasce dalla vita come da un’arpa pizzicata nel suo cuore.
Sì, lo so che è il suono di un pianoforte, morbido e dolce, cammina le vie della notte e del sogno. Del mistero.
Bella la luna! Dei colori di un angelo si è vestita, e gioca a nascondersi tra le ombre.
No, non gioca, la melodia lo rivela. Le scansa e le penetra perché di noi è innamorata, e vuole raggiungerci.
-Vedi? - Questa melodia sa dire davvero cose belle, che vedono più in là delle immagini e delle parole.
Che meraviglia questo tocco, queste modulazioni che variano, ma mantengono una delicatezza, che se io potessi averla, non chiederei altro, sarei sazia per sempre. L’anima mia sarebbe piena.
-Mi comprendi? - Certamente! E il merito non è mio.
E’ della musica. Accade se apriamo le porte e aspettiamo. Tranquilli e in silenzio.
Basta attendere. E arriverà dentro di noi la rivoluzione.
Oh! Niente di clamoroso, di eroico. Niente fracassi.
Lenta scende in noi e ci rimpasta, ci trasforma, ci lava gli occhi.
Come fa la poesia, come l’arte tutta.
Come le emozioni, quelle vere.
Ma sto parlando e pensando troppo. E sciupo l’attimo.
Sono gelosa di questo mio sentirmi persa nell’ascolto, soffro a staccarmene.
Resta qui con me, ma in silenzio.
 Non sprechiamo questo dono.
Mi sento come conca, non d’acqua, ma di dolce e languida armonia.
E in mente ho il mare, la sua voce, i suoi ritorni.
Ma anche il signor Tempo, il Mistero. Che non sarà mai svelato dalle parole, ma che mi pare suggerito da questo “ Chiaro di luna”.
Il Tempo: il suo scorrere e il suo permanere.
Sento che il nostro esilio dalla bellezza e dalla felicità è reale solo nel divenire.
Se rallentiamo, si avvicinano di nuovo. Di fotogrammi, in visione accelerata, è composta la nostra vita. Se ci immergiamo nell’eterno, tutto torna.
La musica sa compiere il miracolo. L’attimo si ferma, riacquista la sua originale forma di scheggia di eternità, frantumata come immagine riflessa su acqua di fonte mossa da un venticello.
La musica trattiene il soffio del vento, lo incanta come un pifferaio magico, poi lo affoga.
Resta quel che dell’eterno c’è dato conoscere.
Come quest’attimo di felicità.







foto di Mario Villani
luna vista a MORRO D'ORO ( TERAMO) 

IL SOGNO PERDUTO di Milvia Di Michele







IL SOGNO PERDUTO



foto di Azione Creativa


Assorta nei miei pensieri,cammino con lo sguardo rivolto verso l’orizzonte. Com’è bello il mare!
C’è nel colore azzurro qualcosa che lo rende unico, una sua capacità speciale: parla e accarezza morbidamente il cuore,la mente e l’anima.
Era così sognare? Era questo che sentivano gli antichi quando sognavano? .. Carezze sul cuore, nella mente,dentro l’anima ?
I sacri specchi li mostrano lunghe ore persi nell’atto di rigenerarsi : si muovono, a volte parlano nel sonno: tuttavia restano distanti dalla loro sfera attiva.
Di  più non possono mostrarci: le costanti da inserire nei loro dati sono troppo varie e numerose.                                                            Il dott Syun è riuscito ad ottenere delle simulazioni  … ma è come sentire il rumore del vento  che muove le foglie secche e poi dire che si sa cosa sia il vento!
Questa mia terra è così bella, ma la dicono malata, e dicono che questa sua malattia ci abbia causato la  perdita della capacità di sognare.
Oh!Dolce Padre, spiegami ! Fammi capire non solo perchè l’abbiamo persa, ma … cos’è che abbiamo perso: cos’è il  … “SOGNARE?”
Eccomi! Sono arrivata alla grande  BOCCA. L’ingresso che conduce alla tua voce è  un enorme fiore che sprofonda: so che avrò paura, che mi sentirò estraniata, persa. Ma non potevo non venire ad ascoltarti !
L’ora è tardi, ma quando tu chiami le ore  sono ferme e la luce è fissa. Niente più cambia volto, niente scorre.
Il mio cuore solo batte,  questo cuore che m’hai donato e che hai voluto non s’arresti mai.
Ed è lì che tu hai bussato, come un soffio ho sentito l’alito di Te…
Dolce padre , dolce Sogno …
OH!.. Perché mai t’ho così chiamato? Che significato ha questa parola nella mia bocca?
Vedi? La tua Amira  sta raggiungendo la tua voce : oggi  per me è un grande giorno, è il mio giorno della RIVELAZIONE.  L’attendevo da tanto!                                                                                                                                                         Ho raggiunto la FOCE, qui spunta il grande fiore, la grande BOCCA.
La nube  d’oro si è diradata lasciando libero il passaggio e la corolla grigia si è aperta per accogliermi, ma rendendomi inquieta: no, non è un fiore, non ha profumo e non vive ... è una gola profonda e affamata, farebbe paura, se non fosse per la musica, questa dolce musica che più di una sirena mi fa muovere i passi verso la sua direzione.  Mio dolce Padre : guidami! E aiutami.
Ercole m’accompagna, non mi ha mai lasciata da quando me lo inviasti, ma non verrà con me in questo viaggio. Il suo pelo è morbido, lo accarezzo prima di lasciarlo andare, sarò sola questa volta . Ecco...sto toccando la corolla, tra un po’ mi sembrerà di morire, diventerò gas libero,ma nessuna mia cellula andrà persa, si ricomporranno nel ventre della terra.
Un’esperienza che non ho mai fatto, che ognuno vive una volta sola e la tiene per sé, senza poterla comunicare.
-Che meraviglia! Che brividi dolci! Perché mai avevo paura?-
Sono diventata musica! Sono io che suono con il mio corpo che si è trasformato in una miriade di dolcissime note vive e felici, che partoriscono un’ armonia musicale infinita e dilagante .
E io sono consapevole e vivo coscientemente la mia trasformazione.
Ora, lentamente la musica evapora in luce, poi sedimenta colori e io mi ricompongo in una sfera leggera e bellissima, più di una farfalla, più di un fiore, più di una stella.
Immaginavo di sprofondare in un buio profondo e invece …  il fiore era una porta verso un altro universo, non la bocca di un ventre vorace, ma un bacio verso l’estasi.
-Dunque è questa la RIVELAZIONE!- il  pensiero torna a formularsi nella mia mente, e incontra altri pensieri che sono sfere bellissime e felici come me, e penso: questo è IL PARADISO!
-No!- mi dice una dolce voce – Questo è il SOGNO! Ora che lo hai provato, portalo con te nel tuo mondo, ma non potrai regalarlo a nessuno, perché solo chi viene a cercarlo spontaneamente lo troverà!-
Ora sono tornata e porto con me IL SOGNO. Ma non posso darvelo, né posso indicarvi la via, perché quella era la mia porta, non la vostra.
Se volete anche voi IL SOGNO, non vi resta che mettervi in cammino.