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giovedì 11 febbraio 2016

PAGINA MUSICALE




 
UN GIORNO, ASCOLTANDO UNA MUSICA

Sto ascoltando una musica. E, mentre ascolto, disegno il suo suono.
La mia mano non vuole un tracciato preciso, se ne va a spasso sul foglio bianco con la sua matita in mano. Sono felice quando il segno corrisponde al ritmo variabile delle pause e delle note. Non è troppo poco essere felici per questo? Nel cuore, mi pare davvero...

tanto.
Forse è la corrispondenza la vera fonte possibile di felicità.
Ora la musica si è fatta struggente, il violino pare piangere e vagare in cerca di un compagno di cui ha nostalgia. Ecco, lo ha visto. E si è come risvegliato. No. Lo ha perso di nuovo, definitivamente. La solitudine del suo pianto è infinita e dolcissima. Pudica nel suo leggerissimo sussurrare.
Ma ecco che piangono con lui tutti gli altri violini indaffarati a consolarlo. Ed io non arrivo più a far corrispondere le mie parole al turbine della musica che va crescendo.
Già è finita. Già sono arrivati gli applausi, senza che io abbia finito la mia descrizione. Dovrò trovare uno strumento più adatto, per fissare i miei pensieri, per dare gli stessi tempi alle parole ed al suono....forse il segno è più veloce.
Ora è tornata la musica e di nuovo disegno. Le linee adesso nascono da movimenti rapidi,  coltellate che ammazzano il bianco.
Senza nessuna pietà insisto con variazione soltanto. Ma la foga è la stessa, anzi un crescendo. Poi l’apice, poi il silenzio.
Torna la calma e tornano le curve dolci su una pagina pazza. Scarabocchi irregolari che tuttavia contengono una periodicità non sempre evidente.
Ma il tema c’è. Lento, lentissimo. Il segno si abbassa, è quasi una linea continua. Un tracciato piatto per una morte senza rumore.
Si rianima di colpo. Torna a cantare il suono di una tromba. Si svegliano tutte le altre. Io disegno cerchi su cerchi: fuochi di artificio …
Un attimo: mi sorprende il silenzio.
Totale.


 

 



 

CHIARO DI LUNA ( un attimo di felicità)




Si dilata una musica nella notte: voce di un pianoforte che si espande nell’aria come un’antica cantilena. Le sue note musicali sono onde di mare che mi cercano.

 Piangono la mia assenza. Scrutano dentro la nebbia del tempo perso, insistono non rassegnate. Mi raggiungono.

Come cerchi d’acqua dilatati, acqua calma di lago.

- Dov’eri? Dov’eri? - Mi chiedono.
- Dov’eri? -
E mi lascio abbracciare.
Rallento il respiro, le note mi penetrano il cuore, placano la mia anima, mi conducono dentro il mondo dei sogni.
Mi affido. Fonte e riva, questa musica tesse ricami attorno a me e dentro di me.
 Anch’io mi sento suono e silenzio.
Dondolio magnifico. Culla dolce. Mi sdraio sulle onde e vado lontano, verso l’orizzonte.
Che pace!

Carezze musicali. I miei pensieri diventano dolci.Struggimento felice.

“ Chiaro di luna". Beethoven.

No, non è morto, è nella sua musica, è tra noi che sopravviviamo.
Non muore chi emoziona così. La sua magia vive.
Siediti accanto a me, restiamo in silenzio. Ascoltiamo.
Questa melodia sa dire cose belle, fa affiorare il meglio di noi.
Dimentichiamo quel che oggi abbiamo vissuto. Questa è la vera vita, questo momento breve e allo stesso tempo infinito.
-Senti? - La notte ha ritrovato la sua magia.
E la luna bianca entra e illumina la stanza, che si apre a paesaggi dipinti di nostalgia, evocanti l’infinito notturno.
Luna grande, a volte coperta da voli d’uccelli migranti, o da artigli di rami secchi e contorti. - Quali gli uni? Quali agli altri? -
O da nuvole bluastre, di evanescenze sfumate.
O da vapori, fantasmi stratificati in una notte che sa di mistero.
Stringi le mie dita tra le tue: vorrei che tu le suonassi, come tasti di un pianoforte.
A cercare melodie profonde, essenze vitali, intese.
Insieme restiamo incantati, persi, o forse in un porto sicuro. Non importa saperlo.


Stiamo bene noi due, e questa musica.
 Non te lo dirò mai, ma starei bene anche da sola. Perché questo piacere, questo godimento non è mio e non è tuo, nasce dalla vita come da un’arpa pizzicata nel suo cuore.
Sì, lo so che è il suono di un pianoforte, morbido e dolce, cammina le vie della notte e del sogno. Del mistero.
Bella la luna! Dei colori di un angelo si è vestita, e gioca a nascondersi tra le ombre.
No, non gioca, la melodia lo rivela. Le scansa e le penetra perché di noi è innamorata, e vuole raggiungerci.
-Vedi? - Questa melodia sa dire davvero cose belle, che vedono più in là delle immagini e delle parole.
Che meraviglia questo tocco, queste modulazioni che variano, ma mantengono una delicatezza, che se io potessi averla, non chiederei altro, sarei sazia per sempre. L’anima mia sarebbe piena.
-Mi comprendi? - Certamente! E il merito non è mio.
E’ della musica. Accade se apriamo le porte e aspettiamo. Tranquilli e in silenzio.
Basta attendere. E arriverà dentro di noi la rivoluzione.
Oh! Niente di clamoroso, di eroico. Niente fracassi.
Lenta scende in noi e ci rimpasta, ci trasforma, ci lava gli occhi.
Come fa la poesia, come l’arte tutta.
Come le emozioni, quelle vere.
Ma sto parlando e pensando troppo. E sciupo l’attimo.
Sono gelosa di questo mio sentirmi persa nell’ascolto, soffro a staccarmene.
Resta qui con me, ma in silenzio.
 Non sprechiamo questo dono.
Mi sento come conca, non d’acqua, ma di dolce e languida armonia.
E in mente ho il mare, la sua voce, i suoi ritorni.
Ma anche il signor Tempo, il Mistero. Che non sarà mai svelato dalle parole, ma che mi pare suggerito da questo “ Chiaro di luna”.
Il Tempo: il suo scorrere e il suo permanere.
Sento che il nostro esilio dalla bellezza e dalla felicità è reale solo nel divenire.
Se rallentiamo, si avvicinano di nuovo. Di fotogrammi, in visione accelerata, è composta la nostra vita. Se ci immergiamo nell’eterno, tutto torna.
La musica sa compiere il miracolo. L’attimo si ferma, riacquista la sua originale forma di scheggia di eternità, frantumata come immagine riflessa su acqua di fonte mossa da un venticello.
La musica trattiene il soffio del vento, lo incanta come un pifferaio magico, poi lo affoga.
Resta quel che dell’eterno c’è dato conoscere.


Come quest’attimo di felicità.




TANGO


Una carezza lungo la mia schiena,
le dita tue mi sfiorano, mi svegliano...
m'inarco, cerco, sento, mi emoziono,
e tu mi stringi così ch'io non fugga
e m'abbandoni piena di passione.


Sul collo tuo la bocca mia s'appoggia,
poi ti sussurro ...t'amo, sono tua,
questo momento è nostro, sono tua,
ma devo andare... tienimi, trattienimi,
chiedimi amore, dimmi di restare.
 

Una carezza lungo la mia schiena,
un esercizio, un ballo, o è poesia...
portami via...portami via...via...
e intanto penso...è solo fantasia,
è solo un vento caldo di follia .





IL SUONO DI UN VIOLINO

Nella mia anima vive
il suono di un violino.
Mi commuove, mi prende:
come farlo sentire?
La musica che ho dentro
ha maschera di ferro
e chiodi che feriscono.
Perciò vai pure via,
se temi di soffrire.
Io ho con me questa musica,
il suono di un violino
che vibra. Un dolce miele
ho dentro, con le spine
di rosa l'ho protetto.
Ma il violino non so
e non saprò mai suonarlo.
 
 

 
 
 
 
 VIAGGIO MELODICO
 
Come partire è questa melodia,
un sottofondo magico al mio viaggio!
Ci vuol coraggio, o solo fantasia,
lasciarsi andare, appesa a questo raggio
di sogno d'oro, sogno che mi tendi
tu, che alla vita ridi e non t'arrendi.
Le note vanno come l'acqua al mare,
liquide e belle... sembrano danzare !


I BACI CHE MI HAI DATO

Poi d'improvviso, il gioco ecco si è rotto,
il carillon è muto , e ferma resta
la ballerina senza più ballare.
Pare sospeso il tempo e ghiaccio il sangue.
Cento anni...cento, devono passare?
Cent'anni sono già tutti passati,
sono volati, principe, volati!
Erano troppi i baci che mi hai dato.



ASCOLTANDO MOZART
 
Dita sul piano …
sgorgano note:
acqua di fiume...
che canta e ride
scendendo a valle.
Rallenta dolcemente,
trascina coinvolgendo.
Dice: venite,
seguitemi volando,
api siete sui fiori,
venite con me
..allegramente
E ora vi lascio,
andate soli,
senza avere timore,
non cadrete, coraggio!
Ecco, vi prendo
e son io che vi porto
e la mia voce non è un urlo,
è quella di un bambino
che saltella gioioso,
che trilla .
Poi nuovamente
si fa acqua trasparente,
gocce e conche d’argento,
poi rivoli,
poi canta,
scendendo si frantuma,
prende piglio sicuro,
ma è pur sempre armonia
e festa travolgente.
E son io che vi porto,
su venite con me,
voi tutti altri strumenti,
inseguite la scia
che saltella festosa,
se ne va verso il mare
con i monti alle spalle
ma il sapore di neve
è rimasto nel suono
ed è festa, che festa!
Non si può non cantare
in pendenza di fretta,
rallentando in pianura
laggiù dove c’è il mare,
giù al mare:
Eccolo…ecco...lo!



PER IL VIOLINO PIANGO…

Per il violino piango, che non suono,
per una densa musica inespressa,
piango la danza pure, stretta in cuore,

e le parole mute per prudenza,
( zitta rimasi e senza, del mio uomo,
che in ombra ancora resta e accanto aspetta)
piango per quella sposa, che s'è persa.


Piango per l'alba, in cielo rosa e tersa,
che vidi e vedo e troppo va di fretta,
per questa strana voglia, che non domo,
di ripensare sempre alla semenza
e non al frutto pronto (per pudore)
- ma godi dunque !- dice a me, perplessa,
quell'altra donna in ombra, che non sono.

Piango per tutti i giochi non giocati,
per quelli chiusi nello specchio rotto,
per quando provo ancora meraviglia
e d'esser madre o figlia perdo il senso,
piango per ogni bacio e tenerezza,
( sempre li voglio e rubo e mai mi basta)
piango felice d'essere nel mondo.

 Per il violino piango, ed è profondo
il mio dolore, quando mi devasta...
piango per forte brama di bellezza,
e perché l'amo tutto quel ch'io penso,
che pulsa in testa e l'anima m'imbriglia:
la vita invento, in corsa e a gran galoppo
( ma questo è il passo, mosso dai dannati)

Piango e intanto canto il mal d'amore,
lo struggimento d'esserci e il timore.

LA MUSICA DELLE PAROLE
 
 
La musica delle parole è musica,
che a volte non ha voglia di sorridere,
e piange piano stretta tra parentesi,
procede lenta, chiusa dalle virgole,
cercando forse un punto che l'apostrofi,
per darle tre puntini d'armonia,
e infine se ne va per la sua via.
La musica delle parole, a volte,
si nutre delle gioie sparse e stolte,
del tempo quando un dì io t'amai,
ma maledissi dopo, mentre andai...
cantando una canzone senza note,
riempita di sospiri e bocche vuote.

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