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giovedì 20 agosto 2015

IL BIMBO COSTRUTTORE D’AQUILONI


 
 
 
 
 

 
 
IL BIMBO COSTRUTTORE D’AQUILONI
 
 
 
Nel cielo volteggiava un aquilone, 
pareva che giocasse al girotondo,
sostava, a volte, per qualche secondo
ad ostentare un vivido arancione,
poi distendeva la sua coda gialla
andando su e giù come farfalla.
 
Sovente s’impennava come schizzo
di cirro posto lì dal cielo stesso
che vivace, partecipava anch’esso
quasi fosse di quell’azzurro il pizzo.
All’improvviso smise di giocare:
sembrava avesse voglia di volare!
 
Discesi con lo sguardo il cordoncino
avvolto alla manina tesa in alto
che con il cielo aveva il suo risalto.
E come a liberare un uccellino,
s’aprì, quella manina, lentamente:
dall’altra soffiò un bacio in quell’istante.
 
Un “ciao” gioioso si disperse in aria
e un bianco coro d’echi propagò
che in ogni valle a lungo risuonò
senza apparire voce solitaria.
Pareva fosse in festa la vallata,
ora da molta gente popolata.
 
Seduto sul moncone di un abete,
assorto stava il bimbo nei pensieri
con le manine fra i capelli neri.
Regnava tutt’intorno ora la quiete.
Come un intruso apparsi in quella scena,
ma quel bambino mi faceva pena.
 
M’accolsero degli occhi sorridenti
lucenti come perle inumidite
che folte ciglia avevano abbellite
rendendoli col pianto più splendenti.
 Gli chiesi, con un poco d’apprensione
perché ha lasciato andare l’aquilone.
 
Sembrava avesse pronta la risposta
e senza esitazione mi rispose:
«Dal mio papà ho imparato tante cose,
a costruirne tanti, fatti apposta,
di trasparente e colorato velo
potrà così salire su nel cielo.
 
Insieme a lui ne ho molti costruito
in previsione di un suo lungo viaggio
che aveva già iniziato con coraggio,
a causa di un male non guarito,
che poi vicino a Dio l’avrebbe posto
ma che allo sguardo mio fosse nascosto.
 
Mi disse: <<ora ti svelo un mio segreto;
in questa valle c’è una scalinata
con i gradini d’aria riscaldata,
d’usarla, quando vuoi, non c’è divieto.
Ci salgono soltanto gli aquiloni:
ma solo quelli dei bambini buoni.
 
Tu fanne pure quando ne avrai voglia
e affidagli per me il tuo saluto
che all’aria con un grido avrai ceduto.
Da qui la scalinata ha la sua soglia;
da qui potrà iniziare il proprio volo
e mi raggiungerà in un giorno solo.
 
L’accoglierò sicuro fra le braccia
perché io possa stringerlo sul cuore ,
per darti e per avere più calore
allontanando te da ogni minaccia.
Ed io sarò così col mio bambino,
per sempre nella vita a te vicino.»
 
(Giuseppe Laccania)

mercoledì 12 agosto 2015

LA CANZONE

 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
LA CANZONE
 
Mi chiedo allora...dov'è il mio valore?
Tutto il mio peso, il senso del dolore?
Quale la traccia mia, il segno mio?...
Ch'io taccia o dica, sogni o chiami Dio,
mente la mente (finge mondi interi,
plasma la vita, e inventa i suoi sentieri.)
Ma una canzone o cantico sacrale,
dentro fa male.
Mi chiedo allora...dov'è il mio valore?
Va la canzone, in rima con l'amore...