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sabato 23 febbraio 2013

Vado a Gerusalemme ( atto unico)




 
 
 
 
                                      Vado a Gerusalemme ( atto unico)



(Una stanza anonima, semivuota, un tavolo di legno massiccio al centro, forse siamo in uno studio, un ufficio.  Il riflettore illumina la figura di una donna vestita di scuro, in piedi, sul lato sinistro del palcoscenico.

…………...
(donna nera )- Com’era? … Vado a Gerusalemme senza ridere e senza piangere.
E restavamo seri lungo tutto il cammino. A piedi o con una gamba sola, magari in ginocchio, secondo le penitenze che ognuno di noi aveva accumulato.
… Giochi di bimbi!
E tu, Gerusalemme, dove sei?
Ancora non ti ho vista. Pure ho imparato a non ridere e non piangere.
Ma quando ti vedrò?
Giocavamo … e intanto imparavamo, senza saperlo, a essere adulti.
Non come avremmo desiderato, ma come gli altri volevano diventassimo.
Ho voglia di piangere e ridere … per tutte le lacrime mai versate, per le tante risate trattenute.
Follia! … Ma non è già follia questo parlarmi come fossi un’altra? Questo ascoltarmi inutile?
Oh! Potessi entrare nei pensieri muti di coloro che mi camminano accanto!
Chissà cosa dicono! Magari le mie stesse parole.
E camminiamo  vicini l’un l’altro, vivi dentro, ma comunicandoci il niente.

Sto registrando le mie parole, è come mi ascoltasse qualcuno …
Vado a Gerusalemme …
E tu, Gerusalemme, dove sei?
…………..
 
 il riflettore si sposta sul lato destro del palcoscenico, in piedi,una donna vestita di bianco . Le due figure resteranno separate fino alla fine, cucirà i loro monologhi, un fascio di luce che le illuminerà alternativamente


…………….
( donna bianca)- Ho ascoltato la tua registrazione, è stato un caso, io non ti conosco.
Né voglio conoscerti: romperei la magia.
Tu ascolta la mia.
La tua voglia di comunicare mi ha partorito.
Io sono una delle persone che ti camminano accanto. E cerco Gerusalemme anch’io.
A volte mi sembra di vederla dentro risa di bimbi. Altre immedesimandomi in chi soffre, quasi cercando le radici più profonde del loro dolore.
Perché lì, all’origine, ci sono anch’io.
Ma sono attimi, piccoli momenti … e tu?
……………
 
(donna nera )- Dunque mi hai ascoltata. E’ strano come non provi meraviglia. Questo non cambia niente. O forse molto. Ma hai ragione, non serve conoscerci, non la nostra immagine. Non so se ho voglia di dirti i miei pensieri. Tu mi poni dei problemi. La tua esistenza mi obbliga a uscire da me stessa.
Potrei dirti i miei sentimenti, ma fingerei abbellendoli.
Vedi che non esiste possibilità di comunicare?
Pure vorrei tanto mantenere questo filo che, senza averlo voluto, ormai a te mi unisce.
…………
 
( donna bianca) – Eccomi di nuovo a te.
Già imparo a conoscerti e riconoscerti.
Lascia la tua paura di rappresentarti, non occorre farlo.
Basta sapere che vuoi essere ascoltata e che mi ascolti.
Ti dirò io di me e dei miei sogni e della mia voglia di esserci. Sempre.
Non importa dove e come. Io so di esistere e questo mi piace molto.
Tocco il mio corpo, gli oggetti, gli animali, e la terra, e l’erba.
Respiro aria di mare e guardo, fino a saziarmi, tutto quello che i miei occhi possono vedere.
Mi è preziosa ogni cosa e m’incanta il loro continuo cambiare. Resterei ore così, ferma a osservare. Forse anche per sempre.
Senza annoiarmi mai.
Sai, salendo ho incontrato un bambino. Ho ancora negli occhi la sua immagine rubata. Lo faccio sempre. Rubo visi, colori, forme. Rubo rumori stridenti e malinconiche melodie. Rubo il calore di una mano o un profumo che mi arriva dentro, all’improvviso.
Una ladra? Che importa! Raccolgo ciò che si perde, e ne resta sempre per tutti.
……….
 
(donna nera )- Ciao, ti ho ascoltata. Interessanti le tue ultime frasi: hai rubato qualcosa per me?
Io conosco soprattutto il grigio e la fatica di far tacere il cuore.
Ho paura di farmi male. Non posso guardare altrove, devo badare dove metto i piedi. Camminando potrei inciampare: non credi?
Pure mi prende il tuo modo di amare la vita.
Potrei provare anch’io …
Ma ... tu fingi!
Reciti una parte già scritta … o te la sei scritta da sola?
E tuttavia non mi spiego perché voglio continuare a giocare con te.
Anzi, lo so bene: per non annoiarmi, per non sentirmi più sola.
Non mi piace tutto questo. E nemmeno mi piaccio io.
E tu, ti piaci?
……………
 
(donna bianca)- Oh! Non m’importa di piacermi.
A me piacciono le stelle in cielo quando la notte è serena, i colori che hanno le foglie durante la stagione autunnale, lo sguardo acuto di un’artista che canta la sua ultima canzone. Ma la ballata è sempre la stessa e forse è anche un po’ la mia.
Mi piace parlare d’amore e rido delle facce importanti che dicono e dicono, e dicono … e intanto con gli occhi vanno cercando un sorriso di donna, uno sguardo, un messaggio nascosto.
E tu: cosa dici? Anche tu ti nascondi dietro parole?
………….
 
(donna nera )- Io vorrei non parlare. Forse sorridere appena, solo per tenere gli altri buoni.
Non voglio nemici. Ma non ho amici.
Pure mi sento struggere, tanta è la voglia di averli.
A volte provo a farmeli, ma troppo timidamente. Altre invece fingo una disinvoltura che pare proprio la mia.
Poi, improvvisamente, mi arrotolo di nuovo tra le spine e sto lì, con il fiato sospeso, fino a che l’altro scompare.
Me ne viene voglia adesso: scompari.. ti prego!
………..
 
( donna bianca)- Di che cosa hai paura? Di una voce?
Ascolta, allora, il silenzio. Senti? Io già non parlo più.
……………..
 
(donna nera )- No, non svanire! Vedi? Già puoi farmi male!
Questo vuoto che mi lasci, prima di iniziare ad ascoltarti, non c’era. Non poteva esserci.
Ora, quando torno dentro questa stanza, il mio primo pensiero è accendere il registratore. Ma tu puoi andare e venire. Mi ascolti? Non lasciarmi più sola!
……….
 
( donna bianca)- Calma, ci sono ancora. Non potrai più liberarti i me.
Ascolta … ascolta …
Ti recito una cantilena. Me la cantava la mamma, o la nonna.
Me la cantava una donna.

Lunghe le ombre della sera
quando io ti stringo a me,
lunga è questa cantilena,
che ti culla, figlia del re.
Lungo il sonno, che ti porta.
Lunga è la vita.
Lunga è la morte.
………..
 
( donna nera)-La vita ... la morte …
Che nome ha la tua Gerusalemme?
La mia, più la cerco, più non c’è.
Sono come il cieco che cerca la luce o il sordo il suono
e il muto la voce.
Sono come il vivo che cerca la morte.
Pure non rido e non piango.
Senti forse tremare la mia voce? La senti forse squillante?
Io sono saggia, perché bisogna esserlo.
Me l’hanno insegnato da sempre.
E accetto quello che la vita mi dà e non mi lamento.
………….
 
(donna bianca) E non ti lamenti!
Dici: mi manca. E questo, e quello. Mi manca.
Non sono questi … lamenti?
Ascolta! … Il tuo gioco era sbagliato … è sbagliato!
La mia Gerusalemme è piena di palpiti, è viva.
Dentro le sue mura ci sono risa e allegria, c’è passione.
Ci sono anche lacrime, è vero: che altro puoi fare se il cuore ti duole?
Pure neanche io l’ho trovata!
Pure, non la cerco solo al buio.
 …………….
 
( donna nera) Questo è un addio, l’ultima registrazione …
Perché? … Ti racconto: stanotte ho sognato la nebbia. Io c’ero dentro e, come in un film, mi sono vista andare incontro a un volto che sapevo essere il tuo.
Davanti a me scorgevo, di lontano, uno specchio che pareva enorme.
Procedevo impaurita, presagendo.
Mi ci sono fermata di fronte.
-Come ti chiami?- Ho chiesto al tuo viso.
Ha risposto- ho il tuo nome anch’io-
E adesso ho paura, paura di sapere già chi sei.
 …………..
 
Vado a Gerusalemme:
e tu, Gerusalemme: dove sei?(Donna bianca)
- e tu, Gerusalemme, dove sei?( Donna nera)
 
Si spengono le luci e infine si riaccendono sul palcoscenico vuoto. Sul grande tavolo un piccolo registratore.
 

giovedì 21 febbraio 2013

POESIE (pubblicate il 21/ 02/13 )

 
 
 
 
 
SOLE, SENZA SOLE
( terzina lirica con rima classica)

Potrei cercar parole come il sole,
o dolci come bimbi addormentati
o belle come fossero d'amore.

Potrei togliere forza al tuo dolore,
rubare odore e musica alle viole,
dentro conchiglie nascondere fiati.

  Potrei sentir messaggi inascoltati,
così passare intere tutte le ore,
poi raccontarti magiche mie fole.

  Parole, amore caro, amare e sole!

 
 
COME RUGIADA
( terzina lirica con rima classica)

Come rugiada sopra fiore brilla ...
così lo sguardo splende del mio amore,
ed io dimentico ora qual è l'ora.

Mi perdo e penso e dico ed ora ...
come farei senza questo mio amore,
e guardo quanto ancor la fede brilla,


  al dito messa ormai anni fa e brilla ...
sì da tant'anni, e luccica pure ora,
come lo sguardo bello del mio amore.

Se ora m'abbracci amore brilla il cuore.

 
 
ACQUA CHETA

 Chi può mai dire cosa sia in mente
di chi, tranquillo, ride facilmente?
Come acqua cheta fa poco rumore,
e tu lo credi privo dell'ardore ...
Così ci pare, un pianto, commovente,
invece è scena, indice di niente.
Quando davvero credi di capire,
rischi soltanto, a volta, di finire
dentro una massa grigia, che s'accoda

ad un pensiero stupido e alla moda.
Chi può mai dire, quanto il cuore pesa,
a quella gente ferma, che si è arresa?



LA BOCCA

Vedo una bocca grande, questo è il Caos,
ingoia cose e carne sua diventa,
tutto ammatassa dentro un buco nero,
strano mistero è, un vortice infinito.
Ma ancor di più mi pare, questa vita,
un puzzle vano e senza soluzione,
se guardo affaticarci tanto a vivere,
per esser visti, questo, in fondo, è l'esserci.
Piccoli siamo, e pure noi mangiamo
il filo rosso datoci da tessere,
strappato a un nero e tragico gomitolo.
Un rebus, forse senza soluzione.
Ma questa vita è tutta un'emozione.

 

  

QUESTO MONDO VIRTUALE

 Virtuale è niente, pure se ci metto
il cuore e quella parte mia negata,
e speranze e poi sogni ed emozioni,
e appagamenti leciti risibili,
cento ricordi vivi e le visioni,
le informazioni e crescite e illusioni,
e ancora, verdi e pianti attimi persi,
e di bellezza voglia ed innocenza,
e il tempo rubo al fare sempre solito ...
questo non è che niente.
Se è vero, come è vero, basti un gesto:
spegnere o fare assenza solo un poco,
per avere tra mani solamente ...
un niente.
Ma poi... cos'è mai un niente?



 
 
ESIGENZA

-E' mia esigenza!- dissi, e poi sorrisi,
e, finalmente, fui di me contenta,
ma l'altro udì, senza capire niente.
Solo io sapevo quanto il mio silenzio
fosse durato, e tutto il mio tacere,e...
le porte chiuse ad ogni mia emozione.
Ma quello udì, senza fare attenzione.
-E' mia esigenza!- è come ribellione.
 
 
 
 
I BACI CHE MI HAI DATO
 
 Poi d'improvviso, il gioco ecco si è rotto,
il carillon è muto , e ferma resta,
la ballerina senza più ballare.
Pare sospeso il tempo e ghiaccio il sangue.
Cento anni...cento, devono passare?
Cent'anni sono già tutti passati,
sono volati, principe, volati!
Erano troppi i baci che mi hai dato.
 
 
 
 
Un posto normale
 
 Eppure basterebbe un solo passo
fatto più in là, dove si vede il mare,
spostarsi verso un posto più normale,
che non stanca la testa e spossa il cuore.
Invece, guarda, resto dentro un fosso,
senza gridare neanche a più non posso,
e meno male,credici,che sale
la mia risata giusta, che m'assale.

 
 
 UN VECCHIO ALBUM

Un vecchio album, che giro e sto a guardare,
dentro ci sono foto un po' sbiadite,
storie di vita tutte da sfogliare,
di bei momenti oppure di ferite,
quadri d'amore, immagini un po' amare.
Torna il passato, a galla nelle vite
  e affiora tutto come sopra il  mare.
Così è il ricordo, l'onda dopo l'onda...
che si dilata e il cuore ci s'affonda.


LA PIOGGIA VA...

E' struggimento o chiamalo rimpianto,
il sentimento lento che mi prende,
mentre la pioggia batte sopra i vetri,
e pare quasi piangermi nell'anima.
E guardo dietro, a strade ormai percorse,
e mi riprendo un solo sogno almeno.
  Batte la pioggia ancora, come a sciogliere
tutti i miei nodi stretti in mille vincoli,
che affiorando un'altra storia scrivono.
La pioggia va sull'anima lavandola,
io stringo forte un caro sogno libero
.
 
 
CARICATURE

 Caricature siamo e niente più,
caricature futili e chi sa,
 forse avevamo forma arcana d'angeli,
un tempo, tanto tempo e tempo fa.
Caricature o appena poco più,
abbozzi monchi, statue non più splendide ,
ma diventate brutte per segnacci,
come ferite inferte in bianco marmo,
o neve fresca, o panna lieve e candida,
dove vi scorgi bucce rosse e sfatte.
Angeli forse un dì, e forse domani,
riprenderemo forma degli umani.
 
 
NELLA MIA MENTE C'E' UN SAGGIO
 
 Oggi mi sono accorta di pensarti,
la mia tazza bollente di tisana
in mano,
sorrido.
Oggi ho capito
quello che mi dicevi allora...
-Guarda le cose sempre con distacco,
come accadute tanto tempo prima! -
Parole tue, mio caro professore.
 
 
 
LE PAROLE DEL SAGGIO


 E poi gli chiesi -Quanto grande è il cuore?-
E lui sorrise - Dove ti fa male?-
- Maestro mio, dovunque nel mio corpo,
se tu ci ficchi spilli per sentire!-
-Quello è il tuo cuore piccolo che cresce!-
egli mi spiegò, senza che io capissi.
(Per imparare vale l'esperienza.)
Ora che t'amo, grande è diventato,
e mi fa male questo tuo soffrire,
come ferita inferta alla mia mano
pure se sei da me così lontano.

 

I CONSIGLI DELL SAGGIO

E chiesi al saggio:
e se qualcuno vuole farmi entrare,
spiegami, come devo comportarmi?
E il saggio :
entra pure all'interno della casa,
ma aspetta nell'ingresso che ti dicano
quando procedere.
Ricordati però,
di entrare dalla porta principale,
non entrare mai nella casa
di chi ti offre l'ingresso di servizio.


 
 
IL VENTRE

Inutile.
E' inutile e dannoso, mia signora.
Sterile.

E' solo un uomo!
Una persona come sono io,
o come te.
Un uomo.
Tu, sei sua madre.
Io, la sua donna.
E' solo un uomo.
E tu potresti, basta che volessi,
essermi complice.
E' inutile e dannoso, amica mia...
dire d'amarlo, e prenderlo a giocattolo.
Ma tra le pieghe amare dello stigma,
difficile è trovare
un filo,
un semplice legame,
che unisca
due donne
in una storia.
Quando dell'una il ventre vuoto piange,
e l'altra invece mo
stra il ventre gonfio.
 
 FRAGILITA'

Fragilità, come vorrei tu  fossi
bolla leggera, libera nel cielo...
al sole ruberei un raggio rosso
per poi legarlo al suo piccolo stelo
e, come un fiore nato dentro un fosso,
io l'offrirei nascosto nel mio velo.
Fragilità, che darti ora vorrei
e poi venire dove lì ora sei.

 

ESTATE IN CITTA'

Lenta una musica anima la piazza,
ora, assolata e vuota, pare dorma...
musica culla , e pare anima pazza,
che va vagando dentro mura antiche.
M'abbronza e brucia l'afa dell'estate,
i piedi ho gonfi ed il sudore addosso,
dovrei lagnarmi, giuro che non posso,
questa stagione adoro da una vita.


 
 
DALLE FERITE

Dal marmo freddo nascono figure,
statue scolpite, vive, per ferite
inferte da un artista o dalla vita,
poi levigate piano con le dita,
con le carezze dolci di un amore.
Nel marmo freddo batte ora la vita.

Se questo credi, allora attendi passi

questa nuvola scura sulla testa,
e i colpi duri della scure addosso.
Quando sarai stremata ...che scoperta!
L'anima libera e la porta aperta.
Dalle ferite nasce la figura.

 
 
 
 RESTA A COLORARE

E poi qualcuno vive con coscienza,
e non afferra, prende e poi consuma,
non è bramoso, guarda sè nell'altro,

e di quell'altro sa l' umanità.
E finalmente tornano i colori,
torna la vita e torna la speranza,
per uno solo,vivo, e che non muore,
perchè dell'altro ha l'umanità.
Dentro noi tutti resta chi è vissuto,
con la coscienza e senza mai afferrare,
per sè bramoso, ma ha voluto amare.
Non ci ha lasciato, resta a colorare.
 
 
 
RONDO' PER UNA STELLA CADENTE

Sopra la sdraio, stesa su di un telo,
respiro a lungo l'aria del mio mare,
a naso in sù, guardando verso il cielo,
sogno e credo, leggera, di volare.

Guardo dal mare al cielo, e ancora al mare:
  - Che meraviglia! Quasi una magia!
Volo e mi pare come di danzare,
godo e ridendo dico: ma è follia!

Giro e volteggio piena d'allegria,
tra bianche nubi e quella prima stella,
s'è fatta sera, provo nostalgia,
della mia terra, pure tanto bella.

S'azzurra il cielo e brilla una fiammella,
poi mille e mille, bucano la volta:
Dammi una scheggia, piccola mia stella,
una soltanto, chiedi ti sia tolta.

Sopra la sdraio, guardo in sù la volta,
  scorgo una stella, vola come un velo,
  scende leggera e il mare già l'ha accolta
  d'averla in mano, questa sera anelo.
 
 
 UN FILO CONDUTTORE

Io so di avere un filo conduttore,
un'energia: parte e poi ritorna,
(...forse, ma questo è poi poco importante).
E se sapessi quanta ne contengo,
che mi straripa e fuori mi deborda,
che mi fa stare male da scoppiare,
se non la tiro fuori per volare!
Se tu la senti, accoglila gentile,
è forte e pure fragile e ha paura.
Perchè mi porta un filo conduttore,
che vuole entrarti fino dentro al cuore.
 
 
 



Il confine ( pensando a Munch)

-Qual è dunque la strada?-
Chiese il giovane al vento.
- Vado verso il confine.-
Poi continuò a spiegare:
-Io non la voglio corta,
nè comoda, nè dritta,
una qualunque basta,
purchè mi porti lì.-
Il vento, senza voce,
parlò con il silenzio.
-Qual è la strada?- Urlò.
Si perse nelle valli,
l'inutile domanda.
Andò via dilatata
lì... oltre la frontiera.

   
UN RITORNO ( in quinta rima)

Di nuovo a farmi male. In un ritorno,
lacero il corpo e l'anima accarezzo ,
voglio placarla, è notte, ma il mio giorno,
quasi senza ragione sta lontano,
e se l'attendo, forse attendo invano.

Cosa m'accade? Pago un caro prezzo,
o credo solo d'essere un po' stanca.

Cosa m'accade? Afferro il cuore e spezzo
ogni mio sogno messo lì a covare,
 io sono stanca sempre di aspettare.

E' storia scritta in pagina ora bianca,
ma che cos'era...ormai passato è il giorno!
la colpa, forse è d'essere un po' stanca.
Giro la ruota e torno a camminare,
 il mio cammino è lungo fino al mare.
 

 

 


UN RITORNO

Di nuovo a farmi male.In un ritorno,
lacero il corpo e l'anima mia cerco ,
voglio placarla, è notte, ma il mio giorno,
quasi senza ragione va, e ricerco.

Cosa è accaduto? Cosa mai mi manca?
Io credo solo d'essere un po' stanca.
Cosa è accaduto? Cosa dentro muore?
 

Niente, ma ho questo vuoto dentro al cuore.

So che riguarda storia ormai passata
e che cos'era, pure l'ho scordata.
All'improvviso, sento che è tornata!

 
 
 
 
 HO VISTO TRE CAGNETTI

Ho visto tre cagnetti,
giocavano felici,
come dei veri amici,
saltavano nel pra'.
Ho visto tre cagnetti
in mezzo al grano verde,
alto che ci si perde,
chi è piccolo così.
Ho visto tre cagnetti,
forse erano monelli,
ma eran troppo belli,
e li ho lasciati far.

La lingua a penzolon ...
ma che bell'emozion!


 
 
IO SONO UN RICCIO

Io sono un riccio, porto nel mio cuore,
una ferita, ferita d'amore,
metamorfosi faccio al corpo mio,
porto le spine, però rosa er' io,
dissi che s'era del tutto guarita,
ma lì nascosta, avevo la ferita,
sono ora riccio, addosso ho le spine,
come farfalla, aspetto che mi viene ...
...
un nuovo amore, in bozzolo di seta,
su una stellina o su stella cometa.
Io sono riccio, eppure fui farfalla,
forse un pescetto tiratosi a galla,
però ricordo il bel tempo che fu,
quando da struzzo amavo la mia gru.
 

COME GRETEL 
Mi cerco dentro i vicoli dell' anima,
dove restano gli attimi miei persi ,
in scuri labirinti.
 Mille suoni rimbombano .
La loro eco conosco.
Una favola pare. Come al bosco,
sono Gretel che briciole raccoglie.
Foglie cadono a terra,
come pane si sbriciolano.
Forse sono i miei sogni,
semi dispersi, resti a me avanzati ,
e che fossero miei veri bisogni,
questo non lo sapevo.
Pure dentro cullavo.

Ma la tua voce, adesso mi richiama,
e mi cerca e mi vuole,
alla luce del sole.


D'OBLIO

Sorpresa lieta è riuscire a vedere,
le strane strade fatte dalla sabbia,
e la rabbia ci scivola ,
dentro disciolta, nelle calde sere
d'ozio, che tutto annebbia.

Mare, quasi una favola.
 Liscio, come una tavola.

Di paesaggi interni rovesciati,
guardando il segno, vita rubo e prendo.
Tutto, pure, lì resta.
Quasi baciando, io guardo. Ma alla testa,
come l'onda bagna e torna morendo,
porto calchi lasciati.

E su strade di sabbia vado al mare,
che d'amare mi parla,
e più ancora d'oblio.



 PRIMAVERA OLTRE L'ATTIMO
 
Era Primavera.
 E Primavera subito arrivò,
dimenticammo i giorni tristi e freddi.
Era trascorso il tempo, lungo o corto
fosse, quel tempo, corso in morte e vita.
Finito fu l'attimo,
il solo nostro attimo,
finito l'inverno.
Ed io mi chiesi, se avessi potuto
saperlo prima ma ...
Ma s'era perduta
tutta la memoria
delle mie parole,
dei miei pensieri.
Era Primavera.


 
 MORIR D'AMORE

"Morir d'amore", canta la canzone,
e non di morte parla, ma d'amore.
L'ascolto zitta e dentro il cuore ride,
perchè mi sento mordere da morte,
perchè mi sento mordere da vita,
mentre lo specchio tutto mi s'è rotto,
e più non vedo il viso mio s'è vecchio,
e se non vedo penso averlo bello.

  Io canto piano piano il ritornello...
"Morir d'amore" come pare bello!
 
 
 




RIDICOLO E' L'AMORE...

- Ridicolo è l'amore quando è sera,
e scendi come il sole che dispera.
Ridicolo è sentire le passioni
esagerate e forti tentazioni.
Ed è una svista, o niente, la tortura,
che dire porta a chiedere l'ardore.
Il tempo andato è inutile copiare.
Ridicolo è l'amore, se si muore.
-

La voce saggia m'incita e mi guida,
ma il cuore poco ascolta e forte grida:
finché il mio sangue scorre nelle vene,
tu, Tempo, invano metti le catene.
Amore è tutto, e Amore ho nella mente,
il resto niente conta, è inesistente,
e finché avrò respiro, saprò amare...
 nel mal d'amore, voglio naufragare!
 
 



 

GRANI DI MARGHERITE

Sgrano i miei giorni
chicco su chicco,
sgrano i miei giorni,
senza ritorni,
tutti li vedo,
stesi per terra,
stesi sul campo,
senza la guerra,
tutti i miei sogni,
sono svaniti,
chicco su chicco,
tutti perduti.
Ma se sorrido,
è perchè credo
germini il prato
di margherite.
M'ama, non m'ama...
ho molto amato,
e allora dico:
-Latte versato,
ed ho nutrito,
bene l'idea,
che nulla perde,
ma tutto crea-.


 
 
 
L'AMABILE PAROLA
 
 Bello è il tuo nome, dolce Primavera,
bella, profonda e amabile parola,
che basta dirla e, come una chimera,
vedi, per terra, nascere una viola.

Bello è il tuo nome, porta vita vera,
ti risolleva il capo e poi consola,
e dice a ognuno- Muoviti, sù!..Spera!
S'avvera adesso il sogno tuo...vai e vola!

E non importa perdere l'idea,
che ti ricorda il tempo che va via...
Godi al profumo, che, come marea,

s'alza dal prato verde! Tu ,mia dea,
spandi la vita e parli di poesia.
Bello è il tuo nome, amore è quel che crea.
 
 
 
 
CASSANDRA E PRIMAVERA

 
Si è rarefatta l'aria tutt'intorno,
sbiancano linee,i segni e le figure,
pare un fantasma questo nuovo giorno,
perso tra riti e futili paure.
E' paesaggio d'anima,o presagio,
ma la natura infiora adagio adagio.
Cassandra vaga e Primavera nasce...
chi, delle due, bimba, cresce in fasce?

 
 
 
 
FALCE DI LUNA
 
Perdere vita, e incedere ancora,
ridere, al volo incredulo dell'ora...
Ma, quando a sera, muoiono le luci,...

io chiedo sempre- Dove mi conduci,
mia bianca Luna, falce ,che dal cielo,
scendi nel pozzo e strappi il drappo nero?-
Dorme il Dio Tempo, fugge l'apparenza,
dentro i miei sogni, vivo l' esistenza.

 
 


SESTINA LIRICA CON POST FINALE)

TESSERE AMORE

Tessere amore è tessere parole,
quelle belle, ( tu vali...sei preziosa)
quelle che disse, timido e perduto,
lui, che baciò il mio volto, il ventre e il seno;
e poi ridendo, toccò mille stelle,
e le raccolse e disse-Sono d'oro-

-Sì, caro amore sono tutte d'oro,
ma quelle care son le tue parole,
  che hanno luce chiara delle stelle,
amo la luce bella tua preziosa,
il cielo accoglie stelle nel suo seno,
io invece accolgo il bene mio perduto-

-Senza l'amore, amor sono perduto,
tutte le donne al mondo , le più belle,
non sono niente , stringimi al tuo seno,
vorrei trovare dolci mie parole,
dirti , tu sola sposa mia preziosa,
hai la tua luce come il sole d'oro,

e tremo e t'amo fino al sole d'oro.-
 Io gli risposi -Caro amor perduto,
credimi ,sposo triste ,son preziosa,
per le parole dette, da te belle,
ti sono cara e queste tue parole,
m'entrano dritte dentro, qui nel seno.

-Lasciale , come latte dentro il seno,
nutrimi pure, dolce e prezioso oro,
le mie parole son belle parole,
solo perchè tu m'ami o son perduto,
le stelle vedo e prendo, le più belle,-
disse lui- sposa amata e sì preziosa-

-Povero amore, vita mia preziosa,
che ti tormenti posto sul mio seno,
  canto canzoni dolci per te belle,
  dicono solo frasi come d'oro,
narrano il grande amore tuo perduto
e ritrovato dopo con parole.-
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 Dentro di me c'è un libro non perduto,
cosa preziosa,come fosse d'oro,
parole belle porta nel suo seno.
 

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 POST FINALE
A volte, il miele dolce, di parole,
bella la vita rendono e preziosa,
portano dietro al bel tempo perduto,
quando da bimbi il latte era del seno,
quando le ninne erano tutte d'oro,
e le fantasie vive e tanto belle.






 

TESSERE AMORE
 
Tessere amore è tessere parole,
quelle belle, ( tu vali...sei preziosa)
quelle che disse, timido e perduto,
lui, che baciò il tuo volto, il ventre e il seno;
e poi ridendo, toccò mille stelle,
e le raccolse e chiese-Sono belle?-

-Sì, caro amore sono tutte belle,
ma le più belle sono le parole,
tue, che hanno luce chiara delle stelle,
amo la luce cara tua preziosa,
il cielo accoglie stelle nel suo seno,
io invece accolgo il bene mio perduto-

-Senza l'amore, amor sono perduto,
tutte le donne al mondo , le più belle,
non sono niente , stringimi al tuo seno,
vorrei trovare dolci mie parole,
dirti , tu sola sposa mia preziosa,
hai la tua luce come mille stelle,

e tremo e t'amo fino a quelle stelle.-
Lei gli rispose -Caro amor perduto,
credimi ,sposo triste ,son preziosa,
per le parole dette, da te belle,
ti sono cara e queste tue parole,
m'entrano dritte dentro, qui nel seno.

-Lasciale , come latte dentro il seno,
nutrimi pure, portami alle stelle,
le mie parole son belle parole,
solo perchè tu m'ami o son perduto,
le stelle vedo e prendo, le più belle,-
disse lui- sposa amata e sì preziosa-

Povero amore, vita mia preziosa,
che ti tormenti posto sul mio seno,
ti canto dolci canzoni, qui, belle,
le melodie che parlano di stelle,
narrano il grande amor un dì perduto
e ritrovato dopo con parole.-
 
POST FINALE


A volte, il miele dolce,di  parole,

bella la vita rendono e preziosa,
portano dietro al bel tempo perduto,
quando da bimbi il latte era del seno,
quando la ninna nanna era di stelle,
e le fantasie erano tanto belle.

 

 TESSERE AMORE

Tessere amore, è tessere parole,
quelle belle,( tu vali... sei preziosa )
quelle che disse, timido e perduto,
lui, che baciò il tuo volto, il ventre e il seno,
e poi, ridendo, toccò tutte le stelle,
e le raccolse e chiese- Sono belle?-
Tessere amore, è pur dire qualcosa...
un filo d'oro, il velo tuo da sposa.
 
 
 
 
 SE DICO- SONO!-

Se dico:- Sono!- dico poco... un sogno.
Senza un altrove, un limite, un sol segno,
mi perdo, come nebbia stesa a banchi,
tra le colline e i fossi resi bianchi.


Se dico: -Sono!- cerco la presenza
di chi mi guardi senza indifferenza,
che mi cammini accanto fianco a fianco,
che come il nero esalti questo bianco.

E siamo insieme tutti nel Mistero,
in quest'attimo breve di respiro,
incatenati e persi, nei percorsi
di semi inseminati di rimorsi.

E siamo insieme a vite o morte cose.
E' maggio, ancora... nascono le rose.

 

LA VOCE DEL MARE
 
Soffia uno strano vento di tempesta,
l'anima è barca fragile di carta,
sbavano le onde e tutto il mare rugghia,
il tempo sbatte e vomita la vita.
E, quando credi tutto sia perduto,
guardi lontano oltre il movimento.
-Fermati tempo, ferma la tua corsa
rischiara gli occhi e guarda l'orizzonte,
lì c'è la fine nostra e c'è la fonte!-

Si rasserena l'acqua e poi s'azzurra,
il mare -vieni!- dice, anzi sussurra.
 
 
 
 
TAVOLA APPARECCHIATA

Come se fosse solo cibo mastico,
mastico in fretta, stretta alla mia tavola,
apparecchiata quasi fosse favola,
o ancor più grave, un rito sacro / mistico.

Come se fosse solo cibo al corpo,
e non un vuoto d'anima vorace,
che brucia e brucia e va cercando pace,
baratro buio, male che deturpa.

D' altro affamata, cerco cibo vero;
parole o sogni, musica o figure,
che diano senso e logica al pensiero.

D'altro affamata, sol carezze spero;
bellezza, un fiore all'anima,oppure
la mia alba rosa.-Guarda, vince il nero!
 


 
BACI VERDI
 
 
Cullo me stessa, come fosse figlia,
(dentro il mio ventre, lecca le ferite)
col tempo imparo a tenderle una mano:
- Ti stringo piano, bimba mia non nata,
senza paura, canta una canzone,
che quando canti sento un'emozione,
e tremo ancora, come quelle foglie,
che sopra i rami, quando è Primavera,
di baci verdi coprono i germogli.-


 
Primavera di magia e veleni...

con sorpresa finale
( piccolo rondò)


Vien Primavera e nuova linfa porta,
cerchio su cerchio girano i miei giorni,
di fiori belli colma ha la sua sporta,
cerchio su cerchio conto i suoi ritorni.

Vien Primavera e volan gli unicorni,
onda sull' onda va la tua magia,
come alla festa, bimba ora t'adorni
di gioia piena,sembra a noi follia.

Vien Primavera e questa non è mia,
di primavere verdi ho pieni i seni,
inutilmente provo nostalgia,
resta soltanto un pozzo di veleni.

Vien Primavera, è vera e l'ho già scorta,
stùpida, sento fremere il mio cuore,
non bussa, passa e salta la mia porta,
e la mia gioia persa è nel dolore.

POST FINALE ALLEGRO
Vien Primavera, ride ... l'ho già scorta,
stupita, sento fremere il mio cuore,
mi bussa forte ed apro la mia porta
viene e mi porta sporte di colore.


 
PENELOPE
Dentro un vestito stretto e disadatto,
incatenata, l'anima non muore,
ma si protende verso l'infinito,
cercando luce, scorre in vene e pelle.
Filo di seta, bozzolo lucente,
dentro un vestito stretto e disadatto,
come farfalla, lotta per volare.
Il Tempo tesse e Penelope disfa.

 

 

FIORI SUI MANDORLI

E Carnevale porta la sua croce,
come cicala brucia la sua voce,
come cicala brucia i suoi colori,
dentro un sol quadro:tutti li divori!
Nell'aria sparge cenere e coriandoli.
Fenice aspetta fiori sopra i mandorli.
E Carnevale porta la sua croce...
fiume di legno in cerca di una foce.
 
 
 
E SE HO SVUOTATO L'ANIMA

E se ho svuotato l'anima dal pianto,
poco ora resta: un canto sottovoce,
la sfumatura lieve di un colore...
non un sol grido forte, una passione,
o dei singhiozzi, senza che si sappia
come e da dove nasca il movimento,
se sia tormento o solo un'emozione.
E se ho svuotato l'anima, la perdo.

 

                     Storia del principe spocchioso
 e di Cenerentola racchiusa in una nicchia.

-Quando diventerò molto più vecchio,
Le disse lui- ma molto assai parecchio,
grande sarà il rammarico, la macchia,
di aver picchiato te,l' amor mio,un mucchio.
Così come una racchia, Cenerentola,
guardò allo specchio il viso e il suo nero occhio,
si disse- adesso basta, non è pacchia,
io rivorrei mio il cocchio e pure l' occhio,
non questo pazzo principe che picchia.
La luna dentro al secchio le sorrise,
(da tempo sempre, lì, le sorrideva,
ma l'occhio nero aveva e non vedeva).

 









Storia del principe spocchioso
e di Cenerentola racchiusa in una nicchia.
(piccolo rondò)

-Quando diventerò molto più vecchio,
Le disse - perchè vivere amo un mucchio!
Grande rammarico avrò, so che succhio
la vita e picchio, amore mio, parecchio.-


Così, un bel dì, guardandosi allo specchio,
Cenere:- Adesso basta, una s'incacchia!-
sì, disse :- basta, sono quasi sfracchia,
lividi porto addosso, e molto invecchio.-

Rivoglio indietro tutto: tanto e parecchio,
non questo pazzo principe che picchia ,
e poi mi tiene chiusa in una nicchia.
Il Fato a volte i sogni ci rispecchia.

La luna bianca rise dentro il secchio,
la portò via inviandole il suo cocchio,
le tolse piano il nero- blu dall'occhio,
Cenere danza ancora nello specchio.
 



 
 

LE SPIEGAZIONI

Le spiegazioni aggiungono ben poco,
se guardi il volto e il corpo della gente:
vedi ch' inarca schiena e quasi scatta,
e chi lo sguardo triste ti nasconde,
chi ha di pietra il pugno chiuso e duro,
chi accavalla le gambe e te le chiude,
chi t'avvicina il fiato fino al collo,
(sì,per parlarti, eppure si satolla
...
del tuo calore e sente il tuo profumo
rubato o dato senza dire niente).
Le spiegazioni servono alla gente?

 




 

  
 
 

CORIANDOLI E NEVE

Di neve o coriandoli vedo
i fiocchi discendere in basso,
di strani connubi si vive:
di bianco mischiato con nero,
e rosso e poi splendido blu ,
e tutto l' illumina il giallo.
E penso: con me vivi tu.
Di strani connubi si vive:
coriandoli fusi con neve.

 

FRASI DISTRATTE

Nell'eco di frasi distratte,
rivivo un momento lontano,
ricordi che affiorano piano,
parole perdute e un po' matte.

E suoni e profumi e poi corse:
-Chi arriva per prima!- Un gioco.
Sorrido, poi penso- Per poco
un dono ho goduto, ma forse...

son cose pensate e mai fatte.
Pensieri ora, come farfalle
ricordo;eran bianche, eran gialle...
alcune eran rosso scarlatte.

 

STRAPPO LE SCORZE

Strappo dal cuore scorze di disegni
spalmati sopra, sognati bisogni,
e s'apro ancora,l'anima all'amore,
mormora il mare, muore il mio malore.
Dondola l'onda, dondola sull'onda,
musica piana, minima e ruffiana.
-Cloppete cloppe -corri mio cavallo,
lungo la riva segui il mio vascello.
Cavallo bianco, come bel gabbiano,
-cloppete cloppe- in cielo, sù, lontano.
Dal sogno ai segni segnati e spalmati ,
al cuore strappo nuova scorza morta,
-cloppete cloppe-corri mio cavallo,
corri veloce, fuggi la tua sorte




 
DI SENSAZIONI VIVO

Di sensazioni vivo e poco ancora.
Mani calde che toccano la pelle,
di cielo rosa quando vien l'aurora,
che poi la notte accoglie in sen le stelle.

Di sensazioni vivo, le più belle.
Ma pulsa il cuore forte, certe volte,
quando mi prende smania da ribelle,

per sensazioni perse o d'altre tolte.

Di sensazioni vivo, quelle stolte,
che pare niente diano e vanno perse,
ma sono come rose in siepi folte,
fanno colore e vita a vite perse.

Di sensazioni vivo e tinte terse,
quelle che vede sol chi s'innamora,
quelle che, come terre non emerse,
nascoste stanno quando è giunta l'ora.

 


Cos'è la poesia?

Cercare il senso o forse solo un fiato,
suppone cose, vite definite,
perciò cercare credo sia sbagliato,
suppone luoghi dove le ho smarrite.

Cercare dentro aperte vene vita,
(la linfa o sangue, tutto scorre uguale)
trovare solo inferta una ferita,
riderci tanto, pure se fa  male.

Cosa cerchiamo? Cosa? Solo ascolto!
Tra sassi e mare, amare, amare, amare.
E quel respiro dato che ci è tolto.

Cosa cerchiamo? Solo non star soli.
Tra sassi e mare, amare,amare, amare.
E una carezza calda che consoli.


 

LA BELLEZZA DENTRO LE PAROLE

Da allora sono bella, da quel giorno

in cui il tuo sguardo vide il mio volto,

era nascosto dentro un mio racconto

e lo vedevi chiaro tu leggendomi.

La mia bellezza dentro le parole,

la bellezza dentro storie inventate,

che da me sono nate e poi soffiate

che da te sono state poi baciate.

 

 

TU NON GUARDARE ...

Tu non guardare in fondo all'anima mia,

ti prego, togli lo sguardo, risparmiamelo.

Provo pudore, temo verità

nascoste, povere mie verità.

Sterile donna sono, i seni ho stretto,

costretti dentro fasce come infante,

ma ho bisogno d'aria e movimenti,

o di cadere forse, sbucciarmi ora,

le mie ginocchia o mani, o gambe, o viso.

Da quanto tempo ferita non sono

e nel mio corpo nego tagli veri!

Altri, nascosti, sanguinano invano

dentro il profondo, c'è lì l'anima mia,

che rannicchiata è, e si nasconde.

Tu non guardare fin lì, ho pudore.

 

 

Esperienze

 
Sono allungata e fingo d'esser morta
non muovo membra, nè spingo la porta,
trattengo pure l'alito nel petto,
voglio provare morte che fa effetto.
Però mannaggia ... (Etciù!) al mio starnuto
mi muovo tutta e morte n'è venuta.
Così m'arrendo e dico- Non importa,
non c'è esperienza fatta da una morta!
Caldo il mio corpo, bacio la tua mano,
scorre il mio sangue, ti carezzo piano,
Sono allungata, morbida sul fianco
d'amarmi tanto, guardami, sei stanco?
Morte e poi vita, cambiano le carte,
un anno viene e l'altro se ne parte.

 

E CAPODANNO...

E Capodanno viene e non ha capo,

io credo più, che lunga abbia la coda,

più della stella ( dicono a Natale),

della cometa guida , sul Presepe.

E Capodanno gira la sua ruota,

noi, marionette o bimbi pur danziamo,

con la speranza in cuore o disperiamo,

con una chance nuova e il fiato corto.

E Capodanno viene e il tempo passa,

o invece resta fermo e forse aspetta,

aspetta un segno nostro che sia eterno,

che scaldi il cuore vivo di un inverno.

E Capodanno c'è, ma pare storia,

che viene scritta troppo e poco letta,

noi tutti siamo, sì ,protagonisti,

ma soli niente scrivere possiamo.



 

VOGLIA D'ALTRO

Avere voglia d'altro, forse coccole ,

ma fare tutto come fosse niente,

e se l'ignoro cresce il mio bisogno,

e dentro il vuoto cade il sentimento.

Avere voglia d'altro, e non morire,

è come avere un po' voglia di amare,

restare ferma, quasi per guardare,

l'acqua del fiume correre al suo mare.

Avere voglia d'altro e non capire

che tutto è qui, già nelle mie mani,

che il mio domani brilla tra le dita,

e che preziosa è questa mia vita.





LA BESTIA

 Cullo la bestia, dorme ora quietata,

innocua, come bimbo è nel mio seno.

La mia bestia ora dorme.

Anzi, sparita sembra nella nebbia,

smembrata sta, nell'ombra sua arretrata.

La mia bestia è sparita.

Piango la bestia, l'amo il mio animale,

che mi ferisce, rugge e mi sconvolge.

La mia bestia, sì, l'amo.


 

Non metto rose

Su tela bianca, segni colorati,
(agli occhi, al cuore e mente mia parlano),
caldo e freddo vi sono imprigionati,
come i rumori, e musica diventano.

(Nascosta in bianca tavola, una voce
che dice e dice, e muore nell'ascolto).
Sì, tutto parla, e pure tutto tace.
La realtà colore ha del mio volto.

Lei vive chiusa dentro la mia pelle,
e si proietta fuori, nelle cose,
dietro una scia blu d'eco ribelle.
Oggi non metterò, su tela, rose.

Segni e colori misteriosi, il Caos.
Inizio vivo, possibilità.
Così mi sento, in piena libertà!




L'APPLAUSO

Belli che siamo! Belli e tanto bravi!
D'animo giusto, eppur ... sentimentali,
(e tralasciamo pure come urlavi,
le parolacce tue fondamentali).

Ma nella luce, sotto i riflettori,
ci trasformiamo, siamo grandi attori!

Belli che siamo! Belli e generosi!
Artisti estrosi e ...sentimentali,
senza nessuna vile bile... hermosi!
Tutti dovrebber essere tali e quali.

Ma sol ci rode quell' applauso preso
dall'altro brocco attore senza peso.



CON LEI RIDEVI

M-a ormai davvero non t'amo, non più,
I-l lungo inverno gelava il mio cuore,
L-'ho attraversato tutto, c'eri tu,
V-olevo prima solo un fiore... un fiore,
I-nvece neve e neve e nulla più.
A-maro amore lasciami l'odore


D-ella mia siepe. Rose rosse e, orsù,

I-nnamorata nuvola d'ardore,

M-eravigliose rose ...oh!Non godevi,
I-nvece gode chi con me ora c'è .
C-osì è la vita, ma non lo sapevi.
H-o nostalgia di te, che non vedevi,
E- ro al tuo fianco,sempre lì per te,
L-' altra era giovane, con lei ridevi...
E-con me, inverno freddo, e mi perdevi.

 
 
(primo Acrostico)

M'- innamorai, seguendo un buon profumo,
I - nutilmente, rotta cambiai in corsa,
L- a scìa aveva un fascino inconsueto.
V- iva sembrava, come mi chiamasse,
I- nsegui- disse- me,vienimi dietro,
A- scolta il cuore, quello non t'inganna,

D-agli fiducia, gioia lei ti porta,
...
I- ndicheratti strade e meraviglie,

M-i raccomando credici davvero,
I-mmensamente, sempre, sempre, sempre,
C-omprendi bene- nuovamente aggiunse,
H-o faticato molto migliorandomi,
E- finalmente -disse -ora ci sono,
L-à dove il sole nasce e non tramonta.
E-ccomi sono Milvia Di Michele!
 
 

Le mie ceneri al mare


La veste toglierò,
le mie ceneri al mare.
Di me che ne sarà?
Le mie ceneri al mare.
La strada cambierà,
le mie ceneri al mare.
Sarà la mia avventura ,
le mie ceneri al mare.
Un po' paura avrò,
le mie ceneri al mare.
Il gabbiano verrà,
le mie ceneri al mare.
Lontana volerò,
le mie ceneri al mare.



 

...che Natale

Ma che Natale è quando c'è la guerra,

anche se dici che non è la nostra?

Ma che Natale è quando c'è la fame,

anche se dici d'essere già sazio?

Ma che Natale è se vedo la morte,

che vela quella stella alta nel cielo?

Ma forse c'è il Natale dei perdenti,

di chi ha il peso in cuore e l'esistenza

ha faticosa, eppure vuole andare,

perchè non vuole sempre disperare.

Ma forse c'è il Natale, per amare.




Pensando a Natale

Sono terrigna, fatta d'acqua e terra,
però impastata anche d'aria leggera,
nascosto dentro me, mi brucia il fuoco,

e mi consuma come a tutti il tempo.

Natale arriva, ma non lo conosco,
questo Natale è plastica, è rifatto,
sembra d'amore vuoto e un poco stupido,
vorrei tornare lì dove s'è perso.

S'è perso dentro i cuori e s'è nascosto,
sta rintanato come per paura ,
arriverà, è già forse arrivato ,
rinchiuso sta, via mai più se n'è andato.

Il mio Natale voglio, è la Speranza,
se nasce un bimbo nasce una gran luce,
che mi perdoni il Padre se io penso,
che chi non crede è nell'amore immenso.

Sono terrigna, fatta d'acqua e terra,
però impastata anche d'aria leggera,
nascosto dentro me, mi brucia il fuoco,
e mi consuma, come a tutti il tempo.