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giovedì 11 ottobre 2012

poesie precedenti rivisitate






 
 
IL PRATO VERDE

Infine arrivai.
E mi accorsi d’essere
già stata in quel luogo.
Avevo percorso
tutti i suoi sentieri,
ne avevo varcato
tutti i suoi confini.
E senza saperlo,

avevo vissuto,
lì, tutta la vita.
Ma quella scoperta
arrivò improvvisa.
Senza più paura
 m'ero posta in alto:
 tra una fitta rete
di sottili strade
scopersi, inatteso,
il mio prato verde.

 
 
IL RIPARO

Sto bene, qui, tra queste righe scure,
qui, finalmente, trovo il mio riparo.
Ma voi battete, forte, col martello,
i vostri chiodi sopra la mia immagine.
Pure non vi conosco.
Ma voi credete invece di conoscermi ,
e di sapere in vero chi io sia.
 Allora fuggo, ed è la mia vittoria.
Perché sto bene qui, tra queste righe...
qui, finalmente, trovo il mio riparo.
 
 



 
Danze circolari

Tra due binari balla e soffia il Tempo,
danze di sempre, danze circolari.
Ha messo ancora il suo vestito bianco,
tesse e ricama giri e passi spira.
Tesse e ricama un mondo di colori.
Tesse e ricama un mondo di figure.
Tesse e ricama o siede sul suo trono?
E a noi parole dice come queste:
mai,

 sempre, adesso, e poi di nuovo...ancora:
ieri, domani, e morte, e poi futuro.
Materia a destra, l'anima, in là, pura,
e dentro noi, tritati dentro mura,
non più parole e ancora senza azioni,
con ali grandi pronte a volar via,
pure ci tiene, a terra, nostalgia.

 

QUALCHE MILLENNIO AVANTI

Qualche millennio avanti,
questo sole che adoro,
appena un po’ più vecchio,
ancora  brillerà.
Nella mente visioni :
terre spente e svuotate,
fiori chini e seccati,
cieli scuri e sventrati.
 Andate via lontano!
 Voi ,figli, nascerete,
qualche millennio avanti,
 a  raccogliere cose
che anch'io v'avrò donato.
Noi siamo il vostro seme,
voi sarete le piante!
Che importa se ora è buio,
se il freddo gela il cuore?
Primavera verrà,
qualche millennio avanti.


CHI SONO?


( poesiola gotica)
CHI SONO?
Gl'invisibili
ora animano
la notte buia,
alla luna ulula
un lupo nero
dimenticato.
CHI SONO?
Bianche lenzuola
volano e vanno
disperate anime
vaganti in stanze.
volano e vanno
volano e vanno.
CHI SONO?
Pace cercando,
una scia di sangue
segna il percorso
di buie presenze.
I lampi illuminano
come occhi malefici.
CHI SIAMO?
Siamo invisibili ,
siamo dannati..
Ma voi... chi siete?
Voi che di giorno
qui ci usurpate
le nostre stanze ,
dove di notte
apriamo danze .
Ma giungerete
qui ...tutti quanti!




IL BACIO

 
Come la lucciola,
chiusa in barattolo,
morì per un mio gioco...
( troppo piccola per capire)
 così il respiro
che volli darti,
svanì tra labbra aperte .
( troppo innocente per sapere)
Un bacio e poi
nel mio respiro
il tuo respiro e il mondo intero.






Madame Nera


Non t'azzardare!- le dissi...

-Tu non provarci nemmeno
ad allungare le dita !
Prendi pure ogni mia cosa:
casa, corpo, sensi...l'anima.
Prendi , ti va? Anche il pensiero.
Vuoi le mie risa? Il canto?
Prendili! Prendili! Prendili!
Ma molla il mio dolore!
Tu non provarci nemmeno!
E' tutto mio ...il dolore.
E' mio.
Mangiati tutta la pesca.
Spolpola! Saziati! Strozzati!
Ma mio è il noccio e il seme.
Perchè nella terra andrà,
verrà coperto, placato,
e poi sarà consumato,
e pianta diventerà.
Dei preziosi veri frutti
ti darò sempre la polpa...
ma il cuore ... il cuore è mio.
Madame!



 


 


Ci tiene insieme una stessa catena

 
Ci tiene insieme una stessa catena
e camminiamo nella stessa strada:
Dio prigioniero o vilipeso schiavo,
felice eroe o fetido assassino,
per poco o molto, ( solo un soffio, o un vento)
dentro una vita/sogno e altro cercando.
Noi dipingiamo i nostri anelli di oro,
li coloriamo di cielo e di prato,
a volte pure di notte oscura
dove non stella palpita, né  luna,
ma dentro cerchi e robusti confini,
ci tiene insieme una stessa catena.







LA MIA SOLITUDINE


 
Ha vasti prati questa solitudine,
ed è orgogliosa, magica e magnifica,
sui rami tremano foglie di luce,
e l'aria fresca arrossa le mie guance.
Tutto è silenzio, quasi di preghiera.

Ma nel suo ventre, a volte, prigioniera,
quando gelosa, vuole sia nascosta, 

inutilmente grido e cerco aiuto...
tolta è la forza mia, tolto il mio pianto,
e spento il grido nato nella gola.

Poi mi lusinga in coccole e canzoni:
 falsa e bugiarda, gioca e si fa burla,
di me che cerco voli azzurri e pace,
intese assurde d'anime mai nate,
e abbracci dolci a corpi ormai lasciati .

 Ecco sto scoprendo l'inesistenza,
sua, quando, triste accolgo il tuo silenzio,
ma poi sorrido , s' alzi a me lo sguardo,
e il tuo sorriso, al mio sorriso, tendi.
Illusa s'era d'essere mia amante .
 




LA PAURA

E darti il volto, già nelle mie mani ,
e, a forza, sulla tela spiaccicarlo.
Prima la bocca vuota, enorme e nera,
come tremenda e orribile voragine;
gli occhi, poi : grigi, gelidi occhi foschi,
fissi sul mondo, vogliono bloccarlo.
E, sulla pelle, grandi squarci rossi,
profonde rughe scure. Capelli incolti.

Ma Paura non è
maschera grassa di bel Carnevale!
Forse è fatta più di vuoti e mancanze,
è camminare in filo, sù sospeso,
svanire lento, farsi trasparenza.
Paura, è guardarsi allo specchio giovani
però vedersi già vecchi riflessi ,
E, pensando alla morte, poi scoprire ,
che non ancora si è nati del tutto.
Paura è non trovarsi.
Negarsi.

 

 

Non metto rose

Su tela bianca, segni colorati:
agli occhi, al cuore e mente mia parlano;
caldo e freddo vi sono imprigionati,
come i rumori, e musica diventano,

nascosti in bianca tavola: una voce
che dice e dice, e muore nell'ascolto.
Sì, tutto parla, e pure tutto tace.
La realtà colore ha del mio volto:

lei vive chiusa, dentro la mia pelle,
e si proietta fuori, nelle cose,
dietro una scia blu d'eco ribelle.
Oggi non metterò, su tela, rose.

Segni e colori misteriosi, cose,
inizio vivo, possibilità.
Così mi sento: in piena libertà!



 


Vita di un poeta

Si vestì di parole,
camminò con parole,
guardò con le parole,
ascoltò, pianse, rise,
amò con le parole.
Parole le sue gioie,
parole le sue rabbie,
gli ideali,
parole le sue lotte,
parole anche gli amori
Finalmente invecchiò,
si ammalò e poi morì,
sepolto
da un mare
di
parole!


 



 
Questa sera
 
E' dolce questa sera
nel suo tramonto rosa,
ha parole d’amore.
E fa nascere baci
e caldi desideri, 
carezze e mute intese.
Attesa sterile!
Basterebbe un incontro:
-Dove sei? Vieni!-







 
Per me che non ho Dio:

Per me che non ho Dio:
Cos’è questa preghiera
che dalla terra sale
e muove i fili d’erba
e incurva le colline
e poi raggiunge il cielo
e dà luce alla luna
infuoca il petto al sole,
che fa correre i fiumi
in fondo fino al mare?


Per me che non ho Dio:
Cos’è questa preghiera
che scorre nelle vene
e pulsa nel mio cuore
poi mi entra nella testa
e lì si assedia e resta
a tormentarmi i giorni
che dà luce ai miei occhi
che solo se mi tocchi
mi scolorisce il viso?


Per me che non ho Dio:
Cos’è questa preghiera
che nasce dolcemente
e poi crescendo urla
tremenda oltre i confini
perché ha scoperto il velo
che copre ogni dolore
che con la morte muore
quando non c’è più fiato
nell’ora del commiato?


Per me che non ho Dio:
Cos’è questa preghiera….
cos’è questo respiro
che dà vita alle cose
che fa vestir le spose
che fa i silenzi pieni
che pulsa dentro il cuore
ci riempie di calore
che chiede di sperare
che tanto ci fa amare?



Vanno i colori
 
 Vanno via i miei colori ,
non so più trattenerli.
Sbiaditi sono i rosa,
freschi sorrisi d’alba.
Spariti (quando?) tratti
d’infiniti sottili
steli acerbi di grano,
pennellate leggere
di ali intinte di luce,
dell'azzurro mio cielo.
Restano sfumature,
tracce, per ingannarmi.
Ma svegliati i miei sensi
sono dal doloroso
scomparire dei gialli.
Ed è non solo stupore,
quel che invade il mio corpo,
bianco e nero dipinto.
Ora, io sono in attesa.
Laggiù la nebbia avanza.
Scoloriranno i neri segni ,
di questa mia realtà.
Rimpiango tutto il rosso
troppo poco vissuto,
mentre imparo il sapore
del vuoto e dell’assenza.
Già acquisto trasparenze.

 
 
 
 
Tu solamente, pioggia

Tu solamente, pioggia m'accompagni
Non è mio questo tempo, né la strada.
Aspetto tra figure senza senso.
Aspetto tra volumi evanescenti.
Aspetto. Guardo. Questo è il mio compito.
Aspettare. Guardare. O camminare.
Solo vivo tra morti o morto/vivo.
Non un passato, nè avrò mai futuro. ...

Cammino, corro. Invano. Niente cambia.
La stessissima cosa, stessissima.
Sogni in metallo, squarci senza sangue.
Fiato senz'aria, cuore senza amore.
Giochi senza gioia, infinita noia.
Aspetto, guardo, corro... disperato.
Aspetto, guardo, corro... disperato.
Senza qualche ragione, senza scopo.
Senza mistero, senza più domande.
Ammazzarsi sarebbe già qualcosa.
Tu solamente, pioggia m'accompagni.
 











La mezza luna nera
Sono soltanto mezza luna nera,
la faccia opposta a quell'altra ch'è vera,
se suo è il sorriso, sua tutta la luce,
io sono triste e mai mi darò pace,
come Cirano sempre ardo d’amore,
ma all’ombra resterò per molte ore:
ascolterai ogni mio suggerimento,
a me resterà solo il mio tormento...
ma verrà un giorno,sì un bel giorno verrà,
che un forte abbraccio noi due ri-u-nirà

 

Una rosa d'autunno

Una rosa d’autunno
guardandosi allo specchio
s’accorse un po' paurosa
d’esser bella parecchio
-bè?- disse allora maggio-
cosa stai a titubare?
ci vuole del coraggio
se tu non vuoi invecchiare.






VERDINA



Fata VERDINA chiese all’Indovina,
un po' di cielo solo d'ammirare,
un po’ di cielo solo da guardare,
dove si perde e fonde con il mare:
-Ma cosa vieni, fino qui, a cercare!-
Le disse Dora, madre dei colori,
prova a scavare dentro i nostri cuori,
veder potrai che lì, c'è sole e cielo!
Sugli occhi belli, steso hai un grigio velo!-
Quel giorno, Fata Verde, di collina,
bene ascoltò la cara sua indovina
così girando, pure piroettando,
blu con giallo, tuttora mescolando,
danzò un valzer magnifico viennese
fino a che giunse al bel caro paese,
dove vivi con anime innocenti,
e dopo in giro sparsero nei venti ,
la sua venuta come Primavera,
che avvenne quando infin scese la sera.
E poi il mattino fecero gran festa.
Tutto era verde dentro la foresta!
E dentro quella, c'è una fonte blù,
he ancora specchia il cielo che sta sù!
Dove la dolce stella del mattino,
brillando tutti i dì, fa un bell’inchino.

 



 


BIANCA

Bianche e leggere sono le mie vesti:
di me che importa quel che infine resti!
Da un sogno nata o da spuma di mare,
il mio destino mi farà volare,
se pur non poggio i piedi miei per terra,

qualcuno sempre c’è che mi riafferra,
e stringe e stringe i veli fra le dita,
vuole coprire un rosso di ferita.
Sì sono sogno, bruma mattutina,
sono d'angelo piuma, son fatina
che t’accompagna al ciglio della strada,
che ti sostiene sempre ovunque vada.
Vedi? Sul bianco, spiccano i colori...
-bello è vedere nascerci su i fiori!-
Bianca è pure la nebbia che cancella,
dalla vita il dolore, e la fa bella.
Bianca è quella purezza restituita,
quando pensi che ormai sia già finita,
che procedendo, hai del tutto perso
l’azzurro cielo, ora non più terso.
Se aprire vorrai il cuore tuo al sogno,
del bianco della pace avrai bisogno,
del bianco puro e allegro della neve
che, coprendo il reale, scende lieve.
E bianca ancora è questa mia presenza,
che sa di latte e non puoi farne senza.
Bianco è infine l'abbraccio di colori,
tutti li ho in me, riunendone i cuori,
poi, si tuffano lieti nella panna ...
-Zitto! Ora stanno facendo la nanna.




L’appello

Nascosta restava Bellezza,
pensando l'avessi scordata,
io che per lei vivo e vivevo.
- Bisogna chiarire le cose, -
pensai , esplicitarle per bene.
Invece le dissi -Dai, vieni!-
 E lei, volò ad abbracciarmi.
All’appello, c'erano tutti,
ma per me, tutti erano niente.
Noi due c’incamminammo insieme,
e ora avanziamo controvento.
Dove andiamo? Proprio non lo so,
ma questa è la mia direzione,
l'antica, la mia sola strada.
Se la strada poi ci è concessa
su crosta del sogno incedendo.







Quadri 2

Successione infinita
di quadri appesi al tempo.
Ferma sta la materia
che tu vedi in cammino.
Tra una sequenza e l’altra,
misteriosa, la vita.
Dentro il quadro l’eterno,
la magnifica calma.
Ma c'ingannano i sensi
morte accelerazioni.
Così fuggiamo il nulla,
riempiendola di pàlpiti
questa nostra bellissima,
inspiegabile vita.
E ancora cerco quadri ,
appesi al nostro tempo,
in labirinti vuoti,
che ingoiano figure
vestite di colori.
Dov'è la nostra opera?
Dove la nostra traccia?
-Muovi velocemente
il tuo sguardo, ma prima
che memoria svanisca!
Guarda! Il passato vive
ancora, mentre l'oggi ...
l'oggi, se ne va e muore.





QUADRI 2

Successione infinita //di quadri appesi a mura.
Ferma sta ogni materia //che tu vedi in cammino.
Tra una sequenza e l’altra, //misteriosa, la vita.
Dentro il quadro l’eterno, //la magnifica calma.
Ma, c'ingannano i sensi //morte accelerazioni.
Così, fuggiamo il nulla, // riempiendola di pàlpiti
questa nostra bellissima, //inspiegabile vita.
E noi guardiamo quadri, //appesi a...
l nostro tempo,
in labirinti vuoti, //che ingoiano i colori.
Dov’è l'opera nostra? //Dove ogni nostra traccia?
-Muovi la mente e il cuore// Guarda! Il passato vive,
ancora, mentre l'oggi ...// l'oggi, se ne va e muore.



 




La gonna bianca

Sopra il suo corpo, lunga gonna bianca,
quasi una danza il suo cammino sembra,
sempre il suo mare cerca e mai si stanca,
lei balla e gioca e muove belle membra.

-Ehi, chiama! – (voce d'oro, che incanta)
- Ehi, voi! Sapete dove trovo il mare?
(Sempre il suo mare cerca e mai si stanca)
...
mi dannerò, dovrò poterlo amare.

Un giorno incontra, nero, un cavaliere,
( lei balla e gioca e muove belle membra)
sopra un cavallo, lei disse - Messere,
portami al mare, cuore non rimembra-

(Quasi una danza il suo cammino sembra)
cuore non mente, forte è mia paura,
ricorda il mare, nulla le mie membra,
- Vieni! – le disse- Non è una tortura.-

(Sopra il suo corpo, lunga gonna bianca)
Ma la sua voce forte l'impaura.
E lui la porta a quello che le manca
lì dal suo mare, in braccio alla natura.
......

(Sorride e poi, lei tutta ora si spoglia,
d'acqua di sale, sazia è ogni sua voglia)
 


E l’uomo camminò

 
E l’uomo camminò,
camminò, e camminò:
per sette giorni e notti,
per sette valli e monti.
La strada era erta e lunga
La fatica era tanta.
Ma quell’uomo era giovane
E avanzava fischiando.

-Strega di sette terre!
Strega di sette mari!
Strega di sette vite!
Strega di sette morti! –

Forte chiamò e chiamò:
pensava fosse giunto.
Ma non c’era una voce
-Non è il posto – si disse.

Riprese a camminare
E se ne andò fischiando.



 
 
 
 
 
 
 
CHE SIA UN PRIVILEGIO
 
Che il mio sia un privilegio,
inizio a sospettarlo.
Perché ciò che non dico,
quando guardo smarrita
chiedendoti:-la mano!
Ora, dammi la mano!
Tu allora timoroso:
-Oh! Di nuovo! No, resta!
Quello che non ti dico
è che questa mia paura
d’impazzire, ogni volta
si mescola al piacere
astruso di perdermi
perché il corpo che perdo
dilata il suo confine
e lo sento nel mondo
e oltre e sono io quel mondo.
Quello che non ti dico
è, sì, che in quei momenti
la vita si fa sogno
che più della realtà
mi si impone e m’invade,
più di quello che tutti
intendiamo realtà.
Che sia anche privilegio
inizio a sospettarlo ,
il mio sentirmi persa
dentro terra straniera,
questi sensi ovattati
che dici non capire
che vinco respirando
a lungo, fino in fondo,
quasi per riacchiappare
la mia anima che fugge.
Sì, inizio a pensare
sia vero privilegio
questo corpo che non ha
scordato la materia
di cui è stato impastato
e che lascia ogni tanto
simile sia al simile :
la sua acqua torni all’acqua
il ferro torni al ferro,
la terra alla sua terra.
Tu prendimi la mano,
stringimi se mi perdo,

... ora che mi perdo.
 



 

Nero

 Arrivi silenzioso,
ombra inavvertita
di ogni mio paesaggio.
Mi accorgo di te, ora
che mi manca la luce.
Infido parassita,
di colori ti nutri.
China e maledicendo
l'arcobaleno dice:
-Salve: "re della notte!".
Di te, forse altre storie
sa, e perciò ti vuole
Profeta di albe rosa,
buio che, nascondendo,
separa l'esistenza.
Pure sei nelle cose:
ti vidi definire,
dare corpo ai colori.
Dunque: cosa ci porti
vita oppure la morte?
 


Filastrocca del mosaico

Ogni mio passo
ogni respiro
ogni mio gesto
fanno un giro
quando mi volto
guardo la strada
quello ch'è tolto
lascio che vada
son solo semi
non so guardarli
e dentro a rodermi
tutti i miei tarli
io guardo avanti
vedo i fiori
che dai semi
vengon poi fuori
macchie di rosso
bianco e di blu
dentro il mosaico:
quel che vuoi tu .








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